Cap. VI - seconda parte

Cap.  VI  -  seconda parte

Jasmine... principessa Jasmine - una voce la scaraventò fuori della bruciante visione; era Letizia, la figlia minore del mercante greco - Il tuo liuto. Hai lasciato il tuo liuto da Alina." diceva.
Jasmine si fermò, si voltò e Letizia la raggiunse e tese il prezioso strumento musicale.
"E' bellissimo e prezioso! - disse, accennando agli intarsi ed alle incrostazioni di preziosi - E' un liuto bellissimo e dal suono dolce ed intenso.. Deve essere opera di un valente artista."
"E' un regalo di Rashid." rispose la principessa.
"E' molto generoso nei suoi regali il rais dei Kinda." sorrise Letizia.
"Lui è generoso con tutti. - anche Jasmine sorrise - Con me, con Alina... con Selima..." aggiunse con forzata indifferenza.
"Ho visto lo specchietto che Selima si gingillava tra le dita continuando a dichiararne la provenienza, - assentì Letizia - Ma questo alud è assai più prezioso di uno specchietto. - aggiunse, poi continuò - Anche con Fatima, Rashid è stato molto generoso."
Jasmine fece seguire un attimo di silenzio. Stava pensando che Rashid era davvero generoso con tutti e che Letizia aveva ragione:  con lei era stato più generoso che con Selima.
"Fra due giorni  Fatima ed Ibrahim si troveranno alla presenza del Kady per unirsi in matrimonio e i doni di Rashid alla sposa sono preziosi e numerosi quasi quanto quelli dello sposo." - osservò, col sorriso nascosto sotto il velo assieme al resto dell'armoniosa figura.
"Fatima ne sarà soddisfatta. - convenne Letizia - Anche l'henné, mi hanno detto, che Ibrahim non ha fatto mancare, è stato estratto dalle foglie più rigogliose ed odorose di alcanna... I capelli, le labbra e le  unghie di Fatima - sorrise con dolce malizia - saranno i più luccicanti e profumati di Sahab, quando salirà sul cammello con il suo Ibrahim. - una pausa, che la ragazza riempì con un sospiro, mentre un bagliore le attraversava gli stupendi occhi azzurri - Sono davvero felice per Fatima. -  scosse il capo, poi confessò, con candore - Ero molto gelosa di lei quando ancora era legata da promessa ad Harith."
"La promessa fatta dallo sceicco Harith a Fatima non era promessa d'amore. ma di dovere verso la sua gente - precisò Jasmine - Harith è innamorato di te, Letizia, ma...  -  aggiunse   con soavità - anche se Harith avesse sposato Fatima, tu saresti stata la prima fra le sue donne..."
Letizia non la lasciò finire.
"Io non sarò mai la prima fra le donne di un uomo, ma l'unica. -  insorse. Lei, che di tutti  i sogni vissuti, delle gelosie represse, degli slanci trattenuti, di tutto questo si sentiva quasi in colpa  - Io non avrei acconsentito mai alle nozze con Harith, sapendo di dividere il suo cuore con altre donne."
La principessa Jasmine tornò a fissarla con quella soavità disarmante.
"Nella vita di un uomo - replicò - ci sono sempre altre donne."
"Una sola donna è importante nella vita di un uomo. - replicò a sua volta Letizia - E' quella che non gli fa rimpiangere di non avere altre donne e che ha in sè tutte le qualità che un uomo cerca nella sua donna:  che sia una donna forte, saggia, tenera, amabile, paziente e... innamorata... se poi  è anche bella e graziosa..."
""Tu... tu credi, Letizia, che esista una donna con tutte queste qualità?"
"Se l'uomo è un uomo innamorato... sì! - rispose Letizia  con altrettanto soave convinzione - Sì!  Un uomo innamorato riesce a vedere nella sua donna tutte queste qualità!"
"Ma un uomo può amare una donna anche se questa non possiede tutte quelle qualità e cercare in un'altra, le qualità che mancano  a quella... Per questo - aggiunse - Allah gli concede fino  a quattro mogli che abbiano tra loro affinità. "
Un breve silenzio, poi Letizia replicò, irremovibile nelle sue convinzioni:
"Cosa accadrebbe, a  qualcuna di loro, quando, in un attimo di incontrollato languore, l'uomo dovesse chiamarla con il nome o il vezzeggiativo riservato ad un'altra?"
"Hai dimenticato, piccola Letizia... - sorrise indulgente, sotto il velo, la bella principessa      araba -  Hai dimenticato le due qualità  che noni fanno mai salire alle labbra di un uomo il nome di un'altra donna, quando è con lei."
"Non ho dimenticato, Jasmine... Non l'ho dimenticato!... Dolcezza e soave remissività! Sono queste le qualità?... Docile e sottomessa... capace di intrattenere  il proprio uomo,      assicurargli piacere e godimento... Lo diceva la vecchia Alina a Fatima... Accendergli nel sangue desiderio e languida passione... con segrete  pratiche amorose..."
"Una donna come Selima?" non riuscì a trattenersi la principessa, con voce sommessa.
"Oh, no! No, Jasmine! - proruppe Letizia con enfasi - Quando un uomo guarda una donna come Rashid guarda la principessa Jasmine..."
Jasmine arrossì; la squillante risata del piccolo Kashi, le impedì la replica.
Il piccolo era in compagnia di Akim, di cui era diventato l'ombra inseparabile e che si avvicinò trotterellando felice e tendendo le braccia.

Selima trovò Rashid sull’uscio della sua tenda; era da solo, ma dall’interno provenivano voci. La donna non vi dette peso.
“Eccomi qui, mio signore,… - bisbigliò fissandolo con sguardo appannato da languida lussuria, il corpo burroso inarcato e teso in avanti – Eccomi qui per il tuo piacere.” sussurrò e gli si offrì con tutta la sfrontata, insaziabile voglia di sesso; gli si buttò al  collo.
Rashid rise ed inarcò leggermente la schiena all’indietro, sotto il peso di quella carne opulenta. Però non la trattenne. La posò a terra e le fece una fuggevole carezza sul bel faccione imbronciato e contrariato.
“Non ho voglia di fare sesso, Selima. – spiegò – Non è per questo che ti ho fatto venire qui. – lei gli afferrò la mano, cercò di trattenerla, ma Rashid la ritrasse e domandò, in tono deciso e risoluto – Che cosa puoi dirmi di quel giovane pastore arrivato con il vecchio… Viene dalla tribù dei Kaza, che è anche la tua tribù.”
“La mia tribù sono i Kinda!” fece lei con femminile astuzia; Rashid sorride e ripeté la domanda.
“Che cosa ne sai di quel giovane pastore Kaza?”
“Parli di quel pastore che è stato aggredito dalla tigre di Zaira? – fece la donna per tutta  risposta, poi aggiunse – Quel grosso gattone dovrebbe essere sorvegliato un po’ più da vicino.”
“Io invece credo che ad essere sorvegliato debba essere il tuo amico pastore.” fece la voce impercettibilmente alterata del predone.
“Perché? Di quali scorrettezze lo accusate?”
Anche Rashid rispose alla domanda con un’altra domanda.
“Tu conosci quel pastore? Che cosa sai di lui? Perché è venuto qui… A chiedere protezione. Sì. Lo so! – precisò il giovane al tentativo di lei di prendere la parola – Ma è questa as vera ragione?”
“E quale altra ragione ci potrebbe essere, mio adorato signore e padrone? “ replicò lei, melliflua e tentatrice, estremamente contrariata, però, avendo perfettamente capito il motivo di quell’incontro.
“E’ stata davvero necessità a condurlo qui?”
“E che cos’altro, allora?”
La stizza della contrarietà era in agguato, ma la donna cercò di tenerla a freno.
“L’inganno… forse.”
“Che cosa vuoi dire? Non capisco.”
“L’interesse che quel pastore ha mostrato per la principessa Jasmine - spegò il giovane –  e la sfrontatezza delle sue domande lo rendono sospetto.”
“Sospetto?” lo interruppe lei aggrottando la fronte.
“Stanno in agguato… oltre i confini di questa oasi… gli uomini di Hakam!”
“Quei pazzi sanguinari? – gli fece eco la Favorita – E tu credi che Abdel possa essere uno di loro? Abdel?… Ah.h.ah… - rise, gorgogliando ed ondeggiando in tutta la propria opulenza – Non hai visto quanto terrore c’era nei suoi occhi quando quella fiera l’ha aggredito ed atterrato?… - una pausa, riempita da un sospiro di languida delusione, poi riprese – Nessuno di quegli uomini sanguinari cede lo sguardo di fronte allo sguardo di una fiera… piuttosto il contrario!”
“E tu che cosa ne sai?” domandò in tono inquisitorio il rais.
“Jasmine… La principessa Jasmine l’ha detto.”
“Già! E’ per lei che temo! – anche Rashid ebbe un sospiro, poi soggiunse – Vai pure, Selima.  Allah sia con te!” e la salutò ancora con una carezza: fuggevole e distratta per lui, ma come liquido fuoco vivo per lei.
Rashid rientrò nella tenda e bevve il the che una delle donne di casa gli porgeva, poi chiese nuovamente di Jasmine.