Capitolo V - La Pietra di Luce (prima parte)

Capitolo  V  -  La Pietra di Luce    (prima parte)
Il telefono squillò e la signora Curti si precipitò in cucina.

“Sono Emma!” la voce dall’altro capo era carica di tensione.
“Emma… tesoro! Come stai?” anche quella della donna era tesa ed ansiosa.
“Sto bene, mamma. Sto bene!” la rassicurò la ragazza.
“Dove sei, adesso?… Da dove stai chiamando?”
“Mi trovo alla Stazione di San Ambrogio… Mi hanno rapita…- proruppe la ragazzina -  Mi hanno rapita, ma sono riuscita a fuggire.” aggiunse in tono soddisfatto.
“Abbiamo avuto il tuo biglietto… Dio, che spavento! Sta attenta. Sta attenta! Papà arriva subito, tesoro… Stai nascosta..”
“Sì! Ma fate presto, per favore.”
“Certo, tesoro. Papà sta uscendo e arriverà presto, ma nasconditi e… Aspetta, aspetta, tesoro… - una breve pausa dall’altro capo del filo - … papà dice di andare dal capostazione ed aspettarlo lì.”
“Sì, mamma… stai tranquilla. Non mi succederà nulla. Stai tranquilla.”

Mezz’ora più tardi il professore era nell’ufficio del Capostazione.
Emma stava ad aspettarlo. Il funzionario delle ferrovie aveva ascoltato il suo racconto e le aveva fatto portare una cioccolata calda, poi aveva avvertito il Comando dei Carabinieri nel timore che i rapitori potessero irrompere lì e portarla via.
Con il professore c’era anche Dario e i tre, dopo essere passati per il Comando dei Carabinieri a sporgere denuncia del rapimento, si accinsero a far ritorno a casa.
In macchina Emma raccontò nuovamente quanto era accaduto ed infine:
“… vogliono il mio computer. – concluse – Ma come avranno fatto a sapere di Omikhron?”
“Spionaggio industriale.” spiegò il professore.
“Direi proprio di sì! – assentì Dario – Ha detto proprio di essere il professor Socrato, l’uomo che ti ha avvicinata alla stazione, questa mattina?” domandò.
“In persona! Ma ho capito subito che non era lui.”
“Già! Il professore era con me in Laboratorio, questa mattina e l’ho lasciato ancora lì quando sono uscito, verso le otto.”
“Non mi avrebbe detto il suo nome, se fosse stato lui.”
“Ma si capisce. – interloquì il professore – Non capisco, però, questo interesse per una macchina che è ancora in fase sperimentale… Arrivare al rapimento… Davvero non capisco.”
“Lo capisco io, papà!” disse la ragazzina, tirando su col naso.
“Che cosa vuoi dire?”
“Quella gente avrà saputo del contatto…”
“Di quale contatto stai parlando?”
Il professor Curti  cercò lo sguardo della figlia attraverso lo specchietto retrovisore.
“Oh! – esclamò Dario – Io non ho pensato a parlargliene, oggi, professore, preoccupato com’ero per Emma.”
“Ma di che cosa state parlando?”
“Ti spiegherò, papà. Ti spiegherò…Ti ho mandato quella e-mail, ieri, senza, però, darti spiegazioni… Vedi, si tratta di qualcosa di davvero straordinario… Non è così, Dario, eh?… Purtroppo la notizia è arrivata anche alle orecchie di qualcuno che…”
“Ma insomma, spiegatemi di che cosa si tratta.” cominciò a spazientirsi il professore.
“E va bene!… Ma sta attento alla strada, papà..”
“Emmaaaa!!!!” fece l’uomo e Dario scoppiò a ridere, poi:
“Il fatto è, professore, - disse, girando il capo verso la ragazza, seduta dietro di lui -… il fatto è che usando quel computer, la nostra Emma é…”
“… sono entrata in contatto telepatico con un ragazzo vissuto quasi tremila e cinquecento anni fa… - spiegò Emma tutto d’un fiato, togliendo la parola al giovane – Non so spiegarmi come sia accaduto, ma… ma è proprio accaduto.”
“State scherzando, vero?”
“No! Per niente!” risposero in coro Dario ed Emma.
“Ma… quello che dite è… è semplicemente… semplicemente impossibile!” proruppe il professore con espressione incredula.
“Impossibile! Incredibile! – replicò Emma – Neppure io ci credevo… all’inizio…  e non ne ho parlato ad alcuno per timore di essere scambiata per una visionaria…. – una pausa per un lungo respiro, poi la ragazza proseguì – Il  cd, però, su cui c’è la registrazione di ognuno dei contatti, non è un sogno… Dario lo ha visionato più volte.”
“E’ vero! – intervenne il giovane – Ho visionato il cd e non ci sono dubbi.”
“Oh!… Allora parlatemi di questa cosa.”
“Beh! – cominciò Emma – Omikron si è messo in funzione da solo… prima soltanto suoni indistinti e poi… - la ragazzina  raccontò e alla fine – Non è straordinario, papà?”
“Certo che lo è! Ma, vai avanti…”
“Se io ero confusa, puoi capire quanto deve esserlo stato lui… Ho faticato non poco a fargli capire che ero solo una ragazza e non una specie di divinità, come immaginava lui.”
“Capisco la confusione del tuo amico.”
”Ramseth!… Si chiama Ramseth. Gli ho fatto un sacco di domande e lui ne ha fatte a me. Gli ho insegnato a fare i petardi, ah.ah.ah… - rise la ragazza – Desidera esibirsi davanti al suo Faraone… Thut-ank-Ammon.”
“Thut-ank-Ammon?” sbalordì suo padre.
“Proprio lui! Oggi a Tebe ci sarà festa… il Giubileo… il Bagno di Giovinezza del Faraone… - Emma scosse le spalle – Non so di preciso cosa sia, ma domani Ramseth mi racconterà.”
“Domani? – il professore tornò a incrociare lo sguardo della ragazza attraverso lo specchietto – Perché aspettare fino a domani?” chiese.
“Perché io e Ramseth riusciamo a metterci in contatto soltanto al mattino… verso l’alba, ma non chiedermi perché… Non saprei dirti.”
“Incredibile!”
“Già! Incredibile!”