"Chi siete? - tuonò cavernosa la voce della sinistra figura apparsa sul ponte di comando - Come siete arrivati fin qui?"
Le mani artigliate intorno al timone, in testa un copricapo che Rashid aveva visto a Doha indossato da Honey, maggiore di Sua Maestà Britannica ed opite di Sayed Alì, l'apparizione fece convergere su di sé tutti gli sguardi.
Per nulla impressionato Rashid si fece avanti di qualche passo.
Un fioco chiarore penetrava dall'imbocco della grotta andando ad investire in pieno la misteriosa figura e proiettandone l'ombra contro la parete su cui andava a cadere la luce.
Era un uomo di eccezionale corporatura. Alto più di un metro e novanta, esibiva un lugubre mantello che di poco lo staccava dalle tenebre appena screziate che lo circondavano. Gli scendeva sulle spalle una folta capigliatura bionda. Incredibilmente bioda, in netto stridore con quel cupo abbigliamento. Spalle quadrate, braccia salde e muscolose, gambe divaricate, aveva un aspetto davvero spettrale e raggelante. La penombra gli nascondeva oltre metà faccia, ma l'altra metà era una maschera dura e implacabile.
Alle sue spalle, confusa nelle stesse ombre, c'era una giovanissima donna legata al palo dell'albero maestro a cui mancava la cima. L'abito di preziosa seta verde ricamata in oro luccicava al più piccolo dondolio del veliero, ma sul petto, all'altezza del cuore, una grossa macchia di sangue, inequivocabile colpo di pugnale, rendeva drammatica la cupezza della scena.
Rashid fece ancora qualche passo in avanti; a separarlo dal vascello, adesso, era soltanto il tratto d'acqua in cui era ancorato.
"Nadir! - esclamò con voce rotta d'emozione - Tu sei Nadir! Ti ho creduto morto."
"Chi sei tu che osi disturbare i morti?" tuonò l'altro; il rais lasciò passare una lunga sofferta pausa, poi:
"Nadir! - rripeté, tendendo in avanti il braccio armato - Tu sei proprio Nadir!"
"Qui non c'é Nadir, ma il suo fantasma assetato di vendetta."
La voce, torrenziando dall'alto, frantumò il silenzio surreale piombatodi sotto come una cappa e rotto solamente dal lieve sciabordare dell'acqua contro la chiglia del veliero.
"Nadir! Nadir!... Non riconosci più il tuo amico Rashid?"
"Rashid? - proruppe infine la spettrale figura, della cui identità ormai non dubitava più nessuno - Ti credevo a caccia del nostro comune nemico."
"Proprio così! - rispose il grande rais - Ma siamo qui anche per scoprire quel mistero. - indicò la sagoma femminile incatenata al palo - Quella sventurata ha il volto della mia donna e..."
"Lo so! - lo sorprese il pirata, che subito aggiunse - Rashid, amico mio... ti spiegherò tutto! Vieni!" lo invitò, staccandosi dal timone e facendo un passo in avanti verso il parapetto del veliero. Una grossa zattera, intanto, comparve da dietro un crostone roccioso; al remo c'era un uomo. Anche questi era vestito di nero.
Salirono tutti a bordo, per sbarcare poi sul ponte di comando di quello che era stato il terrore di quei mari.
CAPITOLO VI - Il Veliero fantasma (prima parte)
