Jasmine reagì al farmaco in modo sorprendente e quando, tre o quattro ore dopo, riapriva gli occhi, la febbre era completamente calata e le forze in parte riacquistate.
Seduto al suo capezzale, Rashid le accarezzava dolcemente la fronte e la massa setosa dei capelli ancora bagnati di sudore.
Li lasciarono da soli.
Lui la chiamò, con i nomi più dolci e teneri e la sua bocca cercò la dolcissima curva, tra la nuca e il collo, che tanto lo inebriava. Il suo sguardo si tuffò in quello di lei che luccicava, verde e dorato, all’avvampare della luce del sole che penetrava dall’apertura della tenda; verde e limpido… troppo limpido per pensare ad un vaneggiamento, quando lei tornò ad accusare:
“Dov’è Selima? – domandò, tentando di sollevarsi su un braccio, ma ricadendo all’indietro – Voglio chiederle di persona perché mi ha conficcato quel pugnale nella spalla.”
“Selima?” fece lui di rimando, mostrando una faccia sinceramente stupita.
“L’ho già detto. E’ stata Selima ad aggredirmi davanti alla Fontana del Fico.” insistette lei.
“Non è possibile, tesoro mio. – le sorrise lui accarezzandole la guancia come si fa con una bambina spaventata – Selima era con me quando sei stata aggredita.”
“No!”
“Invece sì, mio tesoro! – continuava a sorriderle e ad accarezzarla lui – S’ era appena allontanata da me quando le grida di Abdul hanno spinto i miei passi verso la Fontana del Fico e..”
“Il corsetto!… il corsetto di Selima è sporco del mio sangue.” lo interruppe nuovamente lei, quasi con veemenza.
“Non ho visto nessun corsetto sporco di sangue addosso a Selima.” insistette Rashid e Jasmine, facendo convergere su di lui uno sguardo in cui parevano essersi concentrati tutta l’amarezza e lo sconforto di questo mondo:
“Non mi credi?” disse.
“Oh!… Luce degli Occhi Miei! – proruppe il grande predone con voce più dolce e carezzevole che mai - Tu hai subito una grave aggressione, amor mio, ed hai la mente ancora offuscata… Quando starai meglio, ogni cosa apparirà nella sua vera luce, tesoro mio…”
“Vedo già le cose nella loro luce, Rashid e so già da dove arriva il pericolo.”
“Non temere, mio bene. – cercò di rassicurarla lui - Io non permetterò più a nessuno di farti del male, Jasmine. …Non farai un sol passo senza essere sorvegliata e..”
“Credi davvero, Rashid, che io abbia bisogno di essere sorvegliata? - insorse lei con lieve sarcasmo – Mi credi davvero una tenera colomba da proteggere da falchi ed avvoltoi?… Io so difendermi da sola, Rashid… - incalzò quasi con durezza - Non mi occorre protezione… e non ne voglio… Oh! – fece un lungo respiro, poi girò il capo dall’altra parte – Sono stanca. – disse – Sono molto stanca… Vorrei riposare, Rashid e… restare da sola.”
Rashid assentì col capo e a malincuore si allontanò, con la sensazione che deve provare l’assetato che sente l’acqua sfuggirgli di tra le dita senza potersi dissetare.