"E' stato Ben. E' un uomo senza onore!" scandì a dentri stretti lo sceicco.
"Appena messo piede nella sabbia - interloquì Ashraf - quel serpente di un Kaza ha dato il segnale d'attacco ai suoi uomini appostati laggiù, nella speranza di coglierci impreparati."
Il giovane tese un braccio in direzione di un gruppo di cammellieri dagli svolazzanti mantelli color dattero. Avanzavano compatti, in una nuvola di polvere iridescente e nel frastuono assordante di una rabbiosa scarica di fucili. Sempre al galoppo coprirono i primi trecento metri del mezzo miglio che li separava dall'oasi.
"Dov'é Rashid? - domandò l'inglese puntando la sua carabina sul gruppo in movimento - Dove sono Rashid ed Ibrahim?"
Gli rispose, proveniente dalle spalle dei cammelli al trotto serrato, un urlo che gli gelò il sangue nelle vene: lo conosceva perfettamente, quell'aggliacciante suono , ma, come sempre, gli percorreva la schiena con un brivido incontrollato.
Era il grido d'attacco del grande predone di Ar-Rimal.
Rashid e i suoi uomini apparvero all'improvviso, sciamando lungo i viottoli che il vento continuava a incidere sulla superficie delle basse dune, come un esercito di termiti guerriere fuori del territorio. Erano più di cinquanta e piombarono con furia incalzante sugli uomini di Ben.
"Ecco dove sono! - esclamò il lord montando a cavallo e spronandolo sulla scia di Harth e Ashraf i quali si erano già lanciati in avanti - Ecco dov'é quel diavolo di un predone. Ah.ah.ah... - ghignò soddisfatto - Non smentisce per nulla la sua fama... il Leone del deserto. Quel povero Ben è una quaglia che finirà presto nel carniere del rais dei Kinda.. Oh! - di colpo si lasciò sfuggire un'esclamazione soffocata. - Oh! Amud!... Quello è il cavallo di Amud... E' imbizzarrito e sembra ferito.. Forse... forse è ferito anche Amud..."
C'era il cavallo di Amud ad una decina di metri da lui e correva all'impazzata.
Il lord s'avvide subito che il cavaliere era in difficoltà; pochi minuti e vide il cavallo trascinanrsi dietro, sul suolo sabbioso e ciottoloso, il corpo disarcionato del suo cavaliere.
Spronando il cavallo in quella direzione, l'inglese puntò la sua carabina e pum, pum, pum... fece tre volte fuoco: la staffa che teneva prigioniera la gamba del giovane figlio dello sceicco Aws cedette e Amud fermò la sua corsa.
Accerchiati dagli uomini di Rashid e da quelli di Harith, gli assalitori, intanto si erano arresi quasi tutti, eccetto un paio di uomini che continuavano ancora a sparare.
Raggiuntp il giovane Amud disteso per terra, sir Richard smontò di sella, lo sollevò e lo issò sul suo cavallo, poi montò dietro di lui; d'intorno, alcuni feriti gemevano e si trascinavano e i loro animali correvano lontano all'impazzata; un cammello quasi travolse il suo cavallo.
L'inglese evitò lo scontro, poi puntò in direzione dell'oasi e lanciò il cavallo al galoppo serrato.
Un fischio ed un lampo accecante davanti agli occhi, all'improvviso, cui seguì una sensazione dolorosa e inattesa nel cervello, poi il lord s'accasciò sul ferito, davanti a sé, e si lasciò trasportare dal cavallo.
Amud uscì dalla disastrosa avventura solo con qualche ammaccatura ed un profondo senso di riconoscenza verso il lord inglese: con quei tre magistrali, infallibili colpi, sir Richard aveva salvato la vita a lui ed al suo cavallo e l'inglese sapeva benissimo quanto un beduino fosse legato al proprio cavallo.
In realtà, anche la sua ferita era solo di striscio e non destò alcuna preoccupazione. Se non in Zaira, la quale se ne sentiva la sola, vera responsabile a causa di quel bacio appassionato che lui le aveva rubato prima di affrontare il fuoco.
"Kalì! - andava ripetendo angosciata - E' stata Kalì a guidare la mano dell'uomo che gli ha sparato. Lei è implacabile! E' implacabile con chi osa sollevare anche solo lo sguardo su una creatura che le appartiene!"
Quella sera Zaira dormì di un sonno assai agitato; era rimasta a lungo sveglia pensando all'uomo che, pur senza volerlo ammettere, sapeva di amare. Pensava a lui con timore e trepidazione: lei conosceva Kalì e la sua implacabile natura.
Quando riuscì ad addormentarsi i suoi sogni furono tormentati e confusi e con la sensazione di trovarsi nel vortice del sam la cui furia l'aveva risparmiata nel deserto.
"Non allontanarti da me!"
Un tuono le scoppiò nel cervello ed una figura le comparve davanti, avvolta di fiamme, nelle sembianze della dea Kalì, dalle sei braccia e dalla dirompente energia.
"Il vincolo che ti lega a me non è ancora sciolto. Tu appartieni a Kalì ed a nessun mortale... a nessun mortale..."
Zaira si svegliò di soprassalto, tremante e fradicia di sudore gelido, rimanendo annichilita e rannicchiata nel suo angolo di terrore.
Nell'oscurità sentiva il respiro leggero di Jasmine stesa sulla stuoia accanto alla sua. Si alzò cercando di non far rumore per non svegliarla e sgusciò fuori della tenda che odorava ancora del profuno delle rose, delle ortensie e dei rampicanti con cui il giorno prima, Rashid l'aveva trasformata in "giardino" per Jasmine.
L'aria era fresca e lei si strinse nel mantello.
Nel cielo, nascosta da una nuvola di passaggio, la luna navigava lenta, ma tornò subito, chiara e argentea e illuminò una figura informe fra le ombre proiettate al suolo.
"Kalì!" balbettò spaventata.
La figura si mosse e Zaira chiuse gli occhi atterrita.
"Zaira... - era Akim e le andò vicino - Non dormi? Che cosa fai qui fuori?... Ma tu stai tremando." esclamò il piccolo mago tendendo le braccia in cui la ragazza corse a rifugiarsi.
Era cresciuto Akim e il fisico si era irrobustito e prometteva forza e vigore per l'età matura; anche la voce era mutata: più profonda.
"Che cosa ti è accaduto, Zaira, sorellina mia?" domandò.
"Kalì! - balbettò la ragazza - Kalì mi è venuta in sogno per rimproverarmi ed ho creduto che fosse ancora lei tra i cespugli del fico della fontana." aggiunse indicando le ombre che l'albero di fico spargeva per terra disegnando bizzarre figure.
"Rimproverarti per cosa?" domandò il ragazzo.
"Per aver dimenticato di essere una creatura che appartiene a Kalì." rispose.
"Una Kumari! - assentì in tono grave il ragazzo - Tu se una Kumari e lo spirito della dea Kalì dimora nel tuo cuore e nel tuo spirito."
"Ho permesso ad un mortale di entrare nel mio spirito." gemette lei.
"Sir Richard? - domandò Akim ed allo stupore di lei aggiunse - Non è un segreto per nessuno che il cuore dell'amico inglese batte per la figlia del saggio Mayrana."
"Ma questo non è bene! - tornò a gemere Zaira - Io temo per lui. Kalì gli ha già inviato un chiaro segno della sua collera. Io non posso appartenere a nessun mortale fino a quando Kalì non manifesterà con un segno divino la sua volontà di lasciarmi libera."
"Un modo c'é per sollecitare quel segno divino." la sorprese il ragazzo.
"E come?" domandò Zaira.
"Attraverso il Rito di Purificazione." rispose semplicemente Akim.
"Il Rito di Purificazione!" ripeté Zaira girandosi verso di lui e lasciandosi guidare verso la sua tenda come una bambina spaventata, ma fiduciosa e piena di speranze.