Ashraf e gli altri avevano raggiuntola barca di Zyiad quando furono raggiunti da un ragazzo.
"Allah vi tenga in buona salute." salutò.
"Allah sia generoso anche con te, Amin. - era il figlio del fabbro - Possiamo fare qualcosa per te?" domandò Ashraf.
"Mi manda mio padre. - rispose quello - Ho un messaggio per un uomo di nome Rashid."
"Sono io Rashid. - il giovane si fece avanti, facendo convergere sul ragazzo lo sguardo da aquila -Quale messaggio mi manda tuo padre?"
Era a torso nudo, come i compagni, i muscoli potenti guizzanti sotto la pelle bruna per colorito, forgiati da fatica ed esercizio, le spalle atletiche.
"Devo riferirti che un uomo desidera parlare con te, se sei proprio l'uomo che cerco."
Piccolo e smilzo, il ragazzo, dieci o undici anni, lo guardò dal basso verso l'alto, socchiudendo gli occhi all'ingiuria del sole, già alto a quell'ora del mattino.
"Sono io. - rispose il rais - Chi sarebbe colui che vuole parlarmi?"
"Io non lo conosco, sahib. E' ospite di mio padre." spiegò il ragazzino tirando su col naso e scrutandolo fisso in volto.
"Non può essere Ibrahim. - Rashid si girò verso destra, in direzione di sir Richard che procedeva di un passo dietro di lui e che aveva assunto un'aria dubbiosa - Ci avrebbe raggiunto invece che inviarci un messaggio." disse.
"E se fosse un tranello?" interloquì il lord, ma Asada, al suo fianco, scosse ilcapo.
"Nessun tranello, sahib. - intervenne - Conosco bene il padre di Amin e poi... - la donna fece seguire una breve pausa -... siamo gente d'onore, qui... che si protegge e non si danneggia." aggiunse con velato accento di rimprovero.
Il lord inglese assentì col capo. Nel lungo peregrinare per mari e coste quale Ispettore della Compagnia di Navigazione di Sua Maestà la regina Vittoria, aveva avuto modo di apprezzare il valore della solidarietà e dell'onore di quella gente. Sapeva che, come nel deserto un uomo poteva contare perfino sul suo nemico per un sorso d'acqua, anche sulla costa, la solidarietà era più potente di qualunque conflitto o contrasto sociale o di classe.
Lo ripeteva sempre ai suoi concittadini, nei rari viaggi di ritorno in patria, che l'uomo sapeva rendersi solidale là dove la natura era più forte di lui: nel deserto, come in pieno oceano.
"Ci andrò! - Rashid accettò di buon grado il velato rimprovero della donna - Tranello o non tranello!"
"Vengo con te." si offrì il lord.
"No! - rispose senza esitazione il rais - Io ed Harith torneremo assieme a questo ragazzo alla forgia di suo padre e voi cercherete il posto dove è stato rinvenuto il medaglione... E' meglio così! Noi due saremmo d'impaccio per gente di mare come voi."
Così fecero. Rashid e il suo sceicco seguirono il giovanissimo Amin fino alla bottega del padre, mentre il lord ed Ashraf si dirigevano verso la barca insieme alla donna. Qui, quattro, sei, dieci mani si sporsero sui bordi per spingerla in acqua.
Sir Richard si guardava intorno con aria stupefatta: da dove spuntava tutta quella gente, si chiedeva. Chi era e perché era lì? Non tardò molto, però, a comprenderne la ragione; comprese anche il messaggio contenuto nel velato rimprovero di Asada: qui la gente si protegge e non si danneggia, aveva detto.
Gli era chiaro anche da chi quella gente doveva proteggersi: dal mare! Quel Dio potente che dava vita e la sottraeva; che vincolava a sé i popoli per generazioni, li temprava con la sua forza e la sua violenza, ma li rendeva solidali nel generare un baluardo capace di sfidarlo.
Ecco perché, si disse, a spingere in acqua la barca c'era tutta quella gente.
Capitolo III - L'Immersione (prima parte)
