LUCANIA - ACERENZA... in alto come un nido di aquila

LUCANIA - ACERENZA...  in alto come un nido di aquila

ACERENZA -  In alto come un nido di aquila

Celsa nidum Acheruntiae!
Questa é Acerenza, inaccessibile cittadina lucana: in alto come un nido di aquila.
Fondata da popolazioni osco-sabelliche (o da elleni, secondo altri storici) su un luogo aspro ed impervio per natura, fin da tempi remoti vi si insediarono varie popolazioni che vi lasciarono impronte indelebili del loro passaggio.
Resti di antiche stirpi, reliquie di passate civiltà, testimoniano l'avvicendarsi di genti: sepolcri, suppellettili, monete, dipinti, epigrafi, sia pure scritte in latino.
Il sito stesso, topograficamente disegnato come un nido di aquila, fortissimo ed inespugnabile, si prestava ad assumere caratteristiche di fortezza.
Come tale la usarono i Goti prima e i Longobardi dopo, ma finì per diventare pretesto di guerre e scontri  così  accesi da indurre Carlo Magno ad ordinare di smantellarla.
Ma tornò presto e come sempre ad essere arnese di guerra,  a lasciarsi coinvolgere in congiure, incursioni, guerre dinastiche.
Re e Condottieri l'attraversarono, popoli diversi la dominarono:  Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi...
Protetta  naturalmente, inaccessibile e fortissima per natura, Acerenza riuscì più volte ad evitare alla sua gente i  disagi e le violenze che quelle guerre portavano con sé, come accadeva invece ad altre città.

Una città minore! Acerenza era, in realtà, una città minore. Eppure riconobbe la fama e i fasti delle città importanti da quando, nel 900 i Longobardi le assegnarono un Castaldato (comprensione di terre e popolazione) e più tardi, quando venne scelta come sede di un Arcivescovado. E ancora, quando, nella seconda metà dell'XI secolo, sotto i Normanni, venne elevata a Metropoli Ecclesiastica. Da ciò, il prestigio e la risonanza che l'accompagnò nei secoli successivi.

I Normanni, forse, più di ogni altro popolo dominatore, vi impressero l'orma più profonda.
La Cattedrale, che é  tra i monumenti medievali meridionali più insigni, ne é l'esempio. Essa é   il monumento "normanno" nel senso puro della parola per il rispetto quasi ostentato della topografia del sito su cui sorge.
La costruzione dell'edificio ebbe inizio presumibilmente nel 300 sui resti i una chiesa paleo-cristiana che a sua volta era stata edificata su un tempo pagano dedicato ad Ercole.
E' un edificio di una semplicità superba.  Grandiosa. Non ha fronzoli né inutili orpelli; ha invece, elementi di fortificazione.
A testimonianza di questa scelta, ci sono ancora tracce di merli e torrette che si innalzano agli angoli delle braccia della croceria. Sul punto estremo della facciata troneggia un busto. Forse dell'imperatore Giuliano.
Ai fianchi  svettavano verso l'alto, abbattute da terremoti, due torri quadrate e due  campanili, uno dei quali fu fatto rialzare nella metà del 500 nello stile rinascimentale.
Un breve portico, avanzo di antihi edifici, sostenuto da due colonne di marmo colorate sporge fuori sulla porta principale.
Esempio di cattivo gusto, invece, sono i due gruppi scultorei su cui poggiano le due colonne: un bertuccione e una donna di qua e un uomo e una bertucca, di là.
Anche il tentativo di aver voluto associare a questo edificio il passaggio dei Templari (la cui presenza é invece documentata in  altri siti lucani) é quanto meno azzardato e trattasi solo di una speculazione letteraria e giornalistica


All'interno la Cattedrale ha subito rifacimenti e restauri.  A volte felici. Come la cripta, rifatta nella prima metà del 500 ed arricchita di splendide sculture ad archi, colonne e capitelli; sull''Altare Maggiore si ammira un bassorilievo in bronzo di Giovanni da Nola, ricco di fascino e grazia.

Da questo splendido edificio usciamo in punta di piedi, rendendo omaggio a chi la costruì ed a quanti l'hanno preservata fino a noi ed invitando chi non lo conosce a visitarlo.