Capitolo VIII - parte quarta

Capitolo   VIII -  parte quarta

La più grande virtù del beduino, dopo l'ospitalità, è sempre stata la parsimonia, ma, quando il caso gliene offre l'occasione, il parco figlio del deserto sa trasformarsi in un ricco Epulone e festeggiare il ricco bottino della razzia era sicuramente una buona occasione per gli abitanti di Sahab.

Avvolte nei  coloratissimi feradje, le donne preparavano dolci e focacce.

Il feradje era un mantello simile alla toga, dalla cui scollatura scendeva fino ai piedi una sciarpa un pò più larga delle spalle. Era l'abbigliamento delle grandi occasioni per le donne maritate; le giovani, il volto maliziosamente nascosto dallo jasmac, braccia e caviglie cariche di gioielli, danzavano e cantavano.  La donna del deserto, più libera ed indipendente della donna che viveva sulla costa, portava il velo solo nelle feste,  quasi per civetteria.

La festa ebbe inizio e la gente di Sahab si abbandonò alla frenesia: canti e musiche ed interi capretti, annaffiati di tec e divorati sulle note  di ballate di eroi di tempi lontani.
Le storie più richiesta era quella di Fatima, la fanciulla contesa dai capi di molte tribù e quella di due giovani, Cadem e Jezabel, che avevano scelto la morte per non vivere separati. Ma c'erano altre canzoni, come quella del cavallo Dahis, che aveva trascinato in guerra una dozzina di tribù.
Quei canti enumeravano, uno ad uno i pozzi, le oasi e i magri pascoli che avevano visto le gesta di antichi eroi, ma un'altra canzone, a quei tempi, alimentava la fantasia dei cantastorie: quella di una ragazza il cui nome sventolava sul deserto come una bandiera: Jasmine, che tutti chiamavano "Principessa del deserto".
La sua fama aveva varcato i confini di Doha, dove il sultano la custodiva come una gemma preziosa. Si diceva che fosse bella come un miraggio e che sapesse cavalcare con la maestria con cui suonava il liuto. Di lei si sapeva poco, solo che era cresciuta nel deserto e che era scampata all'eccidio della sua famiglia; il sultano di Doha, si diceva, l'aveva posta sotto la sua tutela e ne era assai geloso.
Non c’era giovane, in tutto il deserto, che non desiderasse avvicinarla, così come il bimbo che sogna di incontrare gli eroi delle favole.

Seduto di fronte al deserto, sir Richard, il biondo principe delle sabbie, ascoltava quei canti e pensava agli eroi di mitiche imprese, conosciuti nelle letture giovanili. Pensava all'intrepido Giasone ed alla conquista del Vello d'Oro; all'ingegnoso Odisseo ed il suo cavallo di Troia; all'irrequieto Alessandro Magno ed al suo Nodo. Ma pensava anche allo sceicco arabo Imru-l-Qais ed al suo sogno di riscossa  e pensava a Rashid e ad Harith, ad Ibrahim e ad Ashraf.
Pensava che anch’essi erano eroi. Eroi di un mondo più vicino. Eroi del deserto,. Eroi di un mondo che sarebbe rimasto inutilizzato e morto senza  di loro. Eroi di un luogo dove anche un cespuglio spinoso poteva trasformarsi in latte, carne e lana.
Lui, il biondo principe delle sabbie, che aveva buttato via il cappello per coprirsi il capo col largo telo bianco dei beduini, nonostante le grandi e numerose differenze, si sentiva simile a loro. Uno di loro. E come uno di loro, attese le danze, che giunsero dopo i canti.


La "danza delle spade" fu la più spettacolare. Era una danza assai pericolosa perché le lame erano affilatissime e i colpi richiedevano precisione e straordinaria abilità, ma la particolarità di quella danza era costituita dal fatto che ad eseguirla non erano uomini, ma donne.
"Straordinario!- non riuscì a trattenersi, il lord  - L'errore di un millimetro..."
"Una danzatrice di spade non commette errori." lo informò Rashid con malcelato orgoglio.
"Sono le migliori di tutta l'Arabia.- anche Harith entrò nella conversazione- Ma...bevete, sir."
"Questo the è squisito." l'inglese si servì ancora.
"Quando avranno terminato la Danza delle spade, si lotterà per la ragazza più bella e la scelta sarà difficile."disse ancora Harith.


Sir Richard girò il capo nella direzione delle ragazze raggruppate in fondo al campo.  Conosceva pefettamente il ruolo della schiava nella società beduina: un destino, in realtà,  non molto dissimile da quello della donna libera, pensò guardando il gruppo. Come lei doveva rifornire di acqua il campo recandosi ai pozzi, pestare il miglio acquistato dai fellahin per farne pani e focacce, tessere le  grandi e variopinte coperte e le stuoie. Le più giovani venivano educate al canto ed alla danza, alla musica e al piacere del padrone: una sola cosa le era vietata: contrarre matrimonio. Ma bastava affrancarla da schiavitù ed anche questo ostacolo veniva aggirato.
Una decina di giovani si erano messi in lizza per Atena, la figlia maggiore del mercante greco,  la donna del professor Marco, l'amico compianto.
Bellissima,  la più bella fra tutte le prigioniere, per mostrare il suo sdegno verso coloro che l'avevano fatta prigioniera, la ragazza si era chiusa in un ostinato mutismo, senza mai degnare di un solo sguardo tutta quella gioventù pronta a battersi per lei.

La lotta che si stava per disputare era vecchia di secoli e non  costituiva pericolo per i contendenti, ma dava agli spettatori brividi ed emozioni. Nel circolo che i beduini avevano formato sedendo per terra, era stato montato un ring sospeso sopra una botola; il pavimento, però, era traballante e mobile e traballante ed era fatto di corde incrociate e legate ai bordi.
I primi lottatori vi salirono sfoderando corti pugnali e lanciando quel grido di battaglia che l'inglese conosceva ormai bene.
"Cosa faranno quei due?" chiese.
"Abu ed Alì sono i più forti in questa lotta. Tocca a loro battersi per primi." il rais indicò i due giovani a torso nudo ai bordi dello steccato.
"Ma perché quel traballante ring ?"
"Saprete subito il perché. - Harith tese l'indice- Guardate, sir.. Guardate!”
L'inglese non riusciva ancora a capire, né capiva perché i lottatori si fossero legati per la vita al tronco di una palma con robuste corde, ma capì, quando dalla botola si levò una nuvola di vapore.
"Ma è spaventoso!" esclamò.
"Una volta non c'erano le corde a proteggere la vita dei lottatori." sorrise Harith.
"Ma è assai rischioso lo stesso…  se una corda si sciogliesse..."
"E' una prova che il Profeta, con l'aiuto di Allah, superò e vinse. Col suo aiuto si potrebbe anche fare a meno delle corde, ma gli anziani hanno proibito questa gara senza protezione." aggiunse.
"Ed hanno fatto bene!...Ma cosa sono queste grida?"
La gente, tutta in piedi, tra lazzi e fischi, imprecava di contrarietà per la brevità dell'incontro: Abu era caduto.