CHIMERA

CHIMERA

bellerofonte

Veramente mostruosa quest’altra creatura mitologica, figlia di Echidna e Tifone: testa di leone, corpo di capra e coda di serpente… e poiché il gusto per l’orrore era spiccato già a quei tempi quasi quanto ai nostri giorni, il mito la dotò anche di alito infuocato e pestilenziale.

Il mostro seminava terrore in territorio di Licia e Giobate, Re di quelle contrade, si vide costretto a chiedere aiuto ad un suo ospite: un certo Bellerofonte di Corinto.
“Il Re di Caorte, Stenobearnia, mio nemico, – gli disse – tiene in casa quel mostro come se si trattasse di un animale domestico.”

Ma perché mai il baldanzoso figlio di Poseidone si trovava ospite di Giobate?
Come spesso accade nei miti greci, le avventure e disavventure di un eroe si incrociano con quelle di altri eroi: Perseo, in questo caso, (alcuni affermano fosse, invece, Preto, re di Tirinto) e la di lui poco fedele consorte, Stenobea, che Omero chiama Antea.
Costretto a lasciare Corinto per aver provocato la morte del tiranno Bellero (da cui il nome), il nostro eroe cercò rifugio a Tirinto dove fu gentilmente accolto da Perseo e ancor più gentilmente… troppo gentilmente, dalla consorte, Stenobea, colpita dal fascino tenebroso dell’ospite di suo marito.
Fermamente respinta dall’eroe, la donna lo accusò di tentata violenza e Perseo, non potendo farsi giustizia da sé, essendo Bellerofonte suo ospite, lo spedì da Giobate con la preghiera di cercare la maniera di spedirlo il più velocemente e platealmene possibile all’Olimpo, da suo padre, Poseidone.
Una scappatoia c’era per salvare le apparenze e fare le cose per bene: affidare al giovane la gloriosa quanto disperata impresa di liberare la terra di Licia dalla mostruosa creatura che seminava terrore.

Bellerofonte non si fece ripetere l’invito e partì subito per l’impresa. Per prima cosa domò Pegaso, il cavallo alato, nato dal sangue della Medusa, la Gorgone uccisa da Perseo.
Domare Pegaso fu impresa relativamente facile.
Bellerofonte lo trovò che stava abbeverandosi ad una delle fonti che lo stesso Pegaso faceva sgorgare battendo il suolo con uno degli zoccoli, ma catturarlo non era così facile, non essendo ancora state inventate le briglie.
La dea Atena, però, gli venne in aiuto mostrandogli come confezionare delle briglie d’oro e con quelle Bellerofonte catturò Pegaso ed affrontò la Chimera.

Riuscire ad uccidere la Chimera, però, fu tutt’altra impresa.
Bellerofonte le piombò addosso in groppa a Pegaso e solo dopo ripetuti tentativi riuscì a colpirla con la sua lancia dalla punta di piombo che le conficcò in bocca. L’alito di fuoco della mostruosa creatura fece sciogliere il piombo che scivolò giù attraverso la gola causandole la morte.