I Gemelli

I  Gemelli

La vettura si fermò sbuffando davanti al portone e ne discesero due giovani, un uomo e una donna.
Franco, il giovane, passò un braccio sulle spalle della ragazza e la guidò verso l’androne, non prima di fare un cenno di saluto verso Alberto, fratello gemello, rimasto al volante dell’auto.
“Divertitevi. Ci racconterete dopo. – disse – E tu, Luciana, tienilo d’occhio. Quel matto ha la specialità di cacciarsi sempre nei guai.”
“Tranquillo! Ciao, ragazzi.”
“Tu, piuttosto. – fece eco la voce del fratello – Spero non ci deluderai quando verremo a vedere la tua sorpresa, dopo lo spettacolo.”
Ancora un cenno di saluto, poi Francoo si richiuse il portone alle spalle; i due percorsero l’androne, una rampa di scale e si trovarono su un breve pianerottolo. Francoo infilò la chiave nella toppa della serratura, un giro e la porta si aprì.

Entrarono in un ambiente spazioso e luminoso, che recava l’impronta del padrone di casa e rivelava la sua attività. Appesi alle pareti, sparsi su tavoli e mobili, c’erano un’infinità di oggetti preziosi: Franco Montesi era un archeologo.
“Vieni, Emma. Ti ho promesso qualcosa d’eccezionale e mantengo la promessa.”
Passarono nel soggiorno; il giovane accese le luci e chiuse le imposte: il riverbero del sole morente annullava il chiarore delle lampadine al neon.
“Guarda. – disse, tendendo in avanti un braccio  – Non è eccezionale?”
“Oh! – esclamò la ragazza – Ma… ma è un sarcofago. Un sarcofago egizio.”
“E’ arrivato stamane. Fantastico, vero?”
Un sarcofago egizio era in mezzo alla stanza. Alto più di un metro e ottanta centimetri, era munito di maniglie d’argento che lo rendevano pratico e maneggevole. Era intarsiato: brevi incisioni molto delicate,al cui interno era stata passata una vernice blu quasi del tutto consumata.
“E’ magnifico!... Quanto tempo resterà qui?” domandò la ragazza.
“Soltanto per questa notte. Domani verranno a prenderlo.”
“Capisco! E’ incredibile vederlo qui…”
“Un puro caso… pasticci di orari d’arrivo, con questi scioperi d’aerei. – spiegò il giovane – Per fortuna il dottor Mauri ha messo a disposizione il suo elicottero… io sono stato incaricato di prelevarlo e di consegnarlo domani al Museo Egizio di Torino.”
“E’ un oggetto molto importante?”
“Di queste bare, in realtà, se ne trovano ancora con relativa facilità. – Aldo si schiarì la voce, poi riprese – C’è aria umida, qua dentro… non trovi? – la ragazza fece un cenno affermativo del capo; l’altro proseguì – Non è stato facile portarlo in Italia.”
“Capisco. E’ giusto che sia così!”
“Sono d’accordo!... Guarda. Guarda gli intarsi. Guarda che finezza. Gli Antichi Egizi erano maestri in quest’arte. – una pausa, poi – Dì un po’… non senti caldo?” domandò il giovane.
“E’ vero. Fa molto caldo e c’è anche uno strano odore. Che cos’è?”
“Non so. Sembrerebbe… sembrerebbe incenso.”
”Incenso? E da dove proviene?”
“Non lo so. – il giovane si girò a guardare la ragazza; stava lavorando intorno all’apertura del sarcofago – Ah, ecco. Ci siamo!”
“Non potrebbe provenire dall’interno del sarcofago?” ipotizzò Emma.
“Perché no! “
Intanto la porta  cominciava a cedere.
“Ti prego, dimmi chi c’è dentro: una principessa… un sacerdote.. un…”
“Ah.ah! – rise l’altro – Qui dentro non c’è nessuno. – spiegò – Forse doveva servire per qualche fanciulla, ma non è stato mai usato… Ecco. Ci siamo. E… voilà!”
Il sarcofago si aprì, diviso in due parti, come un baule da marinaio. Da una parte vi era una nicchia imbottita e coperta di garza di lino e dall’altra vi erano scomparti stracarichi di oggetti: vasetti, fiori e frutta secca, teli di lino accuratamente ripiegati e  altre cose.
“Chissà perché non è stato mai usato.” esclamò la ragazza; l’altro si strinse nelle spalle.
“Forse la fanciulla era malata, ma poi è guarita. – rispose - Guarda la nicchia… vi sarebbe stata messa una ragazza; dall’altra parte, invece, ci sono tutte le cose che dovevano servire al suo viaggio eterno.”
“Non trovi che questa nicchia sia troppo alta per una ragazza… soprattutto di quell’epoca?” osservò Emma.
“Beh… Effettivamente! Uffa che caldo! – sbuffò il giovane togliendosi la giacca – Dì un po’, Emma… mi prenderesti per pazzo se ti dicessi che uno strano desiderio mi sta solleticando?”
(continua)

brano tratto dal libro