LA BAMBOLA

LA BAMBOLA

 

LA BAMBOLA

 

Un pino faceva bella mostra di sé lungo il viale del giardino della casa di Emma Vittoria, una bella bambina allegra e vivace, con due occhi carichi di splendore e verdi come il colore di quel pino; il babbo lo aveva fatto piantare il giorno in cui era nata, proprio quattro anni prima.

                    

Era dicembre e faceva freddo; era arrivata anche la neve, che aveva imbiancato ogni cosa come con panna montata. Il pino, addobbato con nastri e filamenti luccicanti, sembrava un albero di Natale.

C’era stata gran festa quel pomeriggio, con giochi, dolci, coriandoli, bevande e zucchero filato. Il babbo aveva perfino fatto arrivare un clown dal Circo accampato alla periferia della città.  Il pomeriggio era passato in un baleno e già le amichette e gli amichetti di Emma, l’uno dopo l’altro, avevano lasciato la casa.

Emma Vittoria, però, era ancora tutta eccitata e, soprattutto, soddisfatta dei regali ricevuti che erano stati veramente belli e numerosi. Uno, particolarmente gradito, era  arrivato con la zia Maria: una bella bambola vestita alla marinara, con un vestitino bianco e celeste proprio come il suo e i lunghi capelli raccolti  dietro la nuca da un nastrino.

Approfittando della presenza della zia Maria, Stefy e Dario, la mamma e il babbo della piccola, si offrirono di accompagnare a casa uno dei piccoli ospiti della loro bambina e lasciarono la casa.

Rimasta da sola con la zia, Emma prima cominciò con un’interminabile “filastrocca dei perché”, poi la pregò di raccontarle una favola e la zia Maria non si fece pregare; le piaceva raccontare e ad Emma piaceva ascoltare.

Sedettero davanti al camino acceso e scoppiettante: la zia su una poltroncina ed Emma accanto a lei.

La piccola Emma Vittoria stringeva fra le braccia la sua bambola; con quei capelli raccolti, il cestino di fiori e la letterina di auguri in mano, sembrava proprio una bambina.

 La zia cominciò a raccontare:

“Nei tempi dei tempi che furono, viveva, in una grande casa dell’Antica Roma, un bimbo di nome Fabio, assai biricchino e vivace... Il posto preferito per le sue marachelle era  la stanza delle sorelline…La piccola Emma ascoltava attenta.

Nel camino, intanto, la legna scoppiettava allegra e le scintille salivano verso l’alto, simili a abbaglianti stelle; zia e nipotina, l’una accanto all’altra, erano davvero felici e contente.

Vuoi vedere – continuava il racconto - come trasformo la bambola di legno della mia sorellina nelle ruote del mio carretto? Si  disse un giorno il piccolo discolo, guardando soddisfatto la bambola sottratta alla sorellina minore…”

La zia s’interruppe.

Emma la vide appoggiare il capo alla spalliera della poltrona e socchiudere gli occhi; le parve che volesse addormentarsi e allora la sollecitò:

“Avanti, zia. Racconta. Chi era Fabio? Era un piccolo mago capace di fare magie come il clown della mia festa? Racconta, ti prego. Racconta.”

La zia riaprì gli occhi, sorrise e riprese:

“Oh, no! Fabio era solo un bambino assai ingegnoso, capace di fare agli amici scherzi molto divertenti… - s’interruppe ancora e ancora richiuse gli occhi, ma li riaprì subito – La piccola canaglia…” riprese, ma s’interruppe nuovamente: gli occhi chiusi, il capo reclinato, un dolce sorriso sulle labbra.

“Ed ora? – la invitò Emma, ma anche lei sentiva una gran voglia di chiudere gli occhi – Racconta, zia, racconta… come fece quella pi…piccola   ca…canaglia a…”

“La… la bambola di le…legno…” continuò la zia, ma, per la terza volta, s’interruppe e questa volta la piccola non la sollecitò più a proseguire: un dolce sopore aveva preso anche lei.

  Smise di fare domande, chiuse gli occhi e si abbandonò a quello strano torpore; la zia aveva smesso di raccontare e le sue mani, abbandonate in grembo, non accarezzavano più il suo capo.

Nel camino, intanto, la legna era diventata brace e la brace andava consumando ed assumendo una tinta sempre più scura e minacciosa; un penetrante odore, dolciastro e amaro insieme, aveva cominciato a saturare la stanza.

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Nel frattempo, nella villetta accanto, la casa della piccola ospite di Emma,  si stava conversando amabilmente; tra un pasticcino, un pettegolezzo e una cioccolata calda, il tempo scorreva veloce e inavvertito.

Qualcuno bussò alla porta.

La padrona di casa andò ad aprire e si trovò di fronte una bambina con sulle spalle un bel mantello di velluto ricoperto di neve e un capello in testa, trattenuto da nastrini rossi.         

“Entra. Entra, piccina. – la donna si fece da parte per lasciarla entrare – Chi sei? Hai bisogno di qualcosa?”

“Sono l’amica di Emma Vittoria e cerco il suo babbo e la sua mamma.” rispose la piccola sconosciuta.

“Ma certo, cara. Entra… I genitori di Emma sono in salotto… ma dov’è la piccola Emma?”

“Non è con me. La mia amica Emma Vittoria è a casa con zia Maria, ma bisogna correre subito da loro perché sono in grave pericolo.”

“Santo Cielo! E’ accaduto qualcosa?” esclamò la donna.

Richiamati dalle loro voci, i genitori di Emma  si precipitarono sulla porta d’ingresso.

“Che cosa è successo a Emma Vittoria e alla zia Maria? - cominciarono a tempestare di domande la piccola - E tu, chi sei? Non ti ho mai vista prima.”

“Sono Laetitia-Angiolina, la nuova amica di Emma e sono corsa ad avvertirvi che la mia amica e la zia stanno molto male.”

“Oh, mio Dio! Che cosa è successo alla mia bambina?” si allarmò la mamma di Emma.

“Sembrano addormentate. – spiegò la piccola, scuotendosi la neve di dosso - La legna… la legna, bruciando, ha liberato uno strano odore e tutta la stanza ne è piena… tutta la stanza…”

Senza aggiungere altro, la piccola si voltò per raggiungere l’uscita.

“Presto… presto!” esclamò il babbo, che aveva afferrato la gravità della situazione e senza altri indugi, si lanciò di fuori, lungo il sentiero che portava a casa

“Le esalazione di gas prodotto dalla legna – andava ripetendo - … la legna del camino..”

La mamma di Emma si gettò addosso in tutta fretta il cappotto e seguì il marito sotto la neve che fioccava sempre più abbondante.

Seguiti dagli amici, raggiunsero la loro casa.
Trovarono Emma Vittoria e zia Maria accanto al camino non più scoppiettante, ma scuro di cenere.
Parevano addormentate, proprio come aveva detto la piccola sconosciuta. In realtà, erano svenute, ma rinvennero subito, appena furono apprestate loro le cure e le attenzioni necessarie.

“Dov’è Laetitia Angiolina? - la mamma di Emma si guardò intorno alla ricerca della piccola sconosciuta - Voglio ringraziarla. Non oso immaginare quello che sarebbe potuto accadere senza di lei.”

“Chi è questa nuova amichetta della nostra Emma? – anche il babbo la cercò – Ma dove sarà andata? Era tutta bagnata, povera piccola. Potrebbe prendersi un malanno.”

“Di chi state parlando?” domandò Emma, sollevando la testa dal divano del soggiorno su cui era stata adagiata insieme alla zia.

“Della tua amica Laetitia Angiolina. - risposero tutti in coro – E’ venuta ad avvertirci di quanto stava accadendo qui.”

“Ah! La mia amica Laetitia Angiolina... – Emma Vittoria riempì con un lungo respiro la pausa che seguì, poi -  E’ lì, accanto al fuoco.” continuò e con la manina sollevata indicò la bambola seduta per terra accanto al camino.

“E’ Laetitia Angiolina. – ripeté – E’ la bambola che mi ha regalato zia Maria. E’ lei la mia  nuova amica.”

Si girarono tutti a guardare in direzione del camino.
Il volto della bambola era lo stesso della bambina venuta a dare l’allarme; anche le scarpine erano bagnate e il mantello verde era ancora ricoperto di qualche pagliuzza di neve.

Mamma Stefy scoppiò a piangere:

 “Oh, piccola mia! Era  Laetitia Angiolina… Angiolina… il tuo Angelo Custode. Era il tuo Angelo Custode che ha preso le sembianze della tua bambola.”

 

 

Racconto tratto dalla raccolta. "VIACHIO ed AGRIFOGLIO - Racconti di Natale"  di Maria Pace

pubblicato su  AMAZON  - formato cartaceo e  formato e-bookk