Cap. IX - parte terza

Cap.  IX   -   parte terza

Amud uscì dalla disastrosa avventura solo con qualche ammaccatura ed  un profondo  senso  di riconoscenza verso il lord inglese: con quei tre magistrali, infallibili colpi, sir Richard  aveva salvato la vita a lui ed al suo cavallo e l'inglese sapeva benissimo quanto un beduino fosse legato al proprio cavallo.
In realtà, anche la sua ferita era solo di striscio e non destò alcuna preoccupazione. Se non in Zaira, la quale se ne sentiva la sola, vera responsabile a causa di quel bacio appassionato che lui le aveva rubato prima di affrontare il fuoco.
"Kalì! - andava ripetendo angosciata - E' stata Kalì a guidare la mano dell'uomo che gli ha sparato. Lei è implacabile! E' implacabile con chi osa sollevare anche solo lo  sguardo  su una creatura che le appartiene!"
Quella sera Zaira dormì di un sonno assai agitato;  era rimasta a lungo sveglia pensando all'uomo che, pur senza volerlo ammettere, sapeva di amare. Pensava a lui con timore e trepidazione: lei conosceva Kalì e la sua implacabile natura.
Quando riuscì ad addormentarsi i suoi sogni furono tormentati e confusi e con la sensazione di trovarsi nel vortice del sam la cui furia l'aveva risparmiata nel deserto.
"Non allontanarti da me!"
Un tuono le scoppiò nel cervello ed una figura le comparve davanti, avvolta di fiamme, nelle sembianze della dea Kalì, dalle sei braccia e dalla dirompente energia.
"Il vincolo che ti lega a me non è ancora sciolto. Tu appartieni a Kalì ed a nessun mortale... a nessun mortale..."
Zaira si svegliò di soprassalto, tremante e fradicia di sudore gelido, rimanendo annichilita e rannicchiata nel suo angolo di terrore.
Nell'oscurità sentiva il respiro leggero di Jasmine stesa sulla stuoia accanto alla sua. Si alzò cercando di non far rumore per non svegliarla e sgusciò fuori della tenda che odorava ancora del profuno delle rose, delle ortensie e dei rampicanti con cui il giorno prima,  Rashid l'aveva trasformata in "giardino" per Jasmine.
L'aria era fresca e lei si strinse nel mantello.
Nel cielo, nascosta da una nuvola di passaggio, la luna navigava lenta, ma  tornò subito,  chiara e  argentea e illuminò una figura informe fra le ombre proiettate al suolo.
"Kalì!" balbettò spaventata.
La figura si mosse e Zaira chiuse gli occhi atterrita.
"Zaira... - era Akim e le andò vicino - Non dormi? Che cosa fai qui fuori?... Ma tu stai tremando." esclamò il piccolo mago tendendo le braccia in cui la ragazza corse a rifugiarsi.
Era cresciuto Akim e il fisico si era irrobustito e prometteva forza e vigore per l'età matura; anche la voce era mutata: più profonda.
"Che cosa ti è accaduto, Zaira, sorellina mia?" domandò.
"Kalì! - balbettò la ragazza - Kalì mi è venuta in sogno per rimproverarmi ed ho creduto che fosse ancora lei tra i cespugli del fico della fontana." aggiunse indicando le ombre che l'albero di fico spargeva per terra disegnando bizzarre figure.
"Rimproverarti per cosa?" domandò il ragazzo.
"Per aver dimenticato  di essere una creatura che appartiene a Kalì." rispose.
"Una Kumari! - assentì in tono grave il ragazzo - Tu se una Kumari e lo spirito della dea Kalì dimora nel tuo cuore e nel tuo spirito."
"Ho permesso ad un mortale di entrare nel mio spirito." gemette lei.
"Sir Richard? - domandò Akim ed allo stupore di lei aggiunse - Non è un segreto per nessuno che il cuore dell'amico inglese batte per la figlia del saggio Mayrana."
"Ma questo non è bene! - tornò a gemere  Zaira - Io temo per lui. Kalì gli ha già inviato un chiaro segno della sua collera. Io non posso appartenere a nessun mortale fino a quando Kalì non manifesterà con un segno divino la sua volontà di lasciarmi libera."
"Un modo c'é per sollecitare  quel segno divino."  la sorprese il ragazzo.
"E come?" domandò Zaira.
"Attraverso il Rito di Purificazione." rispose semplicemente Akim.
"Il Rito di Purificazione!" ripeté Zaira girandosi verso di lui e lasciandosi guidare verso la sua tenda come una bambina spaventata, ma fiduciosa e piena di speranze.