Un’altra sorpresa attendeva tutti: il Protettore era scomparso. La tavoletta con le parole della Maledizione era sparsa per terra in frantumi accanto al sacchetto dal misterioso contenuto.
“Che cosa è successo qui?”
Alessandro si chinò a raccogliere i frammenti ed il sacchetto poi ordinò di chiamare la Polizia per far rimuovere i cadaveri.
Isabella venne trasportata nel suo alloggio e le furono apprestate le cure necessarie; la prima domanda che le fu rivolta fu:
“Che cosa è successo?”
La ragazza scosse il capo mentre un lampo le attraversava lo sguardo.
“Non ricordi cosa è successo là dentro? – il fratello le sfiorò i capelli con gesto affettuoso e protettivo – Quei due stavano rubando?”
“Io… io non so quello…che ho visto. Forse… forse un’allucinazione.”
“Racconta quello che hai visto.” la incoraggiò il fratello.
“La guardia dice di aver udito grida raccapriccianti provenire da là dentro – interloquì Hammad, alle spalle di Alessandro – Deve essere accaduto qualcosa di orribile in quella tomba.”
“Credo… credo che qualcuno abbia sorpreso i ladri. – spiegò la ragazza – Credo… ho sentito… io penso…” s’interruppe: l’angoscia, negli occhi, stava precipitando nel terrore.
“Che cosa hai sentito?” incalzò il fratello; oltre ad Hammad, alle sue spalle c’erano Omar, Alì e l’Ispettore alle Antichità.
“Due che parlavano… - spiegò Isabella – Uno che chiedeva all’altro quanto avrebbe ri… ricavato dalla vendita di… di un diadema… dopo…”
Isabella s’interruppe ancora; Alessandro ancora la incoraggiò:
“Cosa è successo dopo? Chi ha ucciso i ladri?”
Le domande incalzavano, ma lo sguardo di Isabella era perso dietro spaventose visioni.
“Non lo so. Forse è stato il Protettore… la statua del Guardiano…”
“La statua? – interloquì l’Ispettore, che per tutto il tempo non aveva partecipato alla conversazione, limitandosi ad ascoltare – Non ha alcun senso… Che cosa significa?”
“Significa che la statua del Guardiano di questa tomba è scomparsa. – esordì Omar – Non si trova più. L’hanno cercata ovunque, ma di essa non c’è traccia.”
“Forse i ladri erano più di due.”osservò l’Ispettore.
“Non può essere! – replicò il professore – Perché portarsi via solo quella statua? Il tesoro sembra intatto.”
”Questa storia non mi convince. Uhhh… - Hammad si schiarì la voce - Nessuno avrebbe potuto portar fuori di quella tomba una statua di quelle dimensioni senza essere visto dalla guardia. C’è qualcosa che non riesco a comprendere e quando questo accade, non mi piace davvero. Per Allah!”
“La Maledizione… la Maledizione dei Faraoni! – esclamò Alì che, con quel suo singolare composto di lingue, inglese, arabo e italiano, dava molta vivacità ai suoi discorsi – La Maledizione! E’ la vendetta della principessa Nefer, disturbata nel suo eterno riposo.”
“Se ti riferisci al masso staccatosi dal soffitto, ti assicuro che non è frutto di alcuna maledizione, ragazzo mio. – lo interruppe Alessandro – Considerato il fatto che avrebbe potuto colpire ognuno di noi.”
“Non mi riferivo a quello.”
“Forse non si tratta di una coincidenza.” disse l’Ispettore.
“Lei pure crede ai fantasmi, Ashraf?” replicò Alessandro.
“No! – sorrise l’uomo; i tratti tranquilli del volto si animarono, gli occhi ridenti ammiccarono – Penso ad una trappola ben congegnata: si tocca il sarcofago e dal soffitto cade un masso; si solleva un oggetto e una finta porta ti piomba addosso… No! Non è una coincidenza. Piuttosto un disegno.”
“Stai dicendo che la Maledizione è un tentativo… un espediente per tenere lontano ladri e saccheggiatori?”
“Non si può ignorare, però, - esordì Alì – ciò che accadde agli uomini della spedizione Carter, dopo la scoperta della tomba del faraone Thut-ank-Ammon. La fine misteriosa di lord Carnarvon, quella di Arthur C. Mace… caduto in coma senza una vera ragione… e il miliardario Jim Could, a cui Carter aveva mostrato la sua straordinaria scoperta?”
“Tutte morti per collasso o peste bubbonica.” replicò Alessandro.
“Troppe, le morti misteriose legate a quei fatti: Douglas Rend, caduto in depressione seguita da morte, Foucolt e tutti gli altri…” insisteva Alì scuotendo il capo dubbioso.
“Forse Isabella intendeva dire che la statua ha un congegno che ha fatto scattare una trappola.” suggerì il giovane Omar.
“Forse… - rispose la ragazza – Sono molto confusa.”
Isabella era pallida e la mente faticava a trattenere i frammenti delle angosciose visioni ed a ricomporli. Erano pezzi di un mosaico di cui non riusciva a trovare i giusto incastro.
“Hai corso un brutto rischio anche tu. – Alessandro le fece una carezza – Ora ti lasciamo riposare, piccola. Vedrai che domani sarà tutto più chiaro. Lascerò molto presto il campo, domani, ma tu stai tranquilla, sarò di ritorno fra un paio di giorni.”
“Mi prenderò io cura di lei.” disse Alì.
Uscirono tutti e i rumori della notte tornarono a circondare il campo.