RECENSIONE - I CADUTI DI PIETRA di Maria PACE

RECENSIONE - I CADUTI DI PIETRA di Maria PACE


Che dire....senza parole....grazie a Maria Pace che con la sua opinione rinforza il mio lavoro di ricerca e soprattutto di diffusione di questa storia diversa, una storia raccontata da un punto di vista differente, leggera pur nella sua dura realtà, e scritta per riavvicinare tutti alle nostre tradizioni, molte perse o deturpate dalla violenza della Seconda guerra mondiale.
foto di Maria Pace.
Maria Pace‎Giuseppe Russo
Ecco la mia Recensione allo straordinario Libro-Inchiesta di Giuseppe RUSSO

I CADUTI DI PIETRA

Quando si vuol colpire qualcuno prima ancora che fisicamente, si attacca il suo Spirito e la Memoria.
Così è per un Paese.
L’Anima di un Paese, la sua Coscienza, la Storia, la Memoria, sono custoditi nel suo Patrimonio culturale. Monumenti artistici, monumenti architettonici, Chiese, Palazzi, Musei.. contribuiscono ad una visione della Cultura di un Paese: Storia dell’Arte, Storia della Religione, Storia di costume… e l’ Italia è conosciuta per la singolare ricchezza del suo patrimonio culturale; il Sud in particolare, e per la sua particolare storia.
Nell’Antico Egitto, la “Memoria” , di una persona come di una città o dell’intero Paese, era una questione vitale : cancellare la memoria era come negarne, frantumarne l’esistenza e lo si faceva proprio con un rituale in cui si prevedeva la frantumazione di cocci di pietra su cui era scritto il nome della persona, della popolazione o del Paese che si voleva distruggere.
Si frantumava il nemico.
Questo è stato fatto della memoria storica del nostro Paese e in particolare di una zona del nostro Paese, la Campania, durante l’ultmo conflitto mondiale. Questa è la denuncia coraggiosa , ma soprattutto circostanziata di questo straordinario libro:
I CADUTI di PIETRA.
I Caduti di un guerra non sono soltanto le persone, i soldati, la popolazione civile… i caduti sono anche i Monumenti, le Chiese, i Musei, gli Ospedali, i Conventi, le Scuole, le Caserme…. sono Pietre cadute della nostra Cultura; sono Pietre che narravano la nostra Storia e la nostra Memoria e che, con quell’atto di violenza tacquero per sempre.
Quelle Pietre sono le rovine di luoghi distrutti, che la memoria dell’uomo non deve cancellare, ma conservare gelosamente. Quelle Pietre, di strade, palazzi, scuole, conventi , monumenti… conserveranno per sempre il ricordo e la memoria di ciò che erano ed hanno vissuto , ma vogliono essere “ascoltate”... se qualcuno c’è a raccontare e denunciare.
E questo libro è la denuncia della follia della guerra che uccide gli uomini e distrugge la loro Memoria; è il “Grido di dolore” di un uomo, Giuseppe RUSSO, Storico e Ricercatore, amante del suo Paese e nemico della guerra e della violenza, che chiede di essere ascoltato.
“E’ la Storia di una Regione – dice l’autore – in cui cadde anche la Cultura… Una storia diversa. Vicina alla gente, ai fatti, alle tragedie di una guerra che deturpò e violentò con ferocia la nostra cultura, i nostri monumenti, le nostre tele, le nostre piazze, le nostre regge, ma anche le chiese, le madonne, i caffè, le ville comunali, e quindi le nostre azioni quotidiane... “
e ancora, spiega l’origine del titolo:
“ … perché – dice – è in questo contesto storico che ho considerato i beni culturali come "caduti di guerra", vittime reali del conflitto, proprio come i combattenti o gli inermi civili. Per questo motivo mi è sembrato particolarmente indicato coniare l'improprio termine di "caduti di pietra", un'espressione usata per evidenziare la perdita di "vite differenti e molto più longeve di quelle umane", vite fatte di pietre, colori, ferro, tele, marmi, ovvero di quell'insieme culturale che si può considerare uno dei pilastri dell'Umanità, un bene da tutelare e tramandare ai posteri per non cancellare ciò che ci rende realmente esseri umani: la nostra storia...»
Nel secondo conflitto mondiale, la Campania fu stretta nella morsa della guerra, degli eventi e degli eserciti e fu usata come esempio per abbattere con la paura il resto del nostro Paese”
Usata da chi?
Dagli eserciti sconfitti in fuga, ma anche da quelli vittoriosi d’occupazione.
“Fango e Cenere” era stato battezzato il Piano di fuga degli sconfitti, secondo la strategia della “Terra bruciata”, cara alla tradizione tedesca, che vide la vendetta nazista devastare, appiccare incendi, distruggere con meticolosità tutta teutonica.
“Delitto contro lo civiltà” lo definisce l’autore, che non è meno severo, nella sua grande imparzialità, nei confronti dei vittoriosi che da “Esercito di Liberazione” si trasformò in “Esercito di Occupazione” con soprusi e stupri sulla popolazione e con le “violenze culturali” così le chiama, lo scempio, cioè perpetrato sul patrimonio culturale del Paese assoggettato: disinteresse, danneggiamenti e furti.
“Delitti contro la civiltà” erano i bombardamenti a tappeto, causa della distruzione o del danneggiamento del porto, dell’aeroporto, di edifici pubblici e privati, di funicolari, tram, autobus… di ospedali, chiese…
Una storia diversa dalle altre, dunque, quella narrata in questo libro, ma da non dimenticare. Una storia scritta sotto la spinta dell’amore per il bello, per l'arte e per le tradizioni locali e nazionali. Una storia scritta con competenza, lucidità, esattezza d’espressione, ma soprattutto con un punto di vista diverso: non quello dell’uomo e del combattente, ma quello del patrimonio culturale e delle tradizioni locali, ossia, il punto di vista della Memoria.
Un libro scritto col cuore, oltre che con la mente e per questo, capace di esprimere con totale chiarezza e senza equivoci, anche il pensiero o l’opinione più difficile.