Capitolo III - terza parte

Capitolo  III  -  terza parte


Nella camera isolata e sterilizzata. allestita per accogliere i due viaggiatori del tempo  sistemati sotto tende di nylon trasparenti per consentire un graduale scongelamento ed un approdo, il più gradevole possibile, da un passato remoto,  ebbe inizio un'eccitata attesa.  Una sinfonia di indicibili emozioni, un concerto di sensazioni, quel lieve tonfo, monotono e lento, di gocce che toccavano il pavimento:  il ghiaccio antico che liberava l'acqua.
Non potevano far altro che attendere e finalmente un primo leggero, quasi impercettibile guaito: il cane si scosse per primo il lungo tempo di dosso.
"Si è svegliato." esordì Dario, che da due ore ne spiava il respiro assieme al professor Alberto.
"Come sta?"
Liliana si girò senza lasciare l'altra tenda dove era con Simone e Franco.
"Respira a fatica. -  rispose il professore a bassa voce, per  non spaventare l'animale -E' molto debole."
"E' un animale bellissimo! -  anche  Dario parlava a bassa voce - Forse è un incrocio fra un lupo e un cane o, forse, questo cane è nato già amico dell'uomo ed è cresciuto al suo fianco."
Il pelo era fulvo e bruno, morbido e lucido e il muso allungato.
"Scolpito da mano eccellente. - si sorprese a pensare e sorrise del proprio pensiero ed allungò una mano per accarezzarlo - E' bellissimo! - ripetè - Forse è un cane da caccia."
"Da caccia, da guardia, da difesa! - sorrise il professore - A quell'epoca non esistevano certe sottigliezze.  Il cane era tutto per l'uomo e l'uomo era tutto per il cane,"
"Ma quale epoca?" domandò il ragazzo?
"Tremila o quattromila anni fa."
"Forse anche di più! - il professore sorrise ancora, poi riprese - Le armi, gli indumenti, la barca... tutto ci dice che si tratta dell'ultimo Neolitico... e guarda... guarda... - esclamò con voce eccitata - Guarda. Ha aperto gli occhi... Guarda... Sta muovendo il capo."

Il cane aveva aperto gli occhi; uno sguardo dal colore indefinibile. Nocciola, forse, verde o anche grigio. Dolce ed annebbiato. Li richiuse subito. Pareva molto assonnato.
"I suoi occhi sono dolcissimi! - esclamò Dario con voce rotta, poi in tono scherzoso - Assomigliano ai tuoi, Franco... solo che i suoi sembrano più vivaci ed intelligenti. Ah.ah.ah.. - rise - Avrà un nome?"
Anche franco rise e si avvicinò.
"Perché non gliene diamo uno noi? - disse, poi, indicando la tenda - Questa non serve più. - aggiunse cercando lo sguardo del professore che fece segno di rmuoverla, mentre si toglieva la mascherina e lo invitava a fare altrettanto - Pel di Rame. Che dici, Liliana?" domandò.
"E' un bel nome, ma io proporrei qualcosa di più adatto a lui. - disse Liliana avvicinandosi anche lei - Che ne dite di Neolitico?"
"Neolitico?... Ma è un nome stupendo!" esclamò Franco tendendo una mano verso l'animale venuto da lontano: gli parve che fremessero sotto il mantello fulvo ed  fece scivolare la carezza verso le spalle e il collo, fino alla testa.
Le orecchie  si rizzarono; il cane riaprì gli occhi. Le pupille incontrarono quelle del ragazzo e il corpo si mosse e parve  che, insieme alle gocce che colavano fitte verso terra, volesse scuotersi di dosso anche il tenpo ivi attaccato.
Franco provò un brivido. Qualcosa di intraducibile: un anello invisibile aveva accorciato la millenaria distanza fra due creature.
"E' straordinario!" sussurrò.
Liliana si affacciò all'imbocco dell'altra tenda per richiamare la'attenzione di tutti: il ragazzo stava svegliandosi.
Accorsero tutti; al capezzale del cane rimase solo il professore che suggerì di rimuovere anche l'altra tenda, cosa che venne presto fatta e un attimo dopo una piccola folla circondava il tavolo su cui era steso il ragazzo, ancora prigioniero di quel miracoloso processo naturale che per secoli lo aveva tenuto in vita.

Il suo volto bellissimo custodiva emozioni antiche; Liliana nello sfiorargli la fronte , immota nel lungo riposo, ebbe l'impressione di avvertire un fremito inquieto.
"Respira. - disse, mettendogli davanti alle labbra uno specchietto che lo confermò, poi gli toccò il petto e stette a guardare la coperta che aveva preso a sollevarsi ed abbassarsi ritmicamente e ad un ritmo serrato, quasi frenetico e andava aumentando, come se il ragazzo fosse in preda a convulsioni . -    Un respiratore... Presto! Datemi un respiratore."  disse.
Gli applicarono il respiratore e il ritmo cominciò pian piano a diminuire di intensità,  a  rallentare; ancora qualche scossa irregolare, poi il respiro si fece stabile.
"Diamo un nome anche a lui." propose Franco.
"Figlio del Gelo!" suggerì Dario.
"Ehi! - esclamò Simone -Il Figlio del Gelo si sta svegliando. Apre gli occhi... Teniamoci  discosti... Non è un cane, lui!"
Così fecero; l'animo pronto a caricarsi di nuove emozioni.

Il Figlio del Gelo si riaffacciò alla vita. Cominciò col muovere le labbra, sbattere le ciglia  ed aprire gli occhi: due occhi di un incredibile azzurro, ma inespressivi ed annebbiati. Li richiuse subito, come aveva fatto il cane, ma li riaprì.
C'era sul suo volto il fascino inquieto dell'immortalità e l'immobile fissità del tempo eterno, ma gli occhi parvero avvampare della turbolenza di sconosciute emozioni mentre si muovevano veloci d'intorno, roteando nelle orbite e come inseguendo misteriose visioni.
"Pensate che stia provando qualcosa  in questo momento? - Franco non poteva immaginare quali potessero essere le emozioni del viaggiatore del tempo... ammesso che ne avesse - Credete che stia sognando o... inseguendo qualche immagine..."
Voler capire cosa fosse il baluginio di quello sguardo, il lampo che d'un tratto attraversò gli occhi del ragazzo venuto dall'eternità...  quel lampo intraducibile, così simile a quello del cucciolo sorpreso fuori del branco.
Liliana si chinò e gli sfiorò la fronte.
"Ciao! Bene arrivato." sorrise.
"Non credo possa sentirti, tesoro!" disse Simone alle sue spalle.
"Lo so! -  la ragaza continuava ad accarezzargli i capelli bagnati e la fronte sorpresa ed inquieta - Lo so! Ci vorrà tanto tempo prima che che ogni cosa riprenda ordine nella sua  mente: coscienza, immagini, ricordi... semmai il suo cervello riuscirà a conservarne. Un così lungo viaggio non può averlo lasciato indenne."
"A guardarlo sembra in perfetto stato di salute." osservò Dario.
"Non sappiamo fino a che punto potrebbero essere compronmessi i suoi organi. - lo interruppe Franco -Gli scienziati avranno molto da imparare... Le ricerche effettuate fino ad ora sul processo di ibernazione..."
"Non si tratta di ibernazione. - puntualizzò Dario - Un corpo ibernato è un corpo clinicamente morto i cui organi hanno perso ogni funzionalità. Il nostro amico, invece, é ben vivo e se il cervello non ha subito lesioni, gli organi possono tornare a funzionare. Guardatelo... sembra che dorma!"

Il Figlio del Gelo aveva richiuso gli occhi; fuori la bufera infuriava e l'eco giungeva attutita ad accompagnare l'attesa e l'attesa non sarebbe stata breve prima che la formidabile creatura potesse svegliarsi dal lunghissimo letargo e  tornare a guardare il mondo.
"Pare così lontano... Al di là... al di fuori di ogni cosa... Che ne sarà di lui?"
Liliana continuava ad accarezzargli la fonte con gesto quasi materno.
"La Scienza... - le fece eco la voce di Dario - la Scienza ne farà una cavia."
La ragazza prese fra le sue una mano del ragazzo; la pelle era calda, adesso, fremeva. Il subbuglio di inumane emozioni doveva essere scatenante dentro di lui e lo sguardo, quando una volta ancora riaprì gli occhi, pareva smarrito in  sensazioni sconosciute.
"Non lo permetteremo! - scandì la voce di Simone, che tese le mani e le congiunse con quelle di Liliana e del ragazzo - Non lo permetteremo! Vero, ragazzi?"
"Potete scommetterci!" esclamò Franco.
"No! Certamente no, ma non potrà restare qui. - replicò Dario - Terminata la tempesta, verranno a prenderli per portarli chissà dove."
"Non chissà dove. -  precisò il professore - Ho già parlato con il Centro Ricerche di Firenze. E' lì che saranno portati. - sollevò il capo dal cane a cui stava facendo un lieve massaggio cardiaco - E vorrei suggerire alla dottoressa di venire con noi. Il ragazzo pare tranquillizzarsi  in sua presenza."
"Il mio lavoro qui è quasi consluso. - assentì Liliana - Chiederò di farmi sostituire."
 
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