Il tramonto stava tingendo il cielo di intenso violetto; in quei luoghi tutto esplodeva con violenza, così i colori, così la bellezza della natura.
Il rito ebbe inizio meno di mezz'ora dopo.
Una processione si staccò da una della bianche case e avanzò lentamente verso il mare.
La guidava un gruppetto di ragazze dalle forme ancora acerbe, coperte di veli bianchi: vergini, come voleva il rito. Ognuna di loro portava un remo con la punta verniciata di bianco.
Dietro di loro, a breve distanza, veniva una fila di uomini, ognuno con un attrezzo in mano: un remo, un pezzo di corda, uno stralcio di rete e altro.
Alle loro spalle avanzava una terza processione di gente dal volto coperto da maschere dai colori vivaci e dai disegni mostruosi; in mano reggevano una torcia. Il candore del primo gruppo rendeva ancora più tetra ed angosciante la visione del secondo; chiudeva il corteo un quarto gruppo che trascinava un riluttante capro.
Rashid era fermo con la sua gente sull'uscio di una casa.
"Tutto questo mi fa rabbrividire!" esclamò Ibrahim, ma Akim, al suo fianco sorrise e spiegò:
"Guardate quell'accumulo di sassi laggiù. - indicò antichi ruderi - E' un tempio eretto in tempi lontani da uomini che volevano onorare i loro Dei. Prima di tagliare alberi per farne case e barche, si propiziavano il favore del Dio delle Foreste affinché non si adirasse e non considerasse un affronto la necessità dell'uomo di portarsi via qualche tronco e non mandasse la tempesta a sfasciare barche e case."
Il capo del gruppo mascherato, intanto, aveva sollevato la sua torcia come per un segnale; aveva raggiunto quello che Akim aveva indicato come un altare. Una lama luccicò sinistra alla luce sanguigna del tramonto e il capro fu sacrificato. A coprire i suoi lamenti, si levò un coro femminile: una nenia ora dolce, ora aspra, ora allegra ora malinconica, ritmata da accenni di danza. Abiti e veli svolazzavano candidi e leggeri nell'approssimarsi della sera.
"Quella fanciulle - spiegò Akim - indossano gli abiti da cerimonia, candidi come la spuma del mare."
"Ma perché - replicò Ibrahim - la purezza di quelle fanciulle mescolata alla violenza del sangue?"
"Perché il mare è come una donna e conquistarla richiede, a volte, la violenza."
"Ma perché quelle maschere orrende e a cosa servono tutti quegli attezzi in mano agli uomini?" insisteva il beduino.
"Perché l'uomo è sciocco. - sorrise Akim - Egli ama, ma al contempo teme il potere della donna. Per questo la colma di doni ma anche di minacce. La stessa cosa fa con il mare: lo colma di doni, ma tenta di fargli paura."
Ibrahim non sorrise. Al contrario, pareva impressionato.
Era notte fonda quando la processione tornò indietro. Gli uomini, senza più attrezzi in mano e con le maschere sotto il braccio, stavano risalendo la china in direzione della casa da cui erano usciti. Qui le donne, nelle loro vesti più belle e sgargianti li accolsero con bevande calde ed aromatizzate; ultime a rientrare furono le fanciulle che si rifugiarono nei piani superiori della casa.
La festa continuò; giunse l'alba e solo allora fu possibile concedersi qualche ora di sonno.
Capitolo IV - quarta parte
