La camera di Isabella, al diciottesimo piano dell’hotel, era calda ed accogliente, concepita con i più moderni criteri di funzionalità: c’era perfino lo stappa bottiglie.
Una grande vetrata si affacciava sulla città di notte, splendente di luci e colori. Schermata da una tenda trasparente, pareva vi volesse lasciare fuori tutto il fascino e il mistero. Eppure, i lampadari in stile, il copriletto damascato, i tappeti e perfino le fioriere, trattenevano all’interno tutto quel fascino.
Isabella sedette sul letto e cominciò la lettura dei fogli di Hammad.
“Il Libro per uscire alla Vita.”
Così Hammad aveva intitolato quella raccolta di formule magiche che avrebbero permesso al Ka della principessa di penetrare nella luce dell’immortalità.
“Santo Cielo! – pensò sottovoce, visibilmente emozionata, sollevando il capo dal foglio – Questo è il Libro dei Morti della principessa Nefer.”
Riprese la lettura partendo dal capitolo introduttivo.
“Gli Scritti delle Parole Divine che sono il Libro di Thot, da pronunciarsi il giorno del funerale, giungendo alla tomba e prima di andar via…”
Isabelle fece seguire ancora una pausa, poi cominciò a recitare:
“O Usir, Toro degli Amenti
Io sono il Dio Grande della Barca Divina
che ha combattuto per te
Io sono Uno degli Dei
Io sono i Giudici che operano
per la Giustificazione di Usir…”