Capitolo IV - terza parte

Capitolo  IV  -  terza parte

Questa nuova vita, andava ripetendosi,  era troppo diversa per essere proprio una vita... una vita normale! Perfino un po' monotona, ma inspiegabile!  Monotona, sì! Senza gli scontri con il Popolo-delle-Montagne,  che erano i nemici del Popolo-delle-Colline, senza i cervi, diventati sempre meno numerosi  e senza i lupi, pronti a contendere la preda.
Astar il Camminatore aveva ragione, pensò. Aveva ragione quando suggeriva di spingersi più lontano per cercare nuove mandrie di cervi ed evitare scontri con il Popolo-delle-Montagne.
Questo nuovo popolo, il Popolo-delle-grandi-Case, non combatteva, non cacciava, non si bagnava nelle acque dei fiumi...   Com'erano fresche e limpide quelle acque e che gioia lasciarsi lambire i piedi e accarezzare la pelle.   Adesso il "bagno", come lo chiamava l'amica liliana, pulirsi il corpo dalla sporcizia, assomigliava molto ad una Cerimonia Sacra, ma... doveva riconoscerlo... quel pezzetto che chiamava "sapone",  dal profumo di pino, non era affatto spiacevole.
Ma che MOndo era mai questo? Era difficile capirlo. Forse era il Mondo-delle-Ombre?  Aveva raggiunto il Mondo-delle-Ombre? E quale era stato il giudizio del Grande Dominatore?
Se, invece, era ancora nel  Mondo-della-Luce, dov'erano gli amici?
Per quale arcano si era addormentato nel bianco villaggio dl Popolo-delle-Nevi, dove era giunto insieme ad Azar, Rasor, Sirad ed al grande Thor, il cacciatore più forte ed astuto di tutti i popoli conosciuti ed incontrati e si era svegliato... ma dove si era svegliato? Si era svegliato, forse, nel mondo di cui parlava Astor il Camminaore?

Astor il Camminatore, il vecchio saggio del villaggio, aveva viaggiato molto e conosciuto molti popoli. Per ascoltare i suoi racconti e chiedere i suoi consigli in molti arrivavano al  villaggio delle colline e anche da tanto più lontano.
Astar parlava di popoli che vivevano in terre assai lontane, che viaggiavno sull'acqua su grandi barche, che scolpivano nella roccia immagini di Divinità sconosciute. Parlava che avevano ricevuto doni preziosi dalle loro Divinità: vesti morbide, armi solide e resistenti, case costruite con qualcosa che Astor chiamava "mattone" e luoghi di adorazione così straordinari che era difficile credergli e che lui chiamava Templi e Piramidi.
Gli piaceva ascoltare quei racconti, ma la buona Tasin scuoteva il capo e si adirava quando lui parlava di voler partire; Tasin correva a sacrificare alla Madre Terra una ciocca di capelli oppure deponeva sulla Mensa Sacrificale del villaggio il suo bracciale più bello, affinché  la Dea facesse rinsavire  quel figlio dissennato e sognatore.
Tasin diceva che bisognava supplicare a lungo la Grande Dea poiché da quando era diventata la sposa del Grande Dominatore si mostrava piuttosto distratta.
Tasin era molto devolta alla Grande Madre; tutte le donne lo erano, preferendo la protezione della Dea a quella del Dominatore, che era il Padre del Cielo ed anche il Padre di Divinità turbolenti e capricciosi come il Dio-Tuono o il Dio-Fuoco.
Tasin ripeteva sempre che il Grande Dominatore aveva preso con la forza il potere sulla Grande Madre, ma che questa, avendo generato il Dio Uragano, che portava la pioggia e con la pioggia la fecondità, era ancora onorata dagli uomini.
Tasin parlava spesso dei tempi lontani, quando donne, uomini e divinità vivevano in pace sotto la protezione della Grande Dea. Diceva che era stata Lei ad insegnare alle donne del Popolo-delle-Colline a coltivare la terra, prendere i suoi frutti, indicare le terre dove i pascoli erano abbondanti.
A quel tempo la Dea era assai generosa con il Popolo-delle Colline e faceva conoscere la sua volontà per bocca della "figlia della Madre" e tutti ascoltavano la sua voce. Poi, un giorno arrivò il Grande Dominatore, Dio potente di potenti stranieri... ma lì, presso il Popolo-delle-Grandi-Case, il Dominatore pareva non essere neppure conosciuto.

Era confuso. Taur era confuso.  Astor il Camminatore avrebbe potuto spieargli l'arcano, ma Astor non c'era.
Astor conosceva tante cose ed aveva una risposta a tutto.
Astor parlava della Terra-dei-verdi-pascoli, che si raggiungeva durante il riposo notturno e che, spiegava,  era il mezzo concesso dal Dominatore ai defunti per incontrare i vivi. Ma nemmeno così era il mondo del Popolo-delle-grandi Case: nessuno, durante il sonno, gli aveva mai portato simili visioni.
Una cosa, però, gli era chiara e cioè che il Popolo-delle-grandi-Case aveva le stesse esigenze  del Popolo-delle-Colline: aveva bisogno di riposo notturno per ritemprarsi, di cibo per nutrirsi, di acqua per dissetarsi e di vesti per coprirsi.
Era vero, però, che il loro pane era bianco e tenero, che le vesti erano morbide e calde.  E le case? Davvero diverse dalla "dora" in cui era nato  lui,  adatta a riparare dai rigori della stagione fredda e dall'arsura della stagione calda.
Liliana gli aveva parlato  anche  della "città"... un posto dove c'erano tante case e poi tante e tante ancora, tutte vicine le une alle altre.  In verità, anche le "dore" del Popolo-delle Colline erano le une vicino alle altre e tutte insieme formavano le "seket"... villaggi, li chiamava l'amica Liliana.
Nel suo villaggio sulle colline c'erano anche depositi per il grano, recinti per il bestiame, pozzi per l'acqua e c'era una grande "dora" dove si adunavano gli anziani.
Al suo villaggio c'era anche un piazzale dove la gente di tutti  i   villaggi vicini si incontravano per scambiarsi notizie ma anche prodotti della terra, bestiame e cacciagione.
C'erano anche grandi buche oltre la palizzata che racchiudeva le "dore"; Thor le aveva trasformate in trappole per animali.  Si continuava, ricordò con un sorriso, ad allargare quella palizzata  poiché si costruivano sempre nuove "dore" di paglia... l'ultima era stata  innalzata per sua sorella Sitar che andava sposa al guerriero Stir.
Da quando lui  era partito con gli altri in cerca di pascoli nuovi e terre più generose, aveva incontrato tanti villaggi diversi e curiosi, con case strane e curiose. Come quelle del Popolo delle Acque, costruite sull'acqua o del Popolo delle Foreste, costruite sugli alberi o anche  quelle del Popolo delle Nevi, costruite col ghiaccio. Nessuna, però,  assomigliava a quelle del Popolo delle grandi Case così... ancora non sapeva dire come!

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