Con la sposa erano rimaste solamente Jasmine e la piccola Agar, ma anche questa finì per allontanarsi e raggiungere il gruppo delle coetanee e quando infine arrivò anche lo sposo, che invitò la sposa a seguirlo, la principessa Jasmine si ritrovò da sola.
Anche lei si allontanò. Avanzò verso la distesa oltre la Fontana del Fico, che le ombre della notte avevano in parte risparmiato, lasciando alle fiamme del bivacco più vicino il compito di lasciare illuminata solo una piccola parte.
Jasmine guardò i palmizi alle sue spalle, anche questi contesi dalle tenebre, le cui foglie lasciate alla luce brillavano sotto la spinta del vento; guardò le stelle ed assaporò i profumi della notte e i suoni sommessi, lontani dal clangore della festa a cui aveva voltato le spalle.
Si fermò. Respirò a pieni polmoni l'aria fresca della notte, avvolgendosi dentro il mantello e fissando davanti a sé lo scenario illuminato dalla luna; il verso querulo e vicino di un uccello notturno.
Si girò. Tornò a guardare in direzione dei bivacchi, delle fiaccole appese alle tende, della folla festante, dei giovani con le carabine in mano, delle ragazze con i bricchi, di Rashid...
Rashid... Rashid e Selima!... Parlavano amabilmente e lui le stava sfiorando la guancia protesa... Rashid reggeva ancora le briglie del suo cavallo con cui aveva gareggiato assieme agli altri cavalieri e Selima...
Staccò gli occhi stupiti e furenti dai due e portò altrove lo sguardo.
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Rashid sorrideva, indulgente ma con sguardo indifferente: Selima era protesa verso di lui, il corpo inarcato e pronta a concedersi.
"Sai dove si trova Jasmine?" domandò, mentre affidava ad un ragazzo le redini del cavallo.
Selima sollevò verso di lui il capo con uno scatto rabbioso e negli occhi eccitati, l'ingordigia carnale andò immediatamente frantumando. Contrariata e offesa, in preda ad una dolorosa eccitazione, era troppo intelligente per illudersi:
"Vuoi andare da lei?" domandò a sua volta, nell'inutile tentativo di trattenerlo ancora per qualche istante, di impadronirsi di lui ancora per qualche respiro, nello spasmo di baci e carezze di cui non era mai sazia, di concupiscenza, di spasmi amorosi. La certezza della fine di un sentimento per lei ingordo come la fame l'atterriva più che mai. Lo sapeva da tempo che la fine era vicina; da tempo lui la possedeva, sempre insoddisfatto e mai pago, per poi mandarla via con un sorriso estraneo o una carezza distratta.
"Sai dov'é Jasmine?"
Rashid ripeté la domanda.
"L'ho lasciata con la sposa..." fu la risposta contrariata e velenosa di Selima, ma Rashid non le consentì nemmeno di terminare la frase e si allontano a lunghi passi.
Nello spiazzo davanti alla casa di Alina, Rashid non trovò la sposa, né trovò Jasmine, ma accettò la tazza di fumante the aromatizzato che portò alle labbra proprio mentre un disperato grido d’aiuto echeggiava nell'aria:
“La principessa Jasmine… hanno ferito la principessa Jasmine - il ragazzo che aveva gridato continuava a sbracciarsi per attirare l’attenzione – Forse… forse l’hanno ammazzata…”
Jasmine giaceva per terra in una pozza di sangue ai piedi della Fontana del Fico, con nel petto conficcato un breve stiletto.
La prima ad accorrere era stata Zaira e Rashid la raggiunse di corsa; si chinò su di lei con un grido disperato:
“No! No!… No!”
Una piccola folla faceva corona ai due; c’era anche Harith.
“Sono qui! – proferì lo sceicco – Quelle iene hanno avuto l’ardire di entrare nella tana del leone!”
“No!… No! No “ cotinuava a ripetere il rais.
”Li prenderemo, amico mio! Lotta senza quartiere ai Figli della Dea-Vivente… fino a che non ne resterà nemmeno uno in vita… Li prenderemo, Rashid… Li prenderemo e questa volta li stermineremo senza pietà!”
“No! No!” continuava a gemere Rashid inginocchiato accanto a Jasmine, la tunica, le mani, la faccia insozzate del sangue di lei; le labbra che sfioravano quelle di lei.
Le sentì fremere, d’un tratto, muoversi, sotto le sue e poi bisbigliare piano. A fatica.
“Se lima… è sta..ta Se lima… Se lima.. corsetto… cor…setto… ombra insa…nguinata… tenda… via… Rashid… Rashid… Ra…shid…”
Rashid sollevò il capo verso Selima, in piedi al suo fianco; nei suoi occhi tutto il furore e lo sconvolgimento della rivelazione; ma Selima si difese:
“Perché accusa me?… Non sono stata io… Io ero con te, Rashid. – pallida come un cencio, in piedi accanto a lui - Non sono stata io… Sta vaneggiando. La povera Jasmine sta vaneggiando. Vaneggia… - andava ripetendo la Favorita – Vaneggia…”
“Ombra.. corsetto insa..nguinato… cuscino…Rashid… Ra…shid…” continuava il delirio della povera Jasmine.
“Sì! – ammise con profondo dolore il giovane – Vaneggia.”
“Io ero con te, Rashid…”
“Sì, Selima… stai serena. Nessuno ti accusa. Eri con me…”
Rashid rassicurò la sua Favorita, poi si chinò a raccogliere sulle braccia il corpo senza sensi di Jasmine e la condusse nella sua tenda e l’adagiò sul grande letto e intorno a lei si avvicendarono le donne più anziane della tribù.