Capitolo II - seconda parte

Capitolo II  -  seconda parte


Sull'uscio di casa due donne erano in attesa e quando si accorsero della presenza di estranei si ritirarono immediatamente; ricomparvero subito dopo, richiamate da Ashraf, con i volti coperti da finissimi jasmac di lino.
"Asada." chiamò il pescatore.
"Che cosa è successo?" chiese la donna avvicinandosi premurosa al marito.
"Hanno tentato di rubarmi la perla di Ashraf. - spiegò l'uomo  Ma questi amici l'hanno recuperata ed hanno salvato la mia vita. Il pirata Yazid mi avrebbe lasciato morire dissanguato." aggiunse mostrando la mano ferita.
"Quel pirata è di nuovo qui?" esclamò la donna con accento preoccupato.
Entrarono tutti nella casa.
Amina si dette subito da fare per preparare the aromatizzato ed accatastare cuscini su cui invitò gli ospiti a prender posto. Solo aRshid e Harith sedettero; Ashraf si stava prendendo cura dei cavalli e il lord chiedeva ad Asada bende e acqua.
Asada era davvero molto bella; anche attravero il velo era facile capirlo.
Era tenera e premurosa con il suo uomo ed un po' intimida dal tono imperioso dell'inglese.
Con in mano bende e acqua fresca guardava il lord che si prodigava con un unguento estratto dal'interno della casacca: un po' dell'unguento che Zaira gli aveva dato prima della partenza.
"Ha perso molto sangue. - spiegò sir Richard alzando il capo dalla mano ferita - Per questo è così debole. - proseguì, poi ebbe un rassicurante sorriso - Con questo unguento, però, si ristabilirà presto."
Evitando di chiamarla per nome, nel rispetto delle usanze arabe che vietavano ogni confidenza con le donne,  il lord continuava a fare cenni col capo.
"Se Allah ha voluto sottoporci a questa prova, noi dobbiamo accettare la sua volontà... la sentì dire  -  I suoi disegni sono imprescrutabili e non sono un capriccio, ma nascondono sempre un beneficio."
Il lord girò nuovamente il capo verso di lei e per un istante gli parve di avere di fronte sua madre: la disarmante semplicità di quella donna lo commuoveva.
Anche Yizad sollevò il capo e  guardò la sua donna.
"Le tue parole, mio bene, vogliono dire qualcosa che da tanto attendiamo?" disse.
"Sì!"
Un monosillabo. Ma vi era racchiuso il mondo intero e anche sir Richard capì.
"Avremo un figlio, sahib. - proruppe con voce raggiante il pescatore - Lo abbiamo atteso da quando il nostro villaggio si riunì per festeggiare le nostre nozze e sono passati otto anni."
Pallido e lo sguardo febbricitante, l'uomo tentò di sollevarsi dalla stuoia su cui la moglie lo aveva fatto stendere; voleva  abbracciarla, ma non ci riuscì e ricadde all'indietro, senza però abbandonare il sorriso e al fratello che stava entrando in quel momento disse:
"In questa casa ci sarà presto un bambino, fratello mio."
Ashraf si precipitò verso la cognata, le prese la mano e la coprì di baci.
"Allah è grande, sorella mia!  -  disse, con lo stesso tono del fratello, poi a questi - La tua gioia deve esssere grande. fratello!"
"Non permetteremo ad Asada di tornare ad immergersi. Vero, Ashraf?" disse il pescatore.
"Non lo faremo. Allah ci aiuterà!" assentì con convinzione il fratello.
Rashid, che aveva ascoltato in silenzio, prese da una delle bisacce un sacchetto e lo porse a Yizad.
"Allah ti sta già aiutando, amico mio. -  disse semplicemente, poi, al cenno di diniego dell'uomo - Sono per il bimbo che nascerà e per sua madre."
Mentre l'unguento agiva sul ferito facendolo scivolare in un sonno ristoratore, Asada si accostò al grande predone: nella piccola mano bruna spiccava la perla di Ashraf.
"Se sarà un bimbo gli daremo il tuo nome, sahib e se sarà una femmina avrà il nome di colei che è favorita nel tuo cuore ed io sarò debitrice di questa perla con Ashraf fino a quando non ne avrò pescata un'altra. - Asada si interruppe: aveva scorto sul bel volto del rais una espressione di profonda tristezza, tuttavia riprese - Questa perla insanguinata con il sangue del mio uomo è un segno della benevolenza di Allah, che ha condotto amici generosi nella sua casa modesta."
"Stai parlando con Rashid, il rais di Ar-Rimal, sorella mia." interloquì con sussiego il giovane Ashraf.
"Sono soltanto un uomo infelice. - gli occhi di Rashid bruciavano come carbone ardenti - La mia donna è stata rapita e noi stiamo inseguendo i rapitori.  - spiegò, girandosi a guardare la donna  - E vi siamo grati di questa ospitalità."
"Prendi la perla, allora. - lo sorprese Asada - Forse sanguinerà ancora, ma sono certa che ti porterà fortumna come ha fatto con noi e donala alla tua donna... - un attimo di esitazione -... quando l'avrai ritrovata... insieme a questo gioiello. -  maggiunse con un  sorriso quasi  di scusa -  Volevo farne un dono alla sposa di Asfraf per le sue nozze, ma il mare è uno scrigno tanto grande e ricco di cose preziose... Troverò qualcosa d'altro  per lei."
Rashid tese la mano verso il medaglione, ignorando completamente la perla: era improvvisametne impallidito.
"Dove lo hai trovato?" domandò, visibilmente sconvolto.
"Tra i rami di un corallo." spiegò la donna.
"Quando?" incalzò il rais.
"Solo qualche ora prima del vostro arrivo.- spiegò lei - Ma... tu mi sembri turbato, sahib..."
Rashid non la lasciò finire.
"Questo medaglione appartiene alla mia donna. Io stesso gliel'ho donato. C'é il suo ritratto custodito all'interno ed io solo ho la chiave per aprirlo."
Harith e sir Richard, nel frattempo, si erano avvicinati e così Amina ed Asraf, poi Rashid impugnò la minuscola chiave che portava legata al collo e l'aprì.
Il medaglione passò di mano in mano prima di tornare in quelle di Rashid.
"La principessa Jasmine! - esclamò Ashraf - E' la principessa Jasmine, vero, sahib? ... Guarda... guarda anche tu, Amina."
"E'... è bellissima!" esclamarono insieme i due giovani.
Amina passò il ritratto ad Asada, che lo rese al grande predone di Ar-Rimal.
"Sapresti tornare nel luogo dove l'hai trovato?" domandò sir Richard.
"Certo! - rispose Asada - Sono pronta ad accompagnarvi anche subito."
"Scenderò io sott'acqua. -  si offrì il giovane Ashraf  -  Tu ci   indicherai il posto... se loro - indicò gli ospiti - sono in grado di stare in acqua come in terra."
"Sappiamo nuotare. -  lo rassicurò il rais ed allo sguardo di stupore comparso sul volto del ragazzo - Lui è inglese. - spiegò, mentre continuava a contemplare con animo tormentato lo stupendo volto che gli sorrideva dal medaglione e fu  proprio  nell'atto di portarselo alle labbra a fare la sconvolgente scoperta - Per Allah!... Questo non è il volto della mia Jasmine...   -  proruppe  - Jasmine ha gli occhi azzurri e la sua fronte è pura e senza nei..."
Sir Richard gli strappò quasi di mano il gioiello e lo fissò con estrema attenzione:  il colore degli occhi della ragazza che sorrideva dal ritratto erano neri come l'ebano  d'ebano ramati era il colore capelli e non castano dorato come quelli della principessa Jasmine. E quel grande neo sulla fronte, che rendeva così misterioso lo sguardo della ragazza che sorrideva  dal medaglione, Jasmine non lo aveva.   Jasmine, invece, era sull'angolo destro del mento che esibiva un segno di disinzione: una minuscola voglia dalla vaga forma di stella.
"Questa ragazza non  è la principessa Jasmine!"  confermò  il lord inglese.
"E' vero!" convenne lo sceicco Harith quando anch'egli ebbe il medaglione fra le mani.
"Per tutte le balene dell'Oceano! -  proruppe l'inglese, accantonando la proverbiale flemma - Tutto questo ci pone davanti ad un enigma da risolvere...Se la tua  chiave ha aperto questo medaglione, Rashid, amico mio... questo che abbiamo davanti deve essere proprio il medaglione della principessa Jasmine..."
"Ma il ritratto non è della mia Jasmne!"  insistette cupo il rais.
"Abbiamo un mistero da scoprire e prima lo risolveremo, meglio sarà!"
"Una cosa è certa. -   continuò sempre più  cupo  Rashid - Hakam si nasconde da queste parti e Jasmine si trova con lui!"