BIANCO E NERO

BIANCO  E  NERO

Bianco e Nero

Bianco  e  Nero

Un incrociatore militare, laggiù, all'orizzonte, grigio, severo, imponente; due o tre imbarcazioni dai colori sgargianti, uno yacht ad un paio di miglia dalla costa, lussuoso, bianco, le rifiniture in blu: la cittadina sonnecchiava ancora. Bella ed elegante, si svolgeva sul mare come un lungo  nastro colorato  che di sera diventava fosforescente. Ma non era sera. Era primo mattino.
Era quell'ora solerte necessaria alla cittadina per accogliere al meglio i suoi ospiti; l'ora della spalatura della sabbia, dell'annaffiatura delle strade, degli addobbi delle spieagge.
Era l'ora di chi ama il giorno nel suo momento più bello.
La ragazza si fermò sul bagnasciuga. Non era bella, ma carina; un caschetto di capelli nerissimi sapientemente scomposti da una recente permanente su un volto illuminato da uno splendido sguardo azzurro. Non era alta, ma snella e ben prorporzionata e il portamento era di classe.
Erano pochi gli occasionali compagni, in quel momento, ma tutti gli sguardi erano per lei.
"Ecco lo yacht di Alessandro. - sussurrò - Immagino la sua faccia quando mi vedrà."
La sua ombra la seguiva, lunga e flessuosa, mentre con passo spedito ed elegante andava incontro ad un sole ancora giovane.
"Tiziana! Tiziana!"
Una voce voce la raggiunse alle spalle, lei, però, parve non accorgersene, rapita dai suoi pensieri.
"Sarà felice di vedermi. - sorrideva ai passanti -  Ieri a telefono era così adorabile, il mio Alessandro... Fra poco sarò nelle sue braccia..."
"Tiziana, Aspetta." la voce alle spalle la sfiorò ma non la distrasse dai suoi pensieri.
"... mi prenderà fra le braccia..."
"Tiziana.."
Ancora la voce. Vicinissima e questa volta la raggiunse, anzi,  la colpì e la strappò a viva forza dai suoi pensieri. La ragazza  si girò.
C'era un uomo, un giovane sui trent'anni, in maglietta blu, calzoncini bianchi  e una tracolla sulle spalle. Alto, magro, andatura dinoccolata; due occhi nocciola su una faccia regolare, ma anonima e insignificante e sulla fronte un principio di stempiatura.
"Tiziana, è un po' che ti chiamo."
"Scusa, Andrea. - la donna si girò, uno sguardo allo yaght sul mare; si poteva vedere bene uno degli uomini dell'equipaggio, vestito di bianco - Non ti ho sentito."
L'uomo le si affiancò.
"Questo è il momento più bello  della giornata. - disse - Il mare è limpido e l'aria fresca. Fra poco farà molto caldo... Peccato che il mare sia mosso."
"Il mare mosso è più bello del mare tranquillo." replicò la donna.
"Sì, però non si può andare in barca... ma adesso torniamo in albergo. Abbiamo passegiato abbastanza. Andiamo a fare colazione, poi, in spiaggia."
"Non ho voglia di andare inspiaggia. C'é troppa gente."
"Per forza c'é gente! Che cosa vuoi che faccia la gente al mare! Vieni... Andiamo a fare colazione."

La colazione, più tardi, pane, burro e marmellata, fu consumata nel più profondo silenzio.
"Sono le otto. - pensava Tiziana - Alessandro adesso starà..."
"Tiziana, non mi ascolti?" la voce dell'uomo la  scosse, senza riportarla completamente a lui.
"Scusa caro, che cosa hai detto'"
"Che non andiamo in spiaggia. Fa troppo caldo."
"Va bene! -  la voce assente della donna che si riallontanava con i suoi pensieri  -  Oggi ti rivedrò, Alessandro e non ci lasceremo mai più. Tu mi..."
""Tiziana, ma stai bene?"
"Cosa?"
Tiziana guardò il marito.
"Ti ho chiesto se stai bene. Da un po' di tempo sei così diversa... lontana... distratta."
"Ma che dici, caro. Sono soltanto nervosa. Sai che al mare sono nervosa!"
"Certo, cara. Certo. Dicevo così!"
Un sorriso, una svelta carezza e l'uomo si allontanò per telefonare; Tiziana lo seguì, fino alla hall dell'albergo. Un albergo di  seconda categoria, a tre stelle, che l'uomo, geometra piccolo borghese, aveva scelto per le vacanze.
"Una stella per la vista mare, una per la cucina e una per il servizio. - stava dicendo a telefono, pago e soddisfatto, alla sorella Emilia - Qui il tempo è bello. Fa caldo. La stanza è spaziosa. Abbiamo un terrazzo su cui possiamo anche prendere il sole e quel che più conta, si digerisce bene... Si sta bene. Sì!...  Possiamo proprio dire che si sta bene. Vero, Tiziana?"
"Sì! Stiamo proprio bene! - disse Tiziana  - Stiamo proprio bene - ripeté fra sé - Come si potrebbe stare meglio? Siamo felici e soddisfatti!...Guarda quanta gente felice e soddisfatta!"
Si guardò intorno: uomini, donne, bambini e tutti vestiti come ad una parata di carnevale, capelli stopposi, gambe ricamate di vene varicose, fianchi adiposi, pance sporgenti.
In verità, c'erano anche splendide silhouettes, fisici palestrati o siliconati e... tanta noia.
"Che noia! - pensò - Che noia questa vita rimorchiata...     questo marito metodico. Oh, Andrea, non è che non ti voglia bene. Sinceramente. M a quanto sei noioso! Perdonami,  ma tu non sei come Alessandro..:"
"Possiamo andare, cara?"
Andrea l'aveva raggiunta. La prese sottobraccio ed insieme lasciarono l'albergo. Una passeggiata, una sosta al bar, il giornale... Andra appariva  soddisfatto.
Arrivò il pomeriggio, dopo il pranzo e il riposino quotidiano.
"Vado a prendere un caffè. - disse Andrea prima di uscire - Ti raggiungo in spiaggia."
"Non vengo in spiaggia. Vado a fare un giro in macchina." disse lei.
"Ma che cosa dici?"
"Non ridere... Ho voglia di ammirare la costa." replicò lei.
"Va bene! Va bene! Ci vediamo più tardi."
Un buffetto sull guancia e l'uomo si allontanò.

Più tardi, diretta al parcheggio, Tiziana non era da sola ma in compagnia di una folla di pensieri; si pose al volante della sua auto e partì..
"Oh, Alessandro... se non ci fossi tu! La mia vita ha senso solo da quando ci siamo incontrati."
Era stato per caso. Lei si trovava a Dubai, inviata dalla sua ditta di cosmetici; era sera e lei guardava la città dall'alto del ventesimo piano dell'hotel che la Ditta aveva prenotato per lei. Era sul balcone e qualcuno, dal balcone vicino, l'avevava salutata e poi invitata a cena.  Avevano trascorso la serata insieme e poi...
Fermò la vettura e posteggiò accanto ad un muretto; scese e si accostò al muretto.
"Oh, Alessandro! - sospirò a bassa voce -  Tu hai tutto ciò che andrea non ha. Andrea, povero caro, è come un quadro un po' sbiadito... Non devi essere geloso di lui. Io gli voglio bene, ma quello che provo per te è ben diverso... Presto ci rivedremo..."
"Vuol comprare qualcosa?" la voce di un ragazzino dalle braccia ingombre di collane e indumenti da spiaggia  la raggiunse alle spalle.
Tiziana sorrise e scosse il capo, poi il suo sguardo tornò al cielo e al mare azzurro, là dove si congiungevano segnando una linea sfocata. Si staccò dal muretto e tornò in macchina.
"Andrea mi starà aspettando. Sarà in pensiero. - pensò sottovoce, posando le mani sul volante, ma senza avviare il motore, nuovamente prigioniera dei suoi pensieri.  -  Se potessi fare una scelta: Andrea e una vita tranquilla e senza emozioni o Alessandro e una vita brillante.- una pausa, per un sorriso sospiroso -  Scegliere, in realtà non è difficile: Alessandro non è solo una tentazione, ma la salvezza da questa vita rimorchiata... Momenti belli? Anche con Andrea ne ho avuti: ilgiorno del matrimonio, il battesimo di Piera, la gita a Roma... ma tutto così, pacato, così freddo!  E poi...  sua sorella Emlia che vorrebbe dirigere la nostra vita... Con Alessandro, invece... le sue braccia calde ed accoglienti, le sue carezze, i regali, le rose... Sciocchezze, dice  Andrea. Ma una donna ha bisogno di queste sciocchezze ed Alessandro lo sa."
Avviò il motore.

Andrea era in riva al mare; quando la vide da lontano le andò incontro; aveva in mano una bottiglia.
"Ciao, cara.- disse tendendo la bottiglia - Senti che buon sapore  ha questo succo di frutta."
"Grazie, caro. Bevilo tu."
"No! Io ne ho già bevuto fin troppo. Bevilo tu, altrimenti dovrò buttarlo."
Un lampo attraversò lo sguardo di Tiziana.
"Come volevasi dimostrare!" esclamò.
"Che cosa vuoi dire?" domandò il marito, corrgundo la fronte..
"Nulla!"
"No! - insisté Andrea - Qualcosa volevi dire con quella frase."
"E va bene! -proruppe Tiziana - Mi pareva strana la tua improvvisa gentilezza."
"Perché strana?" domandò l'altro tornando ad aggrottare la fronte.
"Perché? - la donna lo guardò fisso negli occhi - Perché vuoi apparire generoso anche quando non lo sei affatto. Perché la tua generosità è sempre calcolata."
"Ma che dici?"
"Dico che avresti potuto offrimi il succo di frutta e non il suo avanzo."
"Tiziana, ma... non capisco questo discorso."
"Allora sarò chiara! Non è gradevole questa tua generosità calcolata. Ogni tuo gesto con la sottoscritta è calcolato e non ha nulla a che vedere con l'affetto... So bene che non mi regaleresti neppure un fiore  senza uno scopo."
"Ma ti regalo sempre dei profumi." replicò Andrea.
"Proprio ciò che intendevo: lo fai solo perché fa piacere a te.... Ti fa piacere sentire i profumi addosso alle donne."
"Che cosa c'é di male? Non capisco!"
"Non importa. Non importa. Adesso, se non ti spiace vorrei sdraiarmi al sole."
Tiziana si allungò sulla spugna da spiaggia; Andrea le venne vicino.
"Scusami. Hai ragione. Qualche volta sono davvero egoista e..."
"Ci guardano." lo interruppe lei.
"Lascia che ci guardino!"
"Ma come? - sorrise ironica Tiziana - Non ti importa più della gente?"
"Mi importa della gente, - fece lui conciliante - ma m'importa più di te."
"Sei carino. Ne sono lieta... Pace?"
"Pace!" rispose l'uomo stendendosi al suo fianco.
La donna chiuse gli occhi.
"Forse sono troppo severa con Andrea. - pensava - Ha dei difetti, ma chi non ne ha? E' egoista, e vero, ma è il primo ad ammetterlo... Un gesto così meschino, però.... offrirmi un avanzo di succo solo per non buttarlo via... Alessandro non l'avrebbe mai fatto. Alessadro no!"
"Alessandro no!" disse a voce alta.
"Che cosa dici?" domandò il marito.
Tiziana si girò verso di lui con un'espressione indefinibile ngli occhi, poi si alzò  di scatto e rimase ritta in piedi per qualche attimo, come se quacosa la sconvolgesse. Era pallidissima.
"Alessandro! - esclamò piano, poi con un singhiozzo - Alessandro!... Ma chi voglio ingannare? Alessandro non esiste.   Alessandro è un parto della mia fantasia.  Alessandro è il rifugio che ho creato per sfuggire a  questa vita insostenibilmente ed insopportabilente grigia... Alessandro non esiste... L'ho inventato io!" e di corsa su per il vialetto di legno verso la strada, tra un'ala di persone semiassonnate e stordite dal sole, sdraiate a terra o sopra lettini.
Andrea le corse dietro e prima ancora di arrivare alle cabine, lo raggiunse un colpo di clakson e uno stridore di freni. Quando giunse sul viale, vide Tiziana riversa per terra e una donna che scendeva da un'auto e la sua voce che diceva:
"Si è buttata di sotto. Non ho potuto wvitarla."

Una settimana dopo, in una stanzetta d'ospedale Tiziana riemerse da un abisso di sensazioni sconosciute. Era stata per tre giorni in coma e dopo altri due era finalmente tornata in sè:
Le prime parole che pronunciò furono: "Andrea... Alessandro..:"
Poi le ombre si squarciarono e tutto tornò limpido: la finestra con un tavolino davanti, un tavolino da notte con una bottiglia d'acqua, una rosa in un bicchiere, una sedia ed in fondo al letto due figure.   Due uomini. Uno era Andrea, un po' stempiato, un po' curvo, insignificante, lo sguardo buono e preoccupato.   L'altro, Alessandro, alto, prestante, bello.
Tutti e due con un'espression d'ansia stampata sul volto.
Tiziana, se non fosse già tanto pallida, lo sarebbe diventata.
"Andrea...  Alessandro...- mormorò - Non èpossibile! Sto sognando..."
Ma non stava sognando: ai piedi del letto c'erano entrambi:  Andrea ed Alessandro.