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Lo sceicco fece cenno ad un beduino che si accostò al ragazzo; questi sollevò il capo e dall’interno del cappuccio calato sulla fronte, emerse uno sguardo dilatato dal terrore.
“Ma guardatelo! Questo ragazzo è terrorizzato.”
“Ma sir…” il beduino continuava ad agitare la frusta, sempre scuotendo il capo, infine, con gesto brusco ed improvviso, portò via dal capo del ragazzo il mantello che lo copriva e che gli scivolò sulle spalle rivelando lunghi e lucenti capelli neri ed un volto di ragazza di straordinaria bellezza.
Ammutolirono tutti.
"Jasmine..."
Rashid divenne cereo in volto, il cuore parve fermarsi nel petto e il sangue retrocedere nelle vene.
"La principessa Jasmine!- fecero in coro Harith e sir Richard - Non è possibile! Abbiamo visto con i nostri occhi il pugnale di Hakam affondare nel suo cuore."
"La potente Kalì!...La potente Kalì ti ha strappata alla tomba, principessa o sei il suo fantasma?" anche Akim era inquieto e turbato.
"Jasmine! Jasmine!- gemeva Rashid - Sei viva o sei lo spirito della mia infelice fanciulla?"
Il giovane tese le mani verso la ragazza, che nel frattempo si era liberata del mantello, ma la vide indietreggiare.
Un vuoto si formò immediatamente intorno alla inquietante apparizione. Un vuoto di muta paura, di violenta emozione: quello non poteva che essere lo spirito della principessa Jasmine, desiderosa di rivedere colui che tanto l'aveva amata e che non riusciva a scordarla.
Forse era venuta per portarlo con sé nel mondo dei morti.
“Jasmine… Jasmine…” continuava a gemere Rashid.
Jasmine lo trafisse con due occhi che gli arrivarono al cuore, poi gli voltò le spalle e si gettò in una corsa disperata in direzione del recinto dei cavalli. Il corpo agile, che le vesti maschili aiutavano nei movimenti, palpitava nella corsa, teso e vibrante come un arco curvo nello scoccare della freccia.
Raggiunse i cavalli, liberi nel recinto secondo il costume arabo. Con grande agilità montò in groppa a quello più vicino alla staccionata e lo lanciò in una corsa sfrenata, con la maestria che tutti conoscevano.
"Jasmine...non andare via..."
L'invocazione di Rashid, lanciatosi in avanti, la seguì.
Cercarono di trattenerlo.
"No, Rashid. Non andare. E' uno spirito. Ti trascinerà con sé.” lo esortavano. “Non andare…”
I beduini non avevano dubbi che quello fosse lo spirito della principessa; lo stesso Harith era perplesso.
"Non può essere Jasmine. Lei giace a Sahab sotto una croce d'oro."
"Non c'è dubbio che sia il fantasma della principessa Jasmine." neppure sir Richard, da buon inglese, aveva dubbi sulla natura di quella apparizione.
"Viva o no, che importa, se Allah mi ha concesso la misericordia di rivederla? - gemette ancora Rashid - Forse il Paradiso si è mosso a pietà!...Jasmine" e invocando il suo nome, il giovane corse anch'egli verso il recinto, balzò in groppa al suo Dahsi, il più veloce dei cavalli e si lanciò dietro l'apparizione.
Il cavallo di Jasmine correva veloce sulla sabbia che sollevandosi lasciava filtrare la luce sanguigna del tramonto creando un alone che chiudeva il cavallo e la ragazza come in una visione fantastica. Tesa in avanti, i capelli al vento, le mani aggrappate alla criniera, per un pezzo la principessa mantenne tra sé e il suo inseguitore una certa distanza.
"Allah, non gettarmi nelle mani dei miei nemici." andava invocando, china sul collo dell’animale. Non si voltava mai indietro, forse per non vedere lo spazio che il suo inseguitore stava guadagnando rapidamente. Sentiva, però, il respiro ansante di Dahis, il cavallo di Raschid, farsi sempre più vicino e sentiva Rashid che incitava:
"Avanti, Dahis, ancora uno sforzo!”
Ancora tre metri lo separavano da lei.
“Coraggio, Dahis… uno sforzo ancora…”
Due metri.
“Allah Misericordioso, proteggimi tu.” invocava lei con accento d’angoscia e Rashid sentiva quell’angoscia trasferirsi dentro di lui.
“Fermati, Jasmine… fermati… “ implorava.
“Oh Allah di misericordia… non gettarmi nelle mani dei miei nemici…”
La voce di lei lo ferì e l’ultimo brandello di raziocinio lo abbandonò, sprofondandolo in un lucido delirio:
“Coraggio, Dahis… amico mio fedele… Andiamo incontro alla felicità o alla fine. Seguiamo questo miraggio che ci sprofonderà negli abissi o ci condurrà alla gioia...Io sono pazzo...ma ben venga la follia se porta con sé la felicità"
Raggiunse la ragazza e tese le braccia.
"Fermati.- implorò - Chiunque tu sia, ombra o creatura umana. Fermati, ti prego."
E poiché lei non arrestava la sua corsa e poiché lei lo guardava con occhi pieni di terrore ed orrore, Rashid cercò di fermare il cavallo di lei senza briglie. Inutilmente. Allora si erse sul busto, puntò un ginocchio sulla groppa nuda di Dahis e con un colpo di reni balzò sulla groppa dall'altro cavallo. Una violenta emozione lo prese quando sentì il corpo di lei fra le braccia:
"Dunque, sei viva? – mormorò con voce strozzata - Non sei un fantasma evocato dalla mia mente tormentata. Allah ha aperto la tua tomba e squarciato la terra sotto la quale io stesso ti ho sepolta."
Piangeva e rideva, sommerso da una felicità che procurava dolore fisico, ma lei gemeva, stretta in quell’abbraccio spasmodico e lui allentò la stretta.
"Sono perduta! Sono perduta!" lei infine ruppe il silenzio, le pupille dilatate dal terrore, immobile nelle sue braccia, quasi senza respiro, mentre il rossore della foga della corsa lentamente retrocedeva dal volto per far posto al pallore.
"Ma perché dici questo, amore mio?" anche il giovane gemeva; il respiro di lei tornò rapido. Affannoso.
Lui fermò il cavallo, lasciò andare le redini e raccolse il volto di lei fra le mani, nella scarmigliata scura dei suoi capelli di seta agitati dal vento.
(continua)