La donna nella cultura araba

La donna nella cultura araba

Il primo a porre la questione femminile e l'emancipzione della donna nella società fu l'intellettuale egiziano Oasim Amin.
"La Legge islamica ha preceduto tutte le altre Legislazioni, proclamando l'uguaglianza della donna e dell'uomo." scrisse
Ed aveva ragione. Sebbene solo teoricamente, poiché la condizione femminile nel mondo non è mutata poi così tanto da quando Oasim Amin fece quest'affermazione.
Immutata è rimasta anche la condizione della donna musulmana;  ieri come oggi,  che pure occupa posti di rilievo nella società.  Ieri come oggi,  infatti,  è assoggettata all'autorità di padre o marito e ieri come oggi, ritenuta fonte di tentazione per il maschio, è costretta a velarsi e nascondersi.  E, sempre ancora oggi, la troviamo sottoposta a pratiche aberranti come l'infibulazione...  e non giustifica il fatto che tale pratica sia antica e pre-islamica... semmai ne aumenta la colpa, poiché tollerare è lo stesso che praticare.

In verità, la condizione della donna nella società araba pre-islamica, considerata una disgrazia per la famiglia fin dalla nascita,  era assai dura.  Oppressa, disprezzata e privata di ogni più elementare diritto,  era considerata alla stregua di un oggetto o di una proprietà  che si poteva perfino ereditare: dal figlio maggiore della prima moglie, alla morte del padre.

L'Islam le riconobbe diritti che non aveva mai goduto prima, ma le impose  anche doveri.
Diritti e doveri. Il Corano obbliga e tutela.
Il Corano, però, si presta a varie interpretazioni.
Esiste la Sharia, la Legge Islamica, ma esiste anche la Ijtihad, la nuova interpretazione della Legge Coranica e non sempre la seconda è in accordo con quella tradizionale.

"Le donne sono uguali all'uomo di fronte a Dio." recita il Corano,
ma subito precisa:
"Le donne hanno diritti equivalenti ai doveri, ma gli uomini sono superiori.  Allah è potente e giusto!" (Sura 2 - verso 228)
o  addirittura proclama:
"Gli uomini sono preposti alle donne a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono i loro beni... Le virtuose sono le devote che proteggono nel  segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle  di cui temete l'insubordinazione. Lasciatele sole nei loro letti. Battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di loro. Allah Altissimo è grande."  ( Sura IV  - versetto 34)

Il  Corano, dunque, riconosce molti diritti (ma non tutti) alla donna e primo fra tutti, le riconosce  il diritto alla nascita: un diritto per nulla scontato, se si considera il dilagare in tutto il mondo della  piaga del Gendercidio o selezione genetica.
Bisogna anche riconoscere che se in alcuni Paesi arabi le donne non godono dei diritti loro accordati dal Corano, la causa va ricercata nella interpretazione che ne danno uomini appartenenti ad una società  per vocazione profondamente maschilista.
Sono nati così, imposizioni e divieti.
Come quello del velo, diventato nel tempo sempre più ampio, sempre più largo, sempre più avvolgente fino ad inghiottire la figura femminile. Nessun versetto del Corano, in verità, ne prescrive l'uso, ereditato dalla cultura pre-islamica. E nessun versetto coranico  ingiunge alla donna  di abbassare lo sguardo perché offenderebbe la "superiorità del maschio".
Né è il Corano a imporre  l'istituto della poligamia, secondo cui l'uomo può avere fino a quattro mogli  o quello del facile ripudio, che permette all'uomo di liberarsi  della moglie anche senza giusta causa. Si tratta di antiche consuetudini cui un certo tipo di uomo è rimasto tenacemente attaccato.

Grazie al movimento per l'emancipazione femminile  "Periodo del Risveglio",  che già nel 1923 portò la Turchia all'abolizione della Sharia  ed alla laicizzazione dello Stato, alcune cose oggi sono cambiate...  cambiamenti che hanno contribuito alla nascita di progetti sociali e culturali su cui ancora oggi si scontrano Progressisti  e Fondamentalisti.
Oggi, la poligamia, pur riconosciuta, è praticata solo in bassissima percentuale e la maggior parte dei matrimoni sono monogami.  In materia di diritto familiare, alla donna divorziata è finalmente riconosciuto il diritto di tenere il figlio con sé fino a nuove nozze o  di non contrarre matrimonio contro la propria volontà; in alcuni Paesi poligamia e ripudio sono stati aboliti. 
Alla donna araba oggi, è riconosciuto il diritto all'istruzione ed al lavoro come in ogni altra società.
Quando si parla di donna araba non si parla di una sola realtà, ma di un mondo variegato con realtà diverse, che non devono indulgere l'osservatore esterno a facili pregiudizi.   Come  nella società occidentale un'italiana è diversa da una svedese,  nella società araba una saudita lo è da una tunisina.   
E' paradossale che a diffondere lo stereotipo della donna araba sottomessa e completmente assoggettata all'uomo siano solo fatti di cronaca e si tralascino invece le conquiste, numerose, delle donne arabe nell'ambito della società.
Uscita dal limbo di ignoranza in cui è vissuta per secoli, la donna araba oggi conosce, al  pari  della donna occidentale, molte nuove realtà. Come la donna occidentale e soprattutto negli ultimi decenni,  ha conseguito successi e conquistato diritti.
Uno di queste conquiste è  il diritto a coprirsi il capo, se desidera farlo e se non vi é costretta da qualcuno o da qualche precetto.