Un primo cenno di vita: una mano incerta, uno sguardo dilatato. Uomini ed animali si destavano come da un torpore di morte; si guardavano increduli.
"Siamo ancora vivi?" sir Richard si scrollò di dosso la sabbia, ma era sforzo inutile, questa era ovunque: sotto il burnus, sotto la keffiew, negli occhi, nelle orecchie, nella bocca.
"Maledetta sabbia. - anche Akim stava destandosi - Si è infilata ovunque." si lamentava.
Vedendo le sue contorsioni Rashid, egli pure in piedi a scrollarsi di dosso la sabbia, era scoppiato in una bella risata che aveva trascinato gli altri nella scia.
"Tu ridi! - disse il ragazzo spazientito- Ma questa sabbia è più fastidiosa di un esercito di pulci."
Anche Harith sorrideva; anche lui era sorto da sotto il suo mantello e tutti gli altri, uno dopo l'altro, parevano svegliarsi da lungo sonno.
"Siamo vivi!" esclamò Rashid.
"Sì! Ma non sappiamo in quanti." gli fece eco il suo sceicco, assumendo un'espressione preoccupata.
Neppure Rashid, ora, sorrideva più; il volto era incupito e la fronte increspata da timori. Si staccò da Akim, che solo in quel momento parve accorgersi dell’assenza della figlia di Mayrama.
“Dov’è Zaira?… Dove sono le ragazze? Erano qui con me… Perché non sono più qui? Che cosa è successo loro? – proruppe – Devo cercare Zaira e anche le ragazze che erano con lei.” aggiunse e si allontanò di corsa.
Anche Rashid e il suo sceicco, Harith, si allontanarono in fretta per passare in rassegna il campo. Per fortuna solo qualche lieve ferito e diverse casse andate distrutte. Con una sola grave eccezione: il cavallo di Gamal, uno dei più giovani cavalieri di Harith, che ne uscì con un garretto spezzato.
Gamal fu costretto ad abbatterlo e lo fece tra i singhiozzi, non lasciando al altri il penoso compito.
Sir Richard ne restò assai impressionato e Rashid gli parlò di quanto preziosa fosse la compagnia di un animale per gente come loro. Gli spiegò che era proprio al cavallo che Dio aveva legato il destino del Beduino: alla possanza del suo dorso ed alla forza del suo garretto ed all’allegria della sua criniera al vento.
“Ama il tuo cavallo come una parte del tuo cuore, ci ha insegnato il Profeta.” concluse il rais.
Il cavallo di Gamal fu seppellito sotto la sabbia: nessuno avrebbe mangiato mai la sua carne.
I cammelli, intanto, acquattati per terra, docili e fermi, legati gli uni agli altri per non farli scappare, si lasciavano caricare del bottino; non senza brontolii: l’aria era satura dei loro versi gutturali e rochi.
Il lord inglese raggiunse lo sceicco Harith e il suo rais.
“I cammelli non sembrano molto contenti. – scherzò – Senza di loro, però, saremmo sopravvissuti in pochi alla tempesta.”
“I cammelli sono saggi e generosi. – spiegò lo sceicco – Lo sapete, sir, che un cammello muore con la testa arrovesciata all’indietro per guardare la strada che ha percorso e la fatica che ha sopportato?”
“Corpo di mille balene! – esclamò il lord – Tutto il mio rispetto per queste bestie così generose e… lasciatemi aggiungere, sceicco, credevo di non uscire vivo da quell'inferno."
"Allah è stato misericordioso!" rispose Ibrahin, il vice del rais, alle sue spalle.
"Le tante tempeste che mi hanno colto in mare,- proseguì il lord - Non mi hanno procurato lo smarrimento avuto quando mi sono trovato in mezzo quell'orribile turbine nero…. L'inferno… se ce n'è uno, ah,ah,ah... – rise - deve essere fatto proprio così!"
"La forza con cui questa tempesta ci ha colpito è stata… tremenda. E’ vero, sir!... Hhhhh! - Harith si schiarì la gola; il vento impediva ancora di parlare; aveva perso quasi tutta la propria intensità, ma era ancora capace di ricacciare in gola le parole - La bufera che distrusse Al Hasa… Quella sì, aveva con sé tutta la violenza… dell'Inferno! Perirono per causa sua centinaia di persone. Anche Sahab fu devastata."
"Al Hasa?- fece eco l'inglese- Rammento. Tutti i giornali del mondo ne parlarono."
"Da quel giorno Al Hasa ha cambiato faccia. Perfino una barcana scomparve quel giorno infausto, spazzata via come un sasso."
"Per mille balene!" non riuscì a trattenersi il lord.
"Avrete di che raccontare, sir, quando tornerete in Scozia. Racconterete di essere uscito vivo dal fuoco di sabbia."
"Quando tornerò in Scozia? - il lord fece seguire una pausa che riempì con un sol colpo d'occhio in cui era racchiuso l'intero tremendo, suggestivo scenario - Già! Un giorno dovrò tornarci, certo! - disse - Per ora sono vostro prigioniero." replicò, aggrottando le ciglia.
"Un ospite non fu mai prigioniero presso la gente del deserto." interloquì il rais dei Kinda.
"Volete dire che non chiederete un riscatto, né condurrete me e gli uomini della carovana al mercato degli schiavi?"
"So che a Doha mi chiamano il Pirata del deserto ed i pirati vendono schiavi i loro prigionieri. Ma io non amo questo genere di commercio."
"Ciò che state dicendo, Rashid, mi riempie di stupore." esclamò con sincero accento il lord scozzese.
"E perché mai? – domandò con un sorriso che gli distese il bel volto bruno, il grande predone di Ar-Rimal - E' vero che la gente del deserto depreda. Per secoli è stato così. Quando una tribù nemica non ha più nulla da farsi portar via tocca alle carovane. Ma anche voi, sir, in Europa avete conservato questa usanza antica."
Sorrise ancora, Rashid, con espressione lievemente ironica; aveva un bel sorriso, il rais più temuto d’Arabia, schietto e sincero.
"Temo vi sbagliate, Rashid." replicò l'inglese.
Il sorriso del rais si fece ancora più ironico.
"Non avete, forse, stabilito confini intorno alle terre in cui vivete?" domandò; lo sceicco Harith seguiva in silenzio il dibattito dei due.
"Sì! Certamente!" convenne l'altro.
"E per passare oltre quella che voi chiamate frontiera ed attraversare le vostre terre, non imponete ai viaggiatori di lasciare una piccola quantità dei loro beni?"
"E' così!" ammise il lord.
"Perché tanto stupore, allora? E’ quello che facciamo qui, anche noi."
"Ma è un'altra cosa Noi non prendiamo con la forza!" dissentì il lord con accento convinto; continuava a scuotere il capo e il suo sguardo inseguiva, in prossimità del livido orizzonte, la fascia funesta che stava correndo lontano; l'aria era quasi tersa adesso e il riverbero della sabbia feriva gli occhi.
"Lo credete davvero?- Rashid fece seguire una breve pausa, poi riprese, con maggior vivacità - A chi non paga il dovuto cosa accade?"
"Finisce in prigione... Ma si capisce! - replicò debolmente il lord, come se sentisse cigolare gli ingranaggi di quella conversazione o, più esattamente, quelli delle proprie argomentazioni - Quello che fate voi è un'altra cosa. Si chiama razzia!"
"Chiamala come vuoi, sir, ma è la stessa maniera di procurarsi di che sopravvivere... Qui, come in Europa! -sentenziò il beduino; il lord fece l'atto di riprendere la parola, ma l'altro non gliene dette il tempo - Alla gente del deserto non sempre è stato concesso di vivere la propria storia.- spiegò e sir Richard ascoltava attento. - Voi europei ci considerate quasi una parte del paesaggio e ci negate una nostra storia ed una nostra cultura..."
L'inglese taceva. Nelle parole del suo ospite, ma soprattutto nella capacità d'uso che egli faceva di quelle parole, nella loro brevità, senza abusi, proprio del carattere parco di quella gente, c'era una consapevole filosofia di vita ed un incontrovertibile diritto di sopravvivenza, ma fu lo sceicco Harith, che, intervenendo nella conversazione, chiarì ai suoi occhi quella filosofia.
"Nel deserto la vita è dura.- spiegò - Le tribù sono divise da interessi di Paesi stranieri, ma anche da lotte fratricide. Solo l'unificazione salverebbe i nostri popoli e Rashid è l'unico uomo che possa realizzare questa unione."
"E' un progetto affascinante.- ammise sir Richard- Ma non sarà facile realizzarlo."
"Non lo sarà! – convenne con un cenno del capo lo sceicco - Gli interessi europei e quelli di qualche sultano, saranno di ostacolo. Ma noi combatteremo per il nostro ideale, così come fanno tanti popoli in Europa... Il professor Marco... prima della sua morte mi ha parlato a lungo della sua terra... Italia, si chiama... divisa e lacerata da lotte e guerre..."
Sir Richard assentì col capo.
"Un esule... - esclamò - Il professor Marco era un esule che combatteva per la libertà della sua patria... Un progetto grandioso per aiutare la sua causa... un progetto di riscatto come il vostro, sceicco... Unico e primo nella storia d'Arabia!" proruppe con sincero entusiasmo fissando il suo interlocutore come se lo vedesse per la prima volta.
Lo sceicco Harith era un giovane dall'aspetto fiero. La figura nascosta entro il caftano color tabacco era salda e forte e le spalle erano atletiche e larghe; il volto bruno dalla maschia bellezza e dai contorni energici, gli occhi di un nero africano, gli conferivano quell'aria un po’ selvaggia, ma di gran fascino. Soprattutto schietta e di grande carattere. Un po’ assomigliava, ma assai vagamente, a Rashid.
Il lord inglese, però, pensava che gli arabi si somigliavano un po’ tutti.
"Nè unico nè primo, sir." la replica dello sceicco distrasse il lord dalle sue riflessioni.
Sir Richard lo guardò con lieve stupore; l'altro proseguì:
"In realtà, si è sempre trattato di episodi isolati.- precisò - Voi conoscete le imprese dello sceicco Imru-l-Qais?- al cenno affermativo del lord, Harith proseguì- Il suo sogno era di creare una forza unica e compatta nel deserto da contrapporre a quella dei Sultani della costa. Unire la gente del deserto, farne uno Stato che rispettasse l'indipendenza di ognuno di loro... Non più tribù nemiche, non più rivalità e lotte fratricide ad insanguinare le sabbie ed a costringere ad eterni lutti le nostre donne...Ma voi, sir, forse non potete capire! Però, se volete- lo sceicco sollevò un braccio - il deserto è vostro! Potete andare."
Qualcosa passò nell'animo dell'europeo, qualcosa di indefinibile, mentre lo sguardo magnetico del beduino era fisso nel suo e quando parlò, egli per primo si stupì delle proprie parole.
"E dove?... La mia famiglia mi ha spedito quaggiù per liberarsi della sua pecora nera. E poi, senza la carovana non posso andare in nessun posto. Avete forse dimenticato che fino a ieri ero un funzionario della Compagnia Britannica? Accetterò la vostra ospitalità, se vorrete offrirmela."
"Restate pure, sir. La vostra decisione ci rende tutti lieti."
Una vigorosa stretta di mano suggellò un patto d'amicizia appena nato.