AMAZZONIA - La Valle Perduta

AMAZZONIA - La Valle Perduta

La casa di Larry era in un bel quartiere residenziale di Dublino, situata in un condominio di soli quattro piani. L’appartamento era al terzo. Larry aprì la porta, entrò per primo ed accese la luce, poi << Vieni Miriam … entra >>. L‘appartamento apparve alla donna grande, ordinato, ma soprattutto profumato << Che buon profumo, ma … >> << La signora Millicent …  è la mia colf … viene due volte a settimana a rassettare, spolverare, lavare e profumare … vieni, ti mostro casa … beh questo è il salone d’ingresso … vieni, vieni, questa è la cucina, poi … la mia stanza … un’altra stanza e un’altra ancora. Quest’ultima la tengo come dispensa. Che io ci sia o no, la signora Millicent cambia sempre la biancheria, così le ho detto di fare e così fa … puoi sistemarti in questa stanza … ah, dimenticavo, ho anche due bagni … uno è questo e … e questo è l’altro … che ne dici, ti piace ? >> << Sì, ma come mai così grande ? >> << Forse sarà per il lavoro che faccio, ma mi piacciono gli spazi ampi … vediamo cosa c’è in frigo … uhm … mi sa che dovremo andare fuori a mangiare >> << Non c’è una rosticceria nelle vicinanze ? sarà il viaggio, sarà il fuso orario, sarà quello che vuoi, ma non ho molta voglia di andare fuori >> << Come vuoi … allora, tu ti fai una doccia, ti cambi … io scendo a comprare qualcosa. C’è una rosticceria non distante, hai preferenze ? >><< No, fai tu >>. Rimasta sola, Miriam si affacciò nella stanza che Larry le aveva indicato. Subito le venne da pensare “ chi avrà dormito qui ? avrà ospitato altre donne ?”. preferì allontanare pensieri come quello. Domani, domani sarebbe tornata a casa sua, avrebbe abbracciato Neal, per quella sera si sarebbe accontentata. Dal momento in cui Lopez aveva detto loro che se ne dovevano andare Larry era stato silenzioso, non l’aveva più toccata neanche di sfuggita ed anche lì, in casa sua, le aveva mostrato la stanza – puoi sistemarti qui – le aveva detto. Non pensare, si impose di non pensare. Si chiuse in bagno, si deliziò sotto la doccia, si vestì e sentì la chiave di casa. Larry era tornato portando << Ma quante cose hai preso ? aspetta che ti aiuto … ma dobbiamo sfamare tutta Dublino ? >> << Ho preso qualcosa anche per domani >> << Ma domani … io andrò a casa mia >> << Intanto l’ho preso, c’è il frigo, no ? allora ? cosa preferisci per questa sera ? >>

La cena fu … triste. Nessuno dei due parlò più di tanto e subito dopo tutti e due si immersero nella lettura dei documenti in modo che il giorno dopo, andando Larry al giornale, fossero tutti pronti. Poi Miriam si ritirò nella sua stanza e Larry nella sua. Gettatasi sul letto, Miriam cominciò a prendere a pugni il cuscino e, a voce sommessa, a parlare da sola << Ma che mi aspettavo ? che sogni mi ero fatta ? un sogno, appunto, è stato un  sogno, tornato a Dublino … puff … è svanito. Devo mettermi in testa che Neal, solo Neal è la mia realtà >> decise di dormire un po’

<< Devo essere presentabile domani >> pensò sempre a voce sommessa, ma ad un certo punto, un leggero bussare alla porta. Miriam decise di ignorarlo, ma quando sentì di nuovo bussare << Adesso gli apro e mi sente … che c’è ? si è ricordato che esisto ? >> aprì infuriata, ma la vista di Larry, il viso stanco, le occhiaie << Larry ? che c’è ? >> << Ho paura Miriam >> << Hai … hai cosa ? >> << Paura. domani lo vedrò … vedrò mio figlio … e non lo vedrò attraverso un video … lo vedrò come ora vedo te … è dall’altro ieri che ci penso … non penso ad altro … cosa gli dirò, cosa dovrò fare … come mi dovrò comportare >> << Larry … ce l’hai una birra in frigo?>>

<< Sì, ma … >> << Vieni, parliamone davanti ad una birra >>

Trascorse quasi tutta la notte. Miriam cercò di tranquillizzare Larry come meglio poté, ma l’uomo si creava dubbi su dubbi. Alla fine Miriam perse la pazienza << Ma insomma Larry ! basta ! è solo un bambino di cinque anni e mezzo e lui non lo sa che sei suo padre. Comportati con naturalezza, quando mi hai rivista nell’ufficio di John come ti sei comportato con me ? – Ciao Miriam, come va – neanche mi avessi visto solo il giorno prima ! fai lo stesso con lui … però ora andiamoci a riposare, anche solo mezz’ora, altrimenti ci dovremo preoccupare di una domanda che sicuramente ci farà “ perché quelle occhiaie “ ? >> << Sì … ma … potremmo farlo insieme ? >> << Cosa ? >> << Riposarci. Potrei venire da te ? ho bisogno della tua vicinanza Miriam, ho bisogno di averti accanto >> Miriam non se la sentì di dirgli di no e, intimamente, si rimproverò aspramente “ ho pensato male di lui e non se lo meritava “.  

La “ solo mezz’ora “ divenne quasi cinque ore. La prima a svegliarsi fu Miriam che, dapprima guardò l’orologio con noncuranza, ma poi << Cavoli ! ma sono le dieci!>>Larry si scosse con un quasi grugnito << Sono … sono cosa ? >><> Larry la fermò prendendole un braccio << Calma … non è che ci aspettano ad un orario … tanto ormai è tardi, non è che correndo recuperiamo … intanto dammi il buon giorno come si deve, poi un caffè, poi una doccia, poi … >> Larry non continuò, la tirò verso di sé, l’abbracciò e << Grazie Miriam >> << Di cosa ? >> << Di come hai saputo starmi accanto … ho dormito come un sasso e lo devo a te >> << Diciamo che dovevo farmi perdonare per … dei brutti pensieri >> << Se sono brutti non li voglio sapere, ma li hai cacciati ? >> << Sì >> << Questo è l’importante … allora ? ‘sto caffè ? >>. Nel giro di un’ora erano lavati, vestiti e “colazionati” << Dunque … tu vai al giornale, io vado da Neal >> << A che ora posso venire da voi?>> <>  <> << Benissimo, aspetta, ti segno l’indirizzo … neanche io sto più dove stavo … ecco … non è molto lontano da qui … è una palazzina bassa, solo tre piani, io sto al terzo >> << Troverò anche tua madre ? >> << Ah no ! fa parte del movimento “ Pro Lawrence “, non voglio pseudo partigiani oggi ! >> << Tua madre … ah, ah, ah, >> << Perché ridi ? >> << Perché la mia è … ah, ah, ah, “ Pro Miriam “, ah, ah, ah, >> << … uhm … bisogna farle incontrare … dai, andiamo … mi dovresti dare un passaggio fino al garage … dove cavolo ho messo quella ricevuta … eccola, mi dovresti portare qui. Prima di partire ho lasciato lì la mia auto >>

I due si lasciarono al garage << Allora ti aspetto alle sette … stai tranquillo, andrà tutto bene, vedrai … intanto dirò a Neal che vieni per cena, poi … poi farai quello che ti sentirai di fare >> << Miriam … ieri sera mi hai detto che quando ti ho rivisto ho detto solo … ero tesissimo e non mi è venuto altro in mente >> a Miriam venne spontaneo carezzarlo, come avrebbe fatto con Neal, ma non aggiunse altro, salì in macchina e partì.

Larry mise in moto, arrivò al “ Nature “, parcheggiò, entrò e si “scontrò” con un enorme festone – Bentornata Miriam, benvenuto Lawrence. Il NATURE ha bisogno di voi – sorrise e rise proprio di cuore quando un nuvolo di persone gli si assiepò intorno festanti. Il decano dei giornalisti, un certo Wilburn Carrey, prese la parola

<< Benvenuto signor Doyle, noi tutti siamo orgogliosi che il nuovo proprietario e direttore sia proprio lei. Abbiamo preparato un piccolo buffet, ma … Miriam ? >>

<< E’ corsa a salutare suo figlio, ma sicuramente sarà qui domani >> << Allora lasceremo il festone … venga direttore … il buffet è nella nostra aula magna, ci siamo proprio tutti, così potrà conoscerci … venga >> Larry si lasciò trascinare da quella folla festante, entrò in aula magna proprio mentre il suo cellulare squillò, Larry guardò il display – Lopez chiama – si precipitò a rispondere << Sì Lopez, mi dica >> << Larry … abbiamo trovato padre Richard e … sta bene, Larry ! sta bene!>>

<< Dio sia ringraziato ispettore ! e si sa altro ? >> << No Larry, non ancora lo stiamo portando dal medico, ma solo per una visita di routine. La richiamo poi e mi scusi per l’ora, non ho pensato al fuso >> << Non si preoccupi, chiami quando vuole, avviserò sia Miriam che gli altri >> clic. Ora Larry era più propenso ai festeggiamenti e si fece volentieri coinvolgere dall’allegria generale.  (continua)

brano tratto dal romanzo AMAZZONIA - La Valle Perduta   di  GABRIELLA  DE  ARCANGELIS