Di colpo Rashid capì. Capì che mille volte lei aveva sognato di fare l'amore con lui e si sentì quasi in colpa. In colpa per quel poco, quel nulla che aveva dato ad altre donne, quasi che quel poco e quel nulla, l'avesse sottratto a lei per darlo ad altre... compreso Selima. Capì la sua gelosia e non riusciva decidersi se farsi vincere dalla tenerezza o dalla passione.
Tornò ad affondare la bocca sulla carne norbida, vellutta ed eccitata tra gola e seno e mentre con un braccio la stringeva così forte da farla gemere, con l'altro si spinse giù, sui fianchi e sul grembo, fino quasi a raggiungere l'inguine.
Le dita di lei, di entrambe le mani, intorno al busto di lui si contrassero fin quasi a conficcargli le dita nella pelle, poi il contatto con la diversità di lui, così stupefacente, così terrificantemente eccitante... Jasmine gli si abbandonò totalmente, ma Rashid allentò la stretta e lo spasmo divenne carezza... tenerezza. Lei quasi se ne stupì.
Le braccia di lui, forti e dure come la roccia, la sollevarono; Rashid se la pose in grembo e i loro volti si sfiorarono e gli sguardi si fusero, l'uno dentro quello dell'altra e Jasmine comprese: comprese che Rashid non l'avrebbe mai trattata come una Favorita e gliene fu grata. Gli posò la testa sulla spalla in felice, fiducioso abbandono.
"Rashid.. io..." sussurrò, trattenendo gli ultimi brandelli di pudore, tutti rannicchiati nei luminosi occhi verdi.
"Lo so, amore mio. Lo so!... Non devi aver paura. Sarò molto delicato, mio tesoro. Non temere..."
Un brivido l'attraversò, mentre le labbra di lui tornavano a cercare la sua bocca e le mani la percorrevano e la spogliavano; un brivido così profondo da darle la sensazione di vacillare. Si accorse di essere distesa al suolo e Rashid era sopra di lei, a torso nudo; vedeva l'aria rilucere al chiarore della luna piena e vedeva il belvolto di lui trasfigurato dalla passione. Chiuse gli occhi e un'altalena di emozioni l'afferrò.
Un'altalena di emozioni afferrò entrambi, un groviglio di sensazioni, un intrecciarsi di respiri ora corti e ora lunghi. I respiri si fecero calmi, placidi. Il capo di lui fremeva contro la spalla di lei, il suo petto ansimava e le gambe erano avvinghiate a quelle di lei; le dita le accarezzavano dolcemente la schiena.
Ancora lui cercò la bocca di lei e quando le labbra la lasciarono per saziarsi altrove, Rashid la vide reclinare il capo dolcemente di lato, completemente abbandonata... completemente arresa... completamente rilassata. Rilassato il grembo... rilassata la pelle intorno all'inguine. Un dolore acuto la fece gemere, subito seguito da una sensazione di sconfinato piacere che la trasportò insieme a lui in una dimensione irreale e magica. Giacquero, infine, storditi, ma appagati e felici.
Rashid continuava ad accarezzarla, sempre stordito di voluttuoso piacere, poi, di colpo la sentì irrigidirsi fra le sue braccia ed esclamare, con voce alterata :
"Quell'uomo! Quell'uomo con Selima... Io lo conosco..."
Rashid quasi se ne stupì ed ebbe un moto di contrarietà.
"Che cosa dici?" proruppe.
"Conosco quell'uomo... l'uomo che è insieme a Selima... Io l'ho visto nei sotterranei del Tempio..."
"Di quale uomo stai parlando?... Chi c'é con Selima?" domandò lui, in tono assente, quasi indifferente, girandosi nella direzione indicata; in tempo per vedere Selima, a qualche decina di metri da loro, chinarsi per raccogliere qualcosa da terra.
"Di quale uomo parli? - tornò a domandare, sempre in tono leggermente contrariato - Non vedo nessun uomo insieme a Selima." fece osservare.
L'uomo era scomparso.
"C'era un uomo con lei, Rashid... e io l'ho visto nei sotterranei del Tempio... Stava parlando con Selima... come se si conoscessero... Devi credermi, Rashid... Devi credermi..."
Rashid la guardò con quella spolendida disinvoltura capace di coprirle di rossore il volto; le fece una tenera carezza e le sussurrò piano all'orecchio:
"Jasmine... Luce degli Occhi miei!... Io amo te e non potrei amare nessun'altra..."
"Ma..." tentò di replicare lei.
"E non temere. - proseguì lui - Non permetterò a nessuno di farti del male. A nessuno!... Hai capito?"
Con tenerezza, Rashid le sollevò il mento, ma lei lo respinse, con una fermezza che non le aveva mai visto prima, poi la vide alzarsi e in silenzi ricomporsi vesti e capelli.
Anche Rashid si alzò; le si avvicinò, protese nuovamente le braccia, ma nuovamente si vide respinto e finalmente lei, che si calava il velo, come per dire che i suoi liberi sguardi la offendevano, fece sentire la sua voce; quasi in un sussurro.
"Tu non mi credi, Rashid ed io non ho altra scelta: fuggire da quella gente oppure nascondersi, non serve... C'è un solo modo per spezzare la catena che mi lega a quella gente sanguinaria..." e con quelle parole lei gli voltò le spalle.
Conscio di averla ferita con le parole e l'atteggiamento, Rashid fece l'atto di seguirla, ma un grido d'allarme, proprio in quel mentre, la voce di Akim, lo fermò.
Corse come gli altri verso il ragazzino, che aveva Kasha, la pantera di Zaira, al guinzaglio.
Kasha stava scavando nel terreno, come faceva quando nascondeva del cibo, ma a riaffiorare dal terreno fu qualcosa d'altro.
"Ma... ma quello è il corsetto di Selima" esclamò Akim, reggendolo con la punta di un lungo ramo.
Rashid l'afferrò; la sua faccia si rabbuiò.
"E' sporco di sangue... - proruppe - Ecco perché Kasha l'ha dissepolto... ha sentito l'odore del sangue! Diceva il vero... La mia Jasmine diceva il vero: è stata Selima ad aggredirla e ferirla al Pozzo del Fico... Devo correre da lei." aggiunse, facendo l'atto di allontanarsi, ma la vocetta scomposta di Agar, l'ultimogenita di Alina, attirò tutti nuovamente verso il Pozzo: steso per terra c'era un uomo ed accanto a lui giaceva il mantello di Jasmine ed era macchiato di sangue.
Rashid si precipitò in quella direzione e si lasciò sfuggire un ruggito di dolore e di rabbia; raccolse da terra il mantello e se lo portò al petto e poi al volto.