CAPITOLO V - ... (prima parte)

CAPITOLO  V  -  ...    (prima parte)


La giornata era stata pesante. Stampa, fotografi,  giornalisti: Taur era stato presentato al mondo e il gruppo era appena rientrato nella fattoria.
"Vuoi andare a riposare in camera tua, ragazzo?"
Simone osservava l'espressione assorta del ragazzo. Il corso del tempo gli parve improvvisamente commpiuto sul volto del ragazzo: la gravità solenne di pensieri profondi in quello sguardo, gli parve abissale. Lo vide respirare a pieni polmoni, quasi a volersi liberare dell'aria viziata  respirata all'interno della vettura: gli ambienti chiusi rendevano sempre un po' affannato il suo respiro.
"Taur vuole correre con Tuono Nero." rispose il ragazzo.
Tuono Nero era uno dei cavalli della fattoria.
Slanciato, elegante, muscoli possenti sotto lo splendido manto scuro dal pelo raso,  era il più bel cavallo che il ragazzo avesse mai visto. Più alto, sosteneva, di quelli chiusi nei recinti del Popolo delle Colline, che era il suo Popolo, dalla criniera dritta e dalla lunga coda che sfiorava il terreno. Difficili da catturare e domare.
I cavalli, sosteneva, erano assai meno dicili degli altri animali  rinchiusi negli steccati   ed   egli ne aveva gran rispetto perché, diceva, il cavallo sapeva conservare la fierezza e l'istinto della libertà anche quando concedeva la sua fiducia all'uomo.  
Catturarne uno era davvero difficile. Thor il grande cacciatore lo sapeva bene.
Gli piaceva seguiva Thor quando da lontano osservava e studiava i branchi di cavalli che passavano nella valle galoppando veloci in una nuvola di polvere e facendo tremare la terra sotto gli zoccoli.
Thor si appostava dietro gli alberi dello stagno dove i cavalli andavano ad abbeverarsi ed aspettava il momento buono per lanciare nell'aria la sua corda di fibre intrecciate. Thor aveva imparato ad intrecciare quelle corde da Astar il Camminatore che a sua volta l'aveva appreso da popoli lontani nei suoi lunghi viaggi  alla ricerca di nuovi pascoli.
Thor sceglieva sempre l'esemplare più giovane del branco; lo afferrava per il collo o  le gambe, intanto che il branco si allontanava riempendo l'aria di nitriti.
Taur amava l'irruenza dei cavalli e la loro corsa sfrenata e un giorno anche lui sarebbe stato capace di catturarli con la destrezza di Thor.
Che Thor fosse il più bravo dei cacciatori non aveva avuto mai dubbi, però, si diceva adesso,  Thor non  era mai  riuscito a farsi trasportare sulla schiena da un cavallo come faceva invece Sinone che pure non era forte come lui. Montare un animale così, pensava, era un atto di grande coraggio che nessuno del popolo delle Colline o di qualunque altro Popolo da lui  conosciuto aveva mai mostrato... i cavalli erano buoni per lavorare ma nessuno aveva mai pensato di sottometterne uno fino a farsi trasportare...  come faceva anche lui, adesso. Sorrideva do compiacimento quando l'amico Simone gli diceva che  era d avvero bravo a "stare in sella"...   Di ritorno alle sue Colline avrebbe insegnato agli altri come si fa a "stare in sella".

"Ciao, Taur. Che cosa fai?"
La voce di Gabriella, la nuova amica, lo distolse dalle sue riflessionei; con lei c'erano Liliana e Simone.
"Taur vuole correre su prato e cielo." il ragazzo si voltò, nel suo sguardo antico passavano ancora scene di vita remota.
"Hai ragione, ragazzo. - interloquì Sumone - Non c'é niente di meglio di una bella cavalcata per salvarsi dallo stress. Vieni. Andiamo."