Cap. V - ultima parte

Cap.  V  - ultima parte

“Salute a Te, Hapy, gli uomini sollevano il  volto alla Tua vista.
Vieni a noi ed accogli le nostre suppliche…”
Pregavano i fedeli ei l brusio era simile allo spirare del vento tra le canne e i papiri. Tutti deponevano ai suoi piedi tavolette di legno o rotoli di papiro a cui avevano affidato sogni, desideri e suppliche: dalla sua andatura, i sacerdoti avrebbero tratto  gli auspici.             
Più tardi, rientrato il Toro Sacro nel Santuario, la folla si disperse e il corteo tornò alle barche, tra lanci di petali di foglie.
Una manciata di fiori di loto investì la principessa Nefet, già a bordo della Barca Reale. La ragazza li allontanò da sé.
“Perché non partecipi alla Festa?” domandò Thumosis, che era con lei.
Un lungo sospiro riempì la pausa che seguì; Nefer pareva titubante, ma ciò non fece che accrescere la curiosità del fratello.
“Uno strano sogno mi tiene compagnia, da qualche tempo, ed assorbe ogni mio pensiero.”
“Un sogno? – fece interessato Thutmosis – I sogni sono importanti, ma come possono assorbire tutti i tuoi pensieri? Io so che le ragazze della tua età hanno la mente occupata da ben altre cose.” sorrise sornione.
“E tu come lo sai?” anche Nefer sorrise. Maliziosamente.
“E’ quello che sento dire da quando sono arrivato al Distretto di Guerra.”
“Forse prima era così. – confessò la ragazza scuotendo il capo, poi riprese, facendo attenzione a conservare l’equilibrio minacciato dalle onde che sciabordavano contro la chiglia della barca –Ora il Bizzarro Bes mi manda visioni senza neanche stendermi più sulle palpebre le benefiche Sabbie del Sonno e mi fa vedere cose che sono nella mente, così come vedo e tocco te.”
“Per le Sacre Vigne di Ammon! – sbottò il fratello – Davvero hai il dono della Vista Sacra?”
“Un dono? – replicò lei – Io non so nulla di cose sacre.”
“Forse qualche Dea ti sta chiamando e per farsi sentire ti ha fatto il dono della Vista sacra e ti sta inviando visioni. – Nefer ebbe un sospiro assai eloquente e il fratello continuò – Non dovresti lamentarti di questo dono. Sono sicuro che qualche Dea protettrice delle ragazze voglia stendere la sua mano su di te e per farlo di invia delle visioni.”
“Credi davvero che sia la voce di una Dea Protettrice delle ragazze?”
“Sono sicuro di questo… Racconta. Racconta.” la incoraggiò Thutmosis e Nefer, finalmente, cominciò:
“ Arrivano assieme a Bes, il Dispensatore delle Sabbie del Sonno. Bes, però, si prende gioco di Nefer e sulle palpebre non distende Benefiche Sabbie, ma ombre fluttuanti in cui si muovono strane creature. Sembrano uomini e donne come noi, ma non sono come noi e… non sono di questo mondo. Le loro vesti sono strane… più di quelle delle genti di Cnosso o Colchide, che pure sono assai diverse da quelle della gente di Tebe.”
Una pausa: Nefer parlava piano, lo sguardo affamato di verità. Non di corsa, ma con pause ed interruzioni che rendevano il suo discorso chiaro e calzante al pensiero ed alle ansie che voleva esprimere e Tutmosis ascoltava interessato.
“Prosegui.” la incoraggiò.
“Non è gente come noi. – Nefer riprese il racconto – Quelli catturano il tempo e trattengono il sole.”
“Catturano il tempo? – sbalordì il fratello – Per la Sacra Bilancia di Osiride! Che cosa significa?”
“Io non so. Portano tutti al polso un bracciale che tiene imprigionato il Tempo e… e non è una clessidra, che lascia passare acqua o sabbia… Ed agli occhi portano dischetti scuri che consentono di guardare il Sole senza che la luce li accechi.”
“Prodigioso!”
“E i loro carri?... se tu potessi vedere i carri che ho visto io!”
“Ho visto i carri di Hatty, dai rostri uncinati delle ruote e…”
“I carri che ho visto io – lo interruppe la sorella – strisciano sulla sabbia come pivieri sull’acqua, ma da soli e senza buoi… e tuonano come tori infuriati.”
“Oh…” fu il solo commento del ragazzo.
“Ho visto grosse aquile costruite con il minerale degli Dei…”
”.. minerale degli Dei? – Thumosis era sempre più strabiliato – Come i grandi Portali della città di Colchide?”
“Proprio quello!”
Minerale degli Dei, così era chiamato il ferro, ancora quasi sconosciuto in Egitto a quell’epoca..
“Parlami di loro.”
“Sono immense e si alzano nel cielo con la voce del tuono. Inghiottono nel loro ventre la gente e la rigurgitano quando tornano a terra, come fa la cicogna che nutre i piccoli e… e io, fratello mio, io sono in mezzo a queste cose e le vivo attraverso l’altra me-stessa.”
“Non capisco. Chi è l’altra te-stessa?”
“Proprio non lo so, ma il suo volto è uguale alla mia immagine riflessa nello specchio… simile a me, eppure diversa.”
“Oh… le vie che portano agli Dei sono misteriose…”
“Che cosa devo fare?”
“Forse la spiegazione a tutto questo è nascosta nell’Antro di Mertseger, Colei che protegge la Terra che mischia gli uomini.”
“Credi che le visioni vengano da Lei? Credi che la Grande Dea-Serpente mi stia chiamando?... – una pausa dettata da dubbi e timori – Credi davvero che Mertseger, la Dea dei Servitori della necropoli, stia chiamando me?... E perché non Nefrure o Sithator, che tutti dicono siano più docili ed obbedienti di Nefer?”
Thumosis si strinse nelle spalle, poi disse:
“Forse Mertseger non desidera una sacerdotessa docile e obbediente.”
“Ma io sono stata votata ad Hathor-la-Splendente, non a Mertseger-la-Misericordiosa.”
“Non sta a noi giudicare il volere degli Dei.”
“Cosa può volere da me Mertseger?”
“Forse Mertseger vuole che tu scenda nell’Antro dove Ella dimora e l’affronti. Forse vuole questo.”
“Ma io ho paura a scendere là sotto.”
“Se Lei davvero ti vuole, allontanerà la paura dal tuo spirito…” ma mentre parlava, sul volto del ragazzo passò un’ombra di tristezza: quelle visioni stavano ponendosi tra loro come un misterioso confine e tendevano ad allontanarli l’uno dall’altra.

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    “La ilaha illallah…Muhammad Rasula Allah…”
(Non c’è Dio tranne Allah… Maometto è l’Inviato di Allah!”
Il mattino era spuntato sul deserto, carico di brina
Aggirato lo sperone roccioso, dimora di piccole creature del deserto, Isabella, che aveva lasciato la stanza-sepolcro, restò a guardare Alì, inginocchiato sul tappetino cerimoniale, rivolto verso la Mecca, la Città Santa dei Musulmani.
Quand’ebbe finito di recitare la preghiera del mattino, il ragazzo si alzò.
“Buon giorno, Isabella. – salutò, ripiegando accuratamente il tappetino – Dormito bene?”
“Bene, grazie.” rispose la ragazza.
“Dov’è Osor? Sei sola?”
“Veramente…non so dove sia. -Isabella accompagnò le parole con un gesto di diniego, poi riprese, assumendo un’espressione che all’amico parve alquanto insolita –Andò l’Intendente Renzi davanti al Faraone NebkauRa dicendo:
         “Mio Signore, ho travato uno di questi oasiti,  buono a parlare
           in verità. I suoi beni sono stati rubati: egli è venuto a supplicare..”,
“Ma che cosa stai dicendo?” la interruppe il ragazzo              
“Si tratta di un antico racconto didattico. – spiegò Isabella – E’ la storia dell’oasita facondo, contadino povero ma furbo, che, come il personaggio di un racconto medioevale, un certo Bertoldo, riesce a salvarsi il collo grazie alla propria eloquenza.”
“Conosci quel racconto? Dove l’hai letto?”
“Non l’ho letto. Mi sono svegliata questa mattina con strane visioni e questi versi nella mente.”
“Quali visioni? Quelle che ti manda il nostro Osor quando ti tocca la fronte col suo magico indice? – la ragazza annuì, Alì proseguì – Vuoi dire che puoi tornare laggiù senza l’aiuto di Osor? Per la Barba di Maometto! Racconta. Racconta.”
“Si tratta di sogni un po’ confusi. Ricordo chiaramente solo Mertseger… l’Antro di Mertseger. La principessa Nefer parlava con il principe Thutmosis dell’Antro di Mertseger.”
“Mertseger? Non era la Divinità Protettrice della necropoli di Tebe?” osservò il ragazzo.
“Mi pare di si. Nefer e Thutmosis, nei miei sogni parlavano di lasciare il Palazzo di nascosto e raggiungere la Sacra Grotta.”
“Quei due, ah.ah.ah… - rise Alì – dovevano fare una bella accoppiata insieme, ah.ah.ah!”
“Come noi due. Ah.ah.ah!” anche la ragazza rise.
“Che ne diresti di andare anche noi due a quella grotta? – propose Alì - Io so dove si trova. Forse potremmo trovare tracce di quei due.”
“Ne dubito, ma ci andiamo lo stesso.” assentì l’altra.

L’Antro di Mertseger, nel cuore della necropoli di Tebe, si apriva nella roccia lungo il sentiero che dal villaggio di Deir-el-Medina portava alla Valle delle Regine. Era una piccola grotta naturale scoperta ed esplorata durante una campagna di scavi  d’inizio secolo. L’ingresso era ancora, in parte, ostruito da sassi e sterpaglie e le rocce che la circondavano, immote nel tempo, parevano averne protetto il mistero.
I due ragazzi vi giunsero col giorno che andava già formandosi; sulle tonde colline disuguali, il sole aveva preso a navigare incontrastato signore.
“Quante risorse l’uomo ha bruciato per i propri morti.” esordì Alì indicando l’orizzonte roccioso, screpolato di anfratti, che custodiva tombe: pietre riarse che evocavano storie passate e raccontavano la devozione dell’uomo per i suoi simili.
“Cosa spingeva la gente a stipare le tombe dei loro Re di tanti tesori?”
“L’Immortalità! – esclamò il ragazzo; la luce riverberava sulla sabbia e sulle pietre e feriva gli occhi – Il Regno dei Morti doveva essere il riflesso del regno dei vivi. – disse infilandosi cautamente nell’antro. Il pavimento era coperto di una strato di sabbia da cui emergevano sporgenze pietrose; grosse pietre, forse franate, ingombravano anche le pareti laterali – Allora… senti qualcosa? – domandò – Quando si torna in un posto, rimane qualcosa nell’aria, capace di impregnarla di sé anche a distanza di tempo. Tu non senti nulla? Non ti pare di essere già stata qui?”
Quel posto, immerso nella penombra, aveva in sé qualcosa di arcano e misterioso; Isabella si strinse nelle spalle.
“Che devo dire? Non solo qui, ma in tutta la valle si respira aria di mistero. Da Medinet Habu ad Anb’ Naga, la necropoli in cui gli egizi seppellirono i valorosi principi che scacciarono gli Iksos…”
“Gli Iksos? – la interruppe il ragazzo, uscendo all’aperto - Quel popolo di Re-pastori che invasero l’Egitto? Il professor Ashraf sostiene che siano gli Ebrei della Bibbia scacciati dall’Egitto.”
“Personalmente non condivido quella teoria. – Isabella lo seguì di fuori – Ehi, Alì. Guarda.” disse indicando segni di terra smossa,  vanga e badili – Non ci sono scavi autorizzati, qui, che io sappia.”
“Già! Eppure qualcuno sta scavando proprio qui. Per la Barba del Profeta! - imprecò il ragazzo – Dobbiamo informare tuo fratello.”
“Non informerete nessuno, voi due. – una voce li sorprese alle spalle: Abdel il Rosso – E non andrete da nessuna parte. Questa volta non c’è
quell’infernale gorilla a proteggervi.”
”E’ vero. Accidentaccio, come dici tu! Quando c’è bisogno di lui, quello non si fa vedere!”