brano tratto dal libro - AMICI...

brano tratto dal libro   -   AMICI...

Quattro cavalieri, dopo quella macabra scoperta, si staccarono dal campo per un giro di perlustrazione. Erano sir Richard, il falso Ben e due degli uomini di scorta alla carovana; le stelle, sopra di loro, andavano lentamente impallidendo nel chiarore del nuovo mattino. Si allontanarono in direzione delle steppe e il falso Ben suggerì di dividersi.

"Divisi potremo vedere là dove i nostri occhi ora non vedono." disse; l'inglese approvò subito la proposta.

"Va bene, mercante." disse uno dei due uomini.

"Se al mio compagno va bene, va bene anche a me." fece l'altro.
"Voi, sir, verrete con me. - disse il falso mercante - Ibn e Abud torneranno indietro a perlustrare le sabbie."

I due si allontanarono e scomparvero dietro una duna; sir Richard e il compagno puntarono i cavalli in direzione del deserto di steppe, un posto dove spazio e tempo parevano essere un unico elemento sprofondato nel più cupo silenzio.

"Fermatevi, sir." Rashid arresto il cavallo ed ordinò deciso.
"Cosa c'è, Ben? Avete avvistato nemici?"

"Il nemico sono io, sir: Rashid dei Kinda."

Per un istante l'inglese rimase senza parole; lo stupore  superava ogni altra emozione, infine esclamò:

"Voi siete Rashid? Per tutte le balene!… E' mai possibile?"

"Sono proprio io!" assentì il grande predone, smontando.

 L'aspetto fiero, accresciuto  da quella consapevolezza di sé che tanto spaventava chi gli stava di fronte, il Rais dei Kinda  fissava deciso il lord inglese. Questi  tossì, lo squadrò da capo a piedi ed anch’egli balzò a terra. 

“Hhhh... Suppongo che ora vogliate battervi con me." disse.

"No, sir. - replicò il predone - Siete voi che volete battervi con me. Non avete più volte manifestato questo desiderio?"

Il lord guardò il suo avversario senza scomporsi. Gli pareva di leggere sul volto di lui, dall'espressione ostinata, dai contorni energici e dagli occhi ardenti, come su un libro aperto. Sapeva che un volto è proprio come un libro aperto: la fronte, la bocca, il mento, perfino il lobo di un orecchio o la distanza degli occhi sono indizi di personalità e carattere. L'atteggiamento di un volto, aveva sempre sostenuto,  dice più e meglio di un lungo discorso. A volte dice proprio il contrario!... E poi, egli non aveva mai nascosto una certa simpatia per il pericoloso beduino. D'un tratto si sentì quasi suo amico.

"Forse non è giusto che noi due ci misuriamo." disse.

"E' giusto!- rispose Rashid, serio in volto- Io non posso lasciarvi tornare alla carovana. Lo capite? Ma non combatterò con l'intenzione di uccidervi. Ma ora, sir, sfoderate il vostro pugnale."

"Io non vi tradirei." insisté il lord.

"E io non posso rischiare la vita del mio piccolo amico."

L'attimo dopo erano l'uno contro l'altro, lo sguardo nello sguardo, spalla contro spalla, a studiarsi. Uno sforzo e l'inglese finì a terra; Rashid si scostò per permettergli di ricomporsi, ma l'altro, imprevedibilmente, estrasse una pistola da uno degli stivali e:  "Pum..pum..pum"   fece partire tre colpi.

Rashid lo guardò esterrefatto, poi,  in tono glaciale, esclamò:

"Avete sbagliato mira. Per ben tre volte  mi avete mancato, sir."
"Non ho sbagliato!- l'inglese non si scompose - L'ho preso in pieno." disse. Si alzò e con l'arma ancora fumante, gli passò accanto a passi lenti e dinoccolati, poi si chinò sul corpo immobile di un serpente.

"Il Naya-naya! -Rashid si voltò- Poche gocce del suo veleno bastano ad uccidere un cammello. Mi avete salvato la vita." disse e si avvicinò al cobra, un esemplare giovane, a giudicare dal colore rossastro della pelle.

"Avete ragione, sir. - assentì il grande predone - Non abbiamo motivo alcuno per batterci: sono certo che Akim non avrà a soffrire per colpa mia."

"Non torno alla carovana. - imprevedibile, la risposta del lord -Spero vogliate darmi ospitalità presso la vostra gente."

Le mani si tesero ed una vigorosa stretta suggellò un patto di amicizia non ancora nato