La barca prese il mare.
Poche miglia, nel più assoluto silenzio, se non lo sciabordare dell'acqua contro la fiancata e il rumore dei remi, poi Ashraf fermò la barca e tirò i remi, che sistemò sul fondo; sir Richard osservava in silenzio ogni suo gesto.
Alto, snello, bruno e non solo per colorito naurale, Ashraf si girò, infine, verso sir Richard poi fece convergere lo sguardo verso Asada, alle spalle del lord, che faceva l'atto di slacciarsi la lunga tunica verde che le nascondeva i segni della gravidanza.
"Sahib. - la voce della donna lo costrinse a voltarsi - Puoi ancora rinunciare a scendere di sotto. Io sono..."
"No! No! - il lord scosse il capo ben deciso ad affrontare l'immersione - Scenderò io con Ashraf. Voi, signora, sorveglierete che tutto proceda bene." e intanto che parlava si liberava
degli indumenti superflui.
La donna volse lo sguardo altrove; Ashraf, invece, si girò a guardarlo e non poté non notare il contrasto tra la pelle di faccia e mani, scurita dal sole e il colorito quasi pallido del corpo.
Alto quanto Ashraf e snello come lui, sir Richard esibiva un fisico scattante ed elegante, che la vita militare prima ed avventurosa successivamente, avevano irrobustito e reso atletico e prestante.
I due erano nudi, se si eccettuava una fascia stretta intorno ai fianchi che, passando in mezzo alle gambe, andava ad annodarsi in vita: un abbigliamento adatto all'immersione. Una pietra legata al piede ed assicurata ad una corda ed i due si tuffarono per ripetere il rito che i pescatori di perle ripetevano da secoli.
L'immersione non durava mai più di mezz'ora e la profondità da raggiungere non superava mai i quindici o sedici metri e sulla barca c'era sempre qualcuno pronto ad intervenire in caso di bisogno.
Asada era sulla barca a sorvegliare l'immersione.
I fondali marini non erano del tutto sconosciuti al lord inglese. ma il paesaggio sommerso che lo accolse appena sotto la supoerficie, gli offrì l'emozione di uno spettacolo assai più grandioso di quello conosciuto lungo le coste scozzesi. La prima emozione che andò loro incontro la offrì un favoloro drappo verde galleggiante che fioriva, leggiadramente mosso dalla brezza: il plancton che galleggiava sul mare, il primo anello della catena drlla vita. Miliardi e miliardi di organismi in vagabonda prigionia delle correnti che si offrivano a loro volta come nutrimento di altre creature.
L'acqua era trasparente, là dove riusciva a penetrare la luce, ma più in profondità, dove cominciava il buio, lo spettacolo si faceva incomparabile: gioielli viventi di rara bellezza e vivacità di colori; meraviglie nascoste di stravagante originalità.
Attratto, catturato da tanto splendore, sir Richard neppure avvertì il lieve disagio che comiciava ad avvilupparlo, la pelle delle dita che cominciava a sbiancare, le gambe che appesantivano e il cerchio intorno alla testa.
Ashraf, però, conosceva fin troppo bene i rischi di un'immersione prolungata per un principiante e gli fece cenno di risalire.
Risalirono subito e salire non fu meno affascinante che scendere: quanto non era stato notato durante l'immersione, fu scoperto durante la lenta enersione: lenta per permettere al corpo di riadattarsi al ritmo di respirazione.
Raggiunsero la superficie e l'acqua sulle loro teste andò facendosi sempre più leggera e trasparente. Passarono accanto ad un piccolo anfratto e un'antica brocca, testimonianza di scontri pirateschi in quelle zone, attirò l'attenzione del lord. A sorprenderlo maggiormente, però, fu soprattutto il magnifico ramo di corallo che vi aveva preso dimora: una minuscola colonia ch'era riuscita a svilupparsi su quel rottame.
Il lord non riuscì a resistere alla tentazoione e fece un cenno al ragazzo; Ashraf, che teneva ben stretto fra i denti il suo kangiar dalla ricurva, affilatissima lama, con un colpo secco staccò l'anfora dal fondo.
Ripresero a salire, lasciandosi di sotto il blu cupo e impenetrabile dell'abisso ed andando incontro al digradare di un azzurro dalle meravigliose sfumature fino a raggiungere la trasparenza e il mare mostrò le sue meraviglie: coralli a colonie, isolati o a bastoncelli che li sfioravano ad ogni bracciata.
Sir Richard si trovò d'un tratto il braccio quasi impigliato in una selva di lunghi, esili bastoncelli ondeggianti. Ricordò di averli già visti su un libro di Scienze Narurali e li riconbobbe subito . Non immaginava, però, così da vicino, che il tocco di quella splendida frusta vivente potesse essere così eccitante.
"Coralli a frusta" li chiamava sir Reginald, lo zio da cui aveva ereditato nome e passione per l'avventura, quando da ragazzo glieli mostrava sul libro.
Pochi metri dalla superficie e l'onda si delineò chiara, sopra la testa; poche bracciate e i due riemersero scuotendosi l'acqua di dosso.
Il primo a sailire sulla barca fu Ashraf che tese subito le mani verso di lui, ancora in acqua.
Sir Richard sollevò il capo; Asada era ritta in piedi, al fianco del ragazzo; il lord fece l'atto di porgerle la parola, ma l'espressione terrorizzata dipinta sul volto della donna lo fermò, costringendolo a dirottare lo sguardo nella direzione in cui era puntato quello di lei: nord-est dell'isola corallina, verso cui un banco di nebbia stava correndo veloce.
"Per tutte le blene dell'Oceano! - proruppe aguzzando la vista - Per tutte le balene dell'Oceano! - ripeté - Ma... ma che cos'è quella... quella..."
Capitolo III - seconda parte
