Capitolo IX - Kafer (prima parte)

Capitolo  IX  -  Kafer  (prima parte)


Emma quel mattino si recò a scuola come tutte le mattine e con il suo gruppo cercò la soluzione al terzo gioco della Caccia al Tesoro. Questa volta si trattava di un indovinello la cui soluzione portava al corridoio della scuola dove trovarono il terzo pezzo della mappa.
I tre ragazzi erano soddisfatti. Tracciarono le linee secondo i punti di congiunzione e il percorso da seguire fu chiaro.
"Eureka! - esclamò Leo - Ci siamo riusciti.  Gli altri si starenno lambiccando il cervello mentre noi conosciamo già il tracciato."
"E' stato facile!" disse Emma.
"Fin troppo. - osservò Piera - Doveva essere un rebus degno di una  Sfinge."
"Significa che siamo bravi!" gongolò Leo.
"Al lavoro,  adesso. - incitò Emma - Da quel che possiamo vedere, sembra un giro molto lungo... Muoviamoci, prima che qualche altro gruppo giunga alla  soluzione."

Lo scooter di Leo con a bordo i tre ragazzi sfrecciò per le strade della città, puntando verso la periferia. Non era ora di punta e il traffico scorreva senza intoppi: qualche camion, macchine, autobus, altri motorini.
Dalla periferia passarono alla statale. Si fermarono vicino ad una vecchia casa; una donna si affacciò alla finestra colorata di rossi gerani e petunie rosa, forse attirata dal rumore del motorino.
Piera tirò fuori della tasca dei jeans la mappa e la distese; insieme, i tre ragazzi rimasero a studiarla attentamente.
"La strada è questa. Ne sono sicura." disse Piera.
"Però non abbiamo visto nessun pilone." osservò Leo.
"Dovrebbe trovarsi qui intorno. - osservò Piera - Eccolo!" esclamò, indicando una di quelle minuscole cappelle votive all'interno di un pilastro di pietra, che un tempo la devozione popolare disseminava per la campagna. La nicchia era alta poco più di un metro e il pilastro su cui poggiava lo era anche meno e ospitava una bella pittura raffigurante una santa sconosciuta.
Si inoltrarono nella campagna. Lo scooter proseguiva un po' a fatica lungo il viottolo ciottoloso; una cascina apparve in cima alla collina, protetta alle spalle da frondosi alberi di castagno.
"Dev'essre quella casa." disse Emma.
"Hai un bel coraggio a chiamarla casa." rise il ragazzo.
"Cascinale, se ti piace! - replicò Emma -Avanti. Entriamo."
 
Trovarono la porta semplicemente accostata, la spinsero ed entrarono.
L'interno della cascina indicava chiaramente l'abbandono. Polvere dappertutto; ragnatele giù dalle pareti e lungo infissi di porte e finestre. Altrettanto di chiaramente, però, indicava il passaggio della presenza umana: una cicca accesa ancora dentro il portasigarette sul  tavolo.
Metteva malinconia quella coltre di incuria umana che abbracciava  ogni cosa, dal tavolo alle sedie, dal vecchio armadio ai due mobiletti che avrebbero potuto essere due scrivanie e dalla grande cassapanca; stessa coltre anche sugli oggetti appesi alle pareti.
"Ed ora al lavoro." dissero in coro.
Misero a soqquadro la stanza; la rivoltarono da cima a fondo e finalmente, nel doppiofondo della cassapanca, trovarono una tavoletta di legno.
"Non sarà questa? - domandò Leo - Assomiglia a uno di quegli oggetti custoditi alMuseo Egizio."
"Ma che bravo!"
Una voce alle spalle li costrinse a voltarsi ed Emma riconobbe immediatamete uno dei rapitori.
"Lui è uno degli uomini che mi hanno rapita." esclamò con accento preoccupato.
"Rapita?" fecero in coro gli altri due.
"Sono sicuro che la vostra amichetta vi spiegherà tutto. Ah.ah.ah.. - ghignò l'umo accostandosi ad Emma ed afferrandola per un braccio che portò dietro la schiena - Avrete molto tempo per conversare, prima che arrivi il capo e... E tu... - si voltò verso Leo che credendosi inosservato stava tentando di guadagnare   l'uscita. - Dove credi di andare?"
Due uomini lo fermarono proprio sull'uscio e lo riportarono dentro.
Più tardi, legati mani e piedi alle sedie, i tre ragazzi furono lasciati da soli.
"Chi è questa gente? - domandò Leo - E perché ti avrebbero rapita?... E' così che hai detto."
"E che cosa vogliono da noi?" fece eco Piera.
"Da voi non vogliono nulla, è da me che vogliono qualcosa, ma... ma non posso parlarne:"
"Non puoi parlare? - replicò Leo in tono seccato - Ci siamo dentro anche noi ed abbiamo diritto di sapere che cosa vuole quella gente."
"Leo ha ragione. - intervenne Piera - Abbiamo diritto di sapere perché ci troviamo qui legati come salsicciotti."
"E va bene!... Sapete tenere un segreto?"
"Certo!"
"Allora, tenetevi forte sulla sedia." sospirò Emma.
"Neh!... Più forte di così!" proruppe Piera ed Emma  spiegò:
"Mio padre ha progettato un nuovo computer e la concorrenza cerca di impossessarsene."
"Tutto qui!" fece Leo in tono deluso.
"Vedi... Vedete... con quel computer è accaduta una cosa fantastica e... e non so se mi crederete se ve la raccontassi."
"Tu provaci." risposero in coro i due amici.
"Con quel computer, io  sono riuscita a mettermi in contatto telepatico... sapete mio padre sta facendo studi... credo sia prossimo alla soluzione e..." cominciò Emma.
"Dacci un taglio e parla! - sbottò Leoo - Smettila di fare girotondo intorno alla questione. Dicci che cosa hai fatto con questo dannato computer."
"Sono entrata in contatto telepatico con un ragazzo dell'Antico Egoitto" rispose la ragazzina tutto d'un fiato.
"Ci prendi in giro?" esclamò Piera.
"Ve l'avevo detto che non mi avreste creduto."
"Accidenti!...Ma dici davvero?" trasecolò l'amica strabuzzando gli occhi.
"Dico davvero... E aggiungo che tutto questo... la Caccia al Tesoro, intendo, era solo una trappola. La  soluzione dei rebus era troppo facile. Tutto era troppo semplice."
"Ma dimmi,  - intervenne Piera - com'é questo ragazzo?"
"Ti sembra questo il momento? - proruppe Leo  -Adesso dobbiamo solo cercare la maniera di uscire da qui e..."
"Cosa state complottando, voi tre? - uno dei rapitori era comparso sull'uscio e guardava all'interno - Se pensate ad un modo per filarvela, vi sbagliate. E' arrivato il capo."
Udirono una macchina avvicinarsi, poi il rantolo del motore che si spegneva; pochi attimi e una figura ben nota ad Emma fece il suo ingresso nella stanza.
"Ancora lei!" esclamò Emma.
"Ciao,piccola!"
"Canaglia!"
"Ah.ah.ah. . Tuo padre mi parlava sempre del suo piccolo genio. - l'uomo avanzò nella stanza; si avvicinò alla ragazza - Oh! Adesso saprò finalmente di questa telepatia attraverso la macchina che tuo padre ha messo a punto. Non ho capito esattamente di che cosa si tratti, ma mi aspetto che mi aiuti a decifrare la stele."
"Quella che era nel baule?" disse in tono provocatorio la ragazzina; la faccia dell'uomo si rabbuiò, mentre si precipitava verso il grosso baule. Era vuoto.
"L'hai presa tu?" domandò con voce calma.
"Sono stato io." interloquì Leo alle sue spalle; l'uomo si voltò.
"E tu chi sei?" chiese.
"Il suo angelo custode." rispose sarcastico il ragazzo.
"Ma come sei spiritoso! - la voce del capo era sempre calma; al  contrario, erano i suoi uomini che apparivano più nervosi - Voglio sperare che tu sia anche giudizioso.  Dimmi... Dove l'hai nascosta?"
"Giudizioso,mister, ma non imbecille. Fa torto alla mia intelligenza  se pensa che io le dica dove ho nascosto quell'oggetto che sembra interessarla tanto... Finché è nelle nostre mani, lei non ci farà nulla."
"Ne sei convinto?"
"Non parleremo!... Vero ragazze?"
"Vi credete furbi?... Non importa. Io so aspettare. Sono un uomo molto paziente."  li sorprese l'uomo che,  senza aggiungere altro, inaspettatamente,   fece un cenno agli altri due e tutti insieme lasciarono la stanza. Subito dopo si udì il rombo di un'auto che si allontanava.
"Se ne vanno." disse Leo.
"Non lo so. - rispose fece eco Piera  - Forse è solo una finta. Non ha senso!"
"Che il capo sia venuto fin qui e sia andato via senza quello che cercava... - Emma non nascondeva la sua perplessità e preoccupazione - Non pare strano anche a voi?"
"Già! Avrà in mente qualcosa!" osservò Leo.
"Qualche brutto schrzo per costringerci a consegnargli quello stupito pezzo di legno." assentì Piera.

Trascorse un'ora. I ragazzi parlavano animatamente, per darsi coraggio. Parlarono della scuola, dei computer, di telescopi e il tempo passava. Due, tre ore.
"Speriamo che qualche altro gruppo riesca a trovare la soluzione ed arrivare qui prima di sera." disse infine Piera.
"Se davvero questa doveva essere una trappola per me, dubito che altri rebus conducano qui."
"Un momento! -  Leo concentrò su di sé l'attenzione delle compagne -Mio fratello Alex conosce i nostri rebus.   Ho  visto quelli del suo gruppo   dopo avergli mostrato i nostri. Io credo che potrebbe anche arrivare qui. Anzi... sono sicuro che da un momento all'altro vedremo la sua faccia nel vano di quella porta. Ah.ah.ah... " rise.
"Questa è un'ottima notizia. - esclamò Emma, ma subito aggiunse - Però sarebbe meglio cercare di liberarci di queste corde piuttosto che aspettare che arrivi la Cavalleria a salvarci."
"Hai ragione! - convenne Leo - Ho un'idea: fate come me." disse, cominciando a dondolarsi sulla sedia.
"Che cosa stai facendo? Cadrai a terra come un salame se continui a dondolarti." l'avvertì Piera.
"E' proprio quello che voglio fare e fatelo anche voi, ma prima aspettate che io sia già a terra. - si girò in direzione di Emma -Tu che sei più vicina, gira la sedia e cerca di cadere con le mani all'altezza delle mie..."
"Ho capito! - lo interruppe Emma - Vuoi provare a sciogliere le corde. Forse, però, è meglio che sia io a tentare.  Ho le unghie lunghe e mi sarà più facile sciogliere i nodi."
Il primo a trovarsi a terra fu Leo e subito dopo Emma.
"Accidenti che botta! - esclamò il ragazzo - Sarò ancora tutto intero?"
"Tranquillo! - rise Piera -  Ci penserò io a raccogliere i pezzi che dovessero avanzarti.  Ah.ah.ah..."
"Spiritosa!"
"Suvvia! - Emma li  sollecitò entrambi - Non perdiamo tempo..."
La porta che si apriva, però, impedì alla ragazza di proseguire.