Carattere magico-rituale della Scrittura

Carattere magico-rituale della Scrittura


Un vecchio si aggirava tra le grandiose rovine di Karnak, a Tebe.
Germanico, proconsole romano in Egitto, si aggirava anch’egli  fra quelle spettacolari testimonianze di un grandioso passato e ammirava, attonito e stupito, i misteriosi segni incisi su quelle pietre, che raccontavano, in un linguaggio misterioso, qualche meraviglia.
Il vecchio gli spiegò che quegli splendidi e misteriosi “segni” narravano la gloriosa storia di Tebe e che poteva ritenersi un uomo fortunato, poiché egli era il solo in grado di saperli leggere.
Purtroppo, soltanto da lì a poco, quel vecchio rimase ucciso da un soldato. Forse per errore. Forse no! E nessuno poté più “leggere” quei “segni”
Quel vecchio era l’ultimo dei sacerdoti del Tempio in rovina e l’ultimo uomo ancora in grado di leggere l’antica scrittura egizia.
Questo accadeva circa due mila anni or sono.

In realtà, già qualche migliaio di anni prima, a conoscere quegli straordinari “segni” erano davvero in pochi, poiché il privilegio di “maneggiare” quei “segni era appannaggio di poche, pochissime persone. Persone così gelose di quel privilegio, da indurre il popolo ignorante a starne lontano, convincendolo di una  loro grande pericolosità.
Era il mistero della scrittura: il suono che si trasformava in segno e il segno che prendeva vita e vigore.
Era uno dei misteri più profondi, per l’antico abitante del Nilo: era il mistero della Scrittura! Un mistero a cui accostarsi con cautela e solo con le dovute precauzioni.  Era un “mistero divino”
Medu Neter! Così erano chiamati: Bastoni divini. Accostarsi al divino era proibito, perché pericoloso per la propria sicurezza fisica e spirituale.

C’è da stupirsi? Direi proprio di no!
Il sapere e la conoscenza sono spesso stati appannaggio di pochi. In qualunque epoca e in qualunque civiltà. Questo perché, sapere e conoscenza costituivano un mezzo di potere. Lasciare il popolo nell’ignoranza ha costituito sempre la forza dei potenti… almeno fino a quando è stato possibile!
Proprio come accadde in Egitto.
All’inizio quei “segni”, tanto pericolosi, erano usati solo in campo magico-rituale: Testi delle Piramidi, pitture parietali di tombe,…
Al popolo si lasciava credere che il segno (bisogna tener presente che si era ancora allo stadio della scrittura ideografica), senza le dovute precauzioni, prendeva vita nello stesso momento in cui veniva tracciato.
Così, ad esempio, a riprodurre nella scrittura la sagoma di un coccodrillo o di un pugnale, si correva il rischio di un assalto o di una ferita.
Poi, qualcuno cominciò a porsi qualche domanda: cosa poteva accadere al Ka (spirito) del povero defunto che occupava una di  quelle tombe ricoperte di “segni”?
Ed ecco nascere la figura del chery webb, il “Puro di voce”, sacerdote esorcista, che con Rew  ed he-kau, Incantesimi e Formule magiche, neutralizzava il potere di quei “segni”. Insieme a lui c’era il  sem, che con l’ Urreka, strumento magico, toccava figure e segni, neutralizzondoli e rendendoli innocui.

A volta capita di incontrare sulle pareti, in mezzo alla scrittura, strani geroglifici: sembrano spezzati a metà. E lo sono! Un’arma, un oggetto, un animale pericoloso… Lo scopo era di renderli inoffensivi dividendoli in due.

Fino a quando durò tutto questo?
Fino a quando la scrittura ebbe carattere esclusivamente magico, come per i Libri dei Morti o per le Stele magiche o anche per i vasi ridotti in cocci per rituali magici. (vedere la Maledizione dei Faraoni)
Sarà così fino alla fine del II millennio, quando la Scrittura riuscì finalmente a liberarsi di tale condizionamento. E sarà soltanto alla fine dell’Antico Regno, durante il quale era stata solo d’uso regale e templare, che la Scrittura verrà estesa alla società con cambiamenti grafici che la renderanno più semplice e scorrevole.
Con questa svolta, farà la sua comparsa la figura dello SCRIBA.