Capitolo VIII - Il Mercato parte prima

Capitolo  VIII   -     Il Mercato  parte prima
Appena giunto alla Casa d'Oro, Ramseth s'accorse subito che qualcosa era nell'aria, qualcosa che mutava la casa regale d'aspetto e di suoni.  Nel percorrere una delle tante sale cinte da  colonne svettanti verso il cielo, sale che avevano per tetto il cielo aperto, il ragazzo sollevò gli occhi verso la finestra della "Apparizone": era da lì che il faraone ThutankAmmon si affacciava o gni mattina per salutare i suoi sudditi.

Lasciato quel cortile, il ragazzo si diresse verso la porta di una delle sale di rappresentanz a , nell'ala occidentale del Palazzo. Stava per entrare, ma lo raggiunsero alle spalle le parole di due ancelle
"Credi che la Regina stia davvero per morire?" diceva l'una.
"No! No! Non devi dire queste cose... la regina Amksenammo si riprenderà."
Il ragazzo si fermò di colpo, si girò  ed afferrò una delle ragazze per un braccio.
"Che cosa hai detto della Regina?" domandò.
"Non ho detto nulla." rispese quella,   ritraendosi  intimorita e colta di sorpresa.
"Hai detto che la Regina sta molto male. - replicò il ragazzo  -  Ho lavato le orecchie e ci sento bene."
"Ma io ti conosco! - interloquì la compagna - Sei il ragazzo che procura svago al nostro Faraone!"
"Certo!   Sono proprio io." ribadì il ragazzo.
"Se è così, la fortuna ti sta voltando le spalle." rispose quella.
"Ma che dici? Vaneggi?... Non mi conosci e  mi presagi sventure?"
"Anche io ti conosco. - una voce alle spalle costrinse il ragazzo a voltarsi - Tu sei il ragazzo che ha portato doni   al Faraone... Ti ho visto alla cerimonia del Giubileo."
"Allora puoi chiedere a queste donne che rispondino alla mia domanda?"
"Se la tua domanda è la salute della Regina, allora posso dirti che questa donna non vaneggia: davvero la fortuna ti ha voltato le spalle."
"Che cosa vuoi dire?"
Ramseth era sempre più sorpreso ed inquieto.
"Quello che dicono tutti a corte: che dal momento in cui la Regina ha incrociato il suo divino sguardo con quello del giovane mago di nome Ramseth, la vita ha cominciato a uscire dal suo seno..."
"Ma che sciocchezza stai dicendo? " lo interruppe il ragazzo.
"Non lo dico io, ma i venerabili preti di Ammon: dal momento in cui il giovane costruttore di magia è arrivato a corte, è arrivato con lui il malo-spirito!... Il Faraone è in collera con te." aggiunse l'uomo, un cortigiano, a giudicare dalla ricca veste di lino.
Una piccola folla, intanto, s'era formata sotto il colonnato, servi, cortigiani, soldati.
Due soldati lo circondarono e lo spinsero in  avanti.
Ramseth non oppose resistenza; non aveva paura  e confidava nella considerazione  che il Faraone gli aveva sempre mostrato, però era preoccupato riguardo la salute della Regina.

Raggiunsero la residenza privata del Faraone e i giardini reali.
Erano splendidi. Disposti a spiazzi di terreno articolati in terrazze; quattro in totale: quattro enormi gradini verdi e colorati. La scalinata centrale, che s'apriva dal fondo del primo gradino, portava direttamente ad una delle sale d'aspetto per i cortigiani. Le loro voci provenivano da oltre la porta, ma il gruppo non entrò e percorse un corridoio in fondo al quale c'era una piccola camera, la prima degli appartamenti privati del Faraone.

Thutankammon sembrava in attesa e tese una mano in segno di benvenuto, appena li vide.
Sedeva su uno scanno dorato di fronte alla finestra che s'affacciava sul Nilo.
Il fiume in quel tratto era bellissimo; si allargava intorno ad una minuscola isola completamente ricoperta di piante di loto e fiordaliso, fusti di palme ed acacia, le quali davano vita ad un minscolo zoo che ospitava pavoni, ibis, colombe, rondini, tortore.
Il loro cinghettio arrivava lassù a rallegrare il cuore.
"Grande tristezza è scesa sul mio cuore. - esordì il Sovrano con grande mestizia mentre con una mano congedava i soldati - Ramseth, amico mio:"
Poiché i soldati e tutti i presenti mostravano di non aver capito il suo ordine egli ripeté:
"Andate. Voglio restare solo con il mio amico. Voglio levare i miei lamenti agli Dei affinché mi rendano in salute la mia Regina."
Si affrettarono tutti ad ubbidire, solo Eye,  non si mosse.
"E tu, Eye, perché non mi lasci da solo?" disse, il giovanissimo Sovrano senza  nascondere    la propria contrarietà.
" Non saresti da solo, Thut!  - disse Eye, Gran Visir e padre della regina Nefertiti, sposa di Akhenato, il  Faraone Maledetto, di cui non bisognava fare il nome. Era  il  solo a non rivolgersi al Faraone con titoli - Lasciarti solo con questo ragszzo che ha con sé il malo-spirito, significa lasciarti da solo nel pericolo."
"Non corro pericoli con questo ragazzo più di quanto non ne corra quando percorro i bui corridpi del Tempio o quando accosto le labbra alla mia coppa."
"Thut! - proruppe l'altro; lo chiamava così, con il nome da ragazzo quando erano soli o troppo emozionato - Accusi qualcuno?"
"Accusare? - Thutankammon fece seguire un lungo sospiro - Quando il Faraone accusa  - esclamò in tono molto grave - porta sentenza di morte nelle parole. No!... Non accuso.   Non c'é sentenza di morte nelle mie parole."
"Ma questo ragazzo ha commesso colpa grave e..."
"Molto grave, sì! - lo interruppe il giovanissimo Faraone; la sua voce era pacata, ma  l'espressione del volto era molto severa - Molto grave! Ha suscitato l'invidia di avidi cortigiani e preti corrotti."
"Quello che stai dicendo offende Ammon." si rabbuiò l'altro.
Ramseth taceva.
"No... non sono io, suo figlio, ad offendere Ammon!" tuonò il Faraone  con insospettato vigore.
"E' vero! Tu sei Figlio di Ammon... Ma lui, - il vecchio cortigiano puntò un dito accusatore contro il ragazzo - Chi è questo ragazzo. Da dove viene? Chi lo consosce?"
"Il Faraone lo conosce! - scandì  Thut -  Il suo nome è Ramseth ed è il figlio del generale Sesotri, morto per la gloria dell'Egitto."
"Il generale Sesotri? - proruppe Eye, facendosi avanti pallido di una emozione sconosciuta -
Lui è il figlio di Sesotri e Nsitamen?"
"E' proprio lui! - Thutankammon accompagnò le parole con un gesto del capo -  Ed ora voglio restare solo con lui." continuò  e il suo tono non ammetteva repliche.
Rimasto solo con il ragazzo.
"Non aver paura, Ramseth. Io non credo alle menzogne ed agli artifici che si raccontano su di te." s'affrettò a  rassicurarlo.
"Io non ho portato ilmale alla Regina, mio signore." esclamò Ramseth.
"Lo so! - sospirò ancora il Faraone - Se solo uno dei miei sguardi io lo poso su un cortigiano, tutti gli altri ne sono invidiosi e poiché ho riservato parte del mio tempo ad un ragazzo  sconosciuto a corte,  ecco che si scatena la bufera."
"Se potessi conoscere il male che affligge la Regina, potrei sacrificare agli Dei, per farla guarire." sospirò il ragazzo.
"E' da quando si è sparsa la notizia della sua malattia che nei Santuari e nei Templi  si sacrifica agli Dei per la sua guarigione, ma... forse.. un sacrificio che viene da una ragzzo puro come te, sarà più gradito agli Immortali."
"E' così grave, la Figlia degli Dei?" domandò il ragazzo.
"Il suo respiro è affannoso e il suo spirito pare voglia uscire dalle narici... - il Faraone si lasciò sfuggire un'esclamazione d'afflizione -  Toccare la sua fronte è come avvicinare la mano ad una fiamma. - spiegò, poi lasciò passare qualche attimo di silenzio e  riprese -  Ma ora, piccolo fratello, l'ansia mette le ali ai miei piedi... Desidero tornare dalla mia Regina."