HORO... il Salvatore dell'umanità

HORO...  il Salvatore dell'umanità



HORO-GIOVANE....  il Salvatore

Salvatore di Osiride e Salvatore dell'umanità.
Se Osiride è considerato  il Dio della gente comune poiché al contrario di Ra, Ptha o Ammon non fornì mai una base al potere politico, suo figlio Horo dell'umanità fu considerato il Salvatore. 
Ad Horo è affidata la missione di riportare  Ordine e Giustizia in un mondo caduto nel Disordine e nella Confusione,  compromesso  e stravolto da Seth il Perturbatore. Suo padre Osiride  è morto e giace inerte e completamente passivo e questo stato di cose durerà fino a quando il suo erede non vincerà sui nemici.
I nemici di Horo sono Seth e i suoi sostenitori.
La lotta sarà lunga e terribile, poiché Seth è la personificazione della Morte e del disfacimento fisico e le  battaglie saranno durissime ed a tratti tragicomiche:  Horo strapperà i testicoli a Seth e Seth caverà un occhio, quello sinistrao, ad Horo.
Una lotta senza quartiere che si trascinerà per lungo tempo senza vinti né vincitori, ma che sconvolgerà "l'età d'oro" istaurata da Osiride e spingerà La Divina Compagnia ad intervenire perché vi si ponga fine; Thot, Personificazione dell'Ordine,  avrà il delicato incarico della pacificazione.
               "Oh, Thot! Che cosa sta succedendo fra i figli di Nut? - dice Atum il Supremo -
                 Essi han creato la lotta; hanno eccitato la confusione.
                 Hanno agito male, hanno suscitato la rivolta..."
Seth e Horo, i due  Contendenti, sono chiamati a interrompere le ostilità ed a presentarsi al cospetto della Divina Compagnia, che deciderà a chi dei due assegnare la palma della vittoria e il diritto ad occupare il trono d'Egitto. 

Il Giudizio divino favorisce Horo: Ordine e Ragione prevalgono su Disordine e Violenza.

Horo è riconosciuto erede di suo padre e può finalmente prendere il potere e sedere sul trono come Nuovo Re e subito dopo partire per il Mondo Sotterraneo per portare al padre, sempre inanimato ed immobile, la Buona Novella.

Osiride giace nel Mondo di Sotto, ma non è morto, bensì trasformato in forza "inerte" della Natura che aspetta di "mettersi in movimento"
                          "Il mio corpo alla Terra
                            La mia anima al Cielo."
farà dire, in un testo risalente all'epoca del faraone Zoser.
Sarà suo figlio Horo, il Nuovo Signore dell'Universo che, rendendolo consapevole della Buona Novella del ricostituito Ordine Cosmico,  "metterà in movimento" il suo corpo inerte e lo scuoterà dallo stato di incosciente torpore:
                           "Sorgi, Tu che fosti buttato giù a Nedit!
                              Respira felicemente in Pe!"
e ancora:
                            " Questi é Horus che parla.
                              Egli ha allestito un processo per suo padre
                              Si è rivelato padrone della Tempesta (Seth)
                              Si è opposto alle tonanti minacce di Seth..."
Osiride è riportato in vita. Osiride si scuote. Rinasce. Rivive, ma non nella vecchia forma, bensì come Spirito della Vegetazione, poiché egli è la Natura. La Natura così come era intesa all'epoca: con la desolazione estiva e lo spirito della vita che poteva addormentarsi e morire, ma che poi si svegliava per tornare a vivere.
                               "Se ne andò, si addormentò, morì."
                               "Tornò, si svegliò, vive di nuovo!"
L'intervallo, però,  tra queste due fasi, la Morte e la Resurrezione,  è un momento critico  e delicato. Pieno di pathos. Il pericolo di disfacimento e corruzione fisica è altissimo. E' questo l'acme dell'intero dramma.
Vulnerabile ed inerme, esposto ad ogni insidia,  Osiride ha bisogno di protezione, come anche lo Spirito della  Natura che simboleggia e il corpo del defunto che in Lui si identifica.
 Questa "vigilia di passione", questo periodo di "transizione", nelle vicenda di Osiride era colmata dalla "veglia" e dal pianto di Iside e Nefty  in attesa che Horo svolgesse la sua missione.
Nelle vicende umane, invece, erano familiari, amici e prefiche ad assistere e piangere il defunto. Lo facevano nel corso delle numerose cerimonie funebri, come quella, fondamentale, della "Apertura della Bocca",  un momento di grande tensione emotiva, in cui il sacerdote esorcista funerario fingeva di dormire e di svegliarsi al richiamo della voce  che lo "chiamava in soccorso".  

"Riemerso" dalle  tenebre, rinato e risorto,  Osiride può finalmente liberare la propria Anima. Ma é solo  al comparire del Disco Solare che Egli  mostrerà i  primi  segni  di rianimazione: Il Disco Solare sta attraversando gli Inferi nel suo percorso notturno e nel vederlo dice:
                 "Oh, Osiride,  Possa la mia Luce illuminare la tua Caverna...
                    ... Sorgi dalla Terra."
E' il momento più elevato del dramma. E' il momento della vittoria e del trionfo: é l'apice della Rinascita e della Trasformazione di Osiride.
L'opera di Horo è terminata; come terminata è l'assistenza di Iside.
Atum in persona, il Dio-Supremo, é entrato in scena  e con lui c'é l'onnipresente Thot, Signore dell'Ordine:  é il momento culminante della trasformazione di Osiride, ma non è  più quello della "passione", bensì quello del "trionfo".
Nella "passione" erano state Iside e Nefty a sorreggerlo, nel "trionfo" è Atum il Supremo a  condurre l'azione. E' Atum ad autorizzare ogni atto  da questo momento: la consegna dell'"Occhio di Horo"  e  della "Parola divina" (He-Ka  per gli egizi o Logos per i greci), simboli di Vita-attiva e di Supremo-potere.  Ed é Atum a sollecitare l'arrivo del Vento del Nord che con il suo respiro annunzia l'Inondazione e l'inizio del nuovo ciclo di vita della Natura e della Resurrezione del Dio morto.
Osiride ha lasciato il luogo di tenebre e  d'ora in poi  dimorerà nel Luogo Primevo e il suo trono poggerà sul Tumulo della Creazione, nella "Niwt", la "Città Luminosa", al centro dell'Universo, dove  ridìsiederà per Giudicare.
Egli è  Signore della Rettitudine,  Signore dell'Ordine della Natura e  Signore dello Spirito della Germinazione.
Osiride, però,  è anche  il Signore dei defunti, che dopo un esame da parte di 42 Giudici Divini,  vengono condotti in sua presenza da Horo per essere giudicati.

(continua)