Il sole calò veloce e l’aria rinfrescò. Le ombre presero ad inseguirsi, ma, con il riverbero della sabbia, si potevano ancora scorgere i contorni delle cose.
Isabella lasciò la tenda e raggiunse quella del fratello; un nome le ronzava nella mente, come un calabrone dentro il nido:
“Enen… Enen… Enen…”
L’eco di sussurri e voci lontane si staccava da sagome che occupavano l’orizzonte e l’aria ne era satura.
“E’ iniziato lo spettacolo Suoni e Luci” disse, sollevando il lembo che fungeva da apertura ed entrando nella tenda.
“… che la notte possa avvolgerti nel suo riposo
o viaggiatore dell’Alto Egitto”
la salutò Alessandro sollevando il capo dal reperto che aveva tra le mani: un frammento di ampolla d’epoca ramessida.
Non era solo; Alì, seduto davanti ad una macchina da scrivere stava copiando gli appunti delle ricerche di suo fratello.
Da un paio d’anni Alessandro lavorava ad un libro sulla “Valle dei Re”: pitture murali, Libri Funerari, decorazioni di sarcofagi, corredi ed altro ancora e teneva aggiornato un diario sulla scoperta della tomba della principessa Nefer.
“E’ già notte e la luce di questa lampada è fioca. – disse la ragazza – Non venite a vedere lo spettacolo Luci e Suoni con noi?”
In quel “noi” Isabella includeva Osor, il suo prodigioso amico.
Suoni e Luci era uno spettacolo di suggestiva bellezza che veniva rappresentato tutte le sere tra i Templi di Karnak, in diverse lingue e per la delizia dei turisti.
“Questa sera si recita in italiano.” disse ancora la ragazza.
“Lo so. – rispose Alì – La dottoressa Fatma recita la parte della regina Huthsepsut… Tu non vieni, Alessandro? Ed ammiccò in direzione del professore. Conoscevano tutti l’affettuosa amicizia che legava il professore alla bella archeologa egiziana.
Alessandro ebbe un sorriso.
“Vi raggiungerò più tardi. Andate, voi. E divertitevi.” rispose.
Isabella lasciò la tenda con Osor ed Alì.
Dopo aver rasentato mura e ciclopiche rovine, i tre si immisero in quella che era stata la Via Sacra, fiancheggiata da Sfingi che, maestose ed allineate, parevano condurre per mano il moderno visitatore come un tempo avevano fatto con Faraoni e sacerdoti, indicando la strada del ritorno ai simulacri degli Dei portati in processione.
“La soglia solenne che avete appena attraversato
era interdetta ai comuni mortali…”
La voce dell’attrice narrante, vibrante, profonda e lievemente nasale, li accolse da lontano.
Lo spettacolo era giunto alla fine della prima sequenza, allestito nella navata di fondo della sala ipostila, tra il primo e il secondo Pilone.
Nella notte, carica di profumi inconsueti per l’olfatto occidentale, la folla di turisti, composta e raccolta, in piedi o seduta tra gradinate, sassi e sporgenze, ascoltava rapita.
La luna, in cielo, saliva sopra le cime di mura e Piloni.
“Ascoltami. Io sono il Custode delle rovine – un’altra voce
Ho misurato questi grandi viali…”
“Ehi! Guarda laggiù, sulla tua destra. – la ragazza dirottò l’attenzione di Alì verso il secondo Pilone –Là…là. Vicino a quella colonna… Guarda.”
“Per la Barba del Profeta! – il ragazzo guardò nella direzione indicata – Ma quello è Von Kessler!”
“Proprio lui!”
“E quello accanto a lui è una vecchia conoscenza della Polizia e dell’Intendenza delle Antichità.”
“Lo conosci?”
“Ti presento Smith… il professor Roger Smith, agente di vendita di antichità per conto di Musei e collezionisti privati di mezzo mondo.”
”Un tipo così scialbo?” non riuscì a trattenersi la ragazza.
Smith era un uomo di mezza età e di aspetto assolutamente insignificante: una di quelle persone che si guardano senza vederle. Era sicuramente di razza europea, nonostante la disinvoltura con cui indossava il caftano e la naturalezza con cui esibiva in testa il mindil di colore scuro.
I due parlavano fittamente e Kessler si guardava intorno come se fosse in attesa di qualcuno.
“Che cosa ci fanno insieme. – osservò la ragazza – Non mi sembrano particolarmente interessati allo spettacolo.”
“Non lo so, ma voglio scoprirlo. Mi piacerebbe sentire quello che si stanno dicendo con quei toni così animati.”
“Sono troppo distanti.” fece osservare la ragazza.
Alle sue spalle Osor, appoggiato ad una balaustra, seguiva lo spettacolo e, di tanto in tanto, spingeva lo sguardo di quarzite sulla folla in ascolto. Sul volto sfingeo ed impenetrabile, quello sguardo era la sola cosa inquieta.
“Dobbiamo avvertire Alessandro.” disse Alì.
“Alessandro sarà qui a momenti… ascolta… è la voce di Fatma…”
“Essi erano come le foglie degli alberi
che affondano le radici nei blocchi di pietra
dei quali sentiamo ancora i fremiti…”
“La dodicesima sequenza dello spettacolo è appena iniziata, ma tuo fratello ancora non si vede… chiamalo al cellulare. E’ comodo, eh… avere un cellulare.”
“… solo se dall’altra parte c’è qualcuno in ascolto. - replicò la ragazza – L’ho chiamato per ben tre volte, ma non ha risposto a nessuna delle chiamate.”
“Avrà spento il suo cellulare per non disturbare lo spettacolo e questo significa che si trova già qui. Lo cercheremo più tardi. Voi due restate qui, per adesso, e rimanete nascosti. – suggerì il ragazzo – Io mi avvicino un po’ di più a quei due… Voglio proprio scoprire ciò che si dicono quei due galantuomini.”
Alì si riassettò la casacca color kaki, si aggiustò il fazzolettone attorno al collo e si avvicinò guardingo, restando protetto nell’ombra ed a debita distanza.
Tese l’orecchio per captare qualcosa della conversazione dei due.
“… questo ritardo.” Riuscì a sentire.
Era Smith che parlava e il suo tono era assai seccato.
“Pazienta. Pazienta ancora un po’, amico. – rispondeva l’altro –
Presto sarà qui.”
“Dieci minuti. Dieci minuti ancora e se non sarà qui, entro dieci minuti, andrò via.”
Verrà. Verrà, Conosco Ashraf. E’ una persona affidabile. Ancora un po’ di pazienza.”
“Un minuto è già passato!” fece l’altro.
“Oh, ma… Aspetta. Aspetta. Ecco il nostro uomo che sta arrivando. Ecco Ashraf”
Alì vide avvicinarsi un ragazzo.
“Quello sarebbe il nostro uomo? Un senza-barba?”
“Quel Senza-barba – sottolineò Kessler – è un uomo di Abdel il Rosso… il suo uomo più in gamba.”
Alì si sporse un po’ più in avanti per meglio vedere in faccia il nuovo arrivato.
Giovanissimo e senza barba, come aveva detto Smith, il fisico alto e asciutto nascosto entro l’ampio caftano scuro, la testa scoperta, nera e riccia, a Smith, che chiedeva impaziente se aveva qualcosa con sé, rispose in tono sospettoso:
“Sei il professor Smith… Roger Smith?”
“Sono io e spero tu abbia ciò per cui sono qui.” rispose Smith, squadrandolo da capo a piedi con atteggiamento poco convinto; Ashraf ricambiò lo stesso tono e lo stesso sguardo, infine rispose:
“Il papiro della principessa è nelle mie mani, ma… naturalmente… non è qui con me. Non mi pare questo il posto adatto per trattare l’affare. Piuttosto… avete il denaro con voi?”
“Certo che sì!”
“In dollari?”
“In dollari. E sono pronto a seguirti nel posto che vuoi. Devi capire la mia impazienza: inseguo quel papiro da quando la tomba della principessa è stata scoperta.”
“Seguitemi.” Aggiunse, semplicemente, Ashraf con un cenno del capo e girandosi per fare strada.
I tre si allontanarono.
Alì richiamò l’attenzione di Isabella e con Osor si posero alle calcagna dei tre compari.
Li seguirono attraversando le rovine e lasciandosi alle spalle anche l’aria cittadina della moderna Luxor dove le testimonianze di antiche memorie ospitavano nel loro interno moschee e minareti, testimonianze del mondo moderno.
La strada si arrampicava e precipitava, sempre più stretta e tortuosa, serrando case di limo a uno o due piani. Avevano tutte terrazzi e scale esterne e le pareti erano pieni di buchi praticati da incuria e intemperie, visibili anche al buio. Odore di fagioli e carne in brodo saturava la via.
Davanti ad una di quelle case, quasi in periferia, videro Smith arrestare il passo e invitare gli altri due a fare altrettanto.
Alì si staccò da Osor ed Isabella e si portò un po’ più vicino al gruppetto, cercando, però, di mimetizzarsi col buio.
“Hai intenzione di farci correre ancora per molto, giovanotto? – sentì la voce di Smith – Dove si trova questo posto?
“Proprio così. Siamo arrivati.” rispose l’arabo.
“Dov’è il papiro? – incalzava l’altro – Lo hai messo al sicuro da qualche parte?”
“”Al sicuro, sì! E’ al sicuro.” disse il ragazzo estraendo da sotto il caftano un astuccio lungo e stretto che continuava a tenere saldamente in mano.
“Sì! – Isabella aveva, nel frattempo, raggiunto Alì e si era fermata alle sue spalle – Quello è proprio il papiro della principessa Nefer e quel ragazzo dev’essere il ladro che ha assalito mio fratello.”
“Ascoltiamo che cosa dicono…”
Tesero l’orecchio.
“Dammi questo papiro – udirono la voce di Smith – E’ proprio il papiro della principessa? Fammelo vedere… fammelo toccare…”
“Non avevi detto di non averlo con te, eh… Asraf?” replicò Kessler e l’altro:
“Volevo essere certo che il tuo amico fosse quello che dice di essere e non… un gendarme, ecco. Un gendarme in borghese.”
“Certo. Certo. Piccola volpe astuta. Ah.ah.ah… Faremo ottimi affari noi due. Con il Rosso non si può più trattare: è diventato troppo ingordo.“
“Se sapesse di questo affare, Abdel mi scorticherebbe vivo, poi mi lascerebbe agli scorpioni del deserto. Quanto a voi… eh.eh.. voi avreste un trattamento ancora più raffinato.” ridacchiò.
“Dammi quel papiro.” Incalzò Smith in tono sempre più spazientito.
“Prima i dollari. Voglio controllare che ci siano tutti. – Smith tese la valigetta che reggeva con la sinistra; Kessler la prese e l’aprì; un breve controllo, poi, in tono assai soddisfatto – Ci sono tutti. Ventimila verdoni tondi tondi.”
“Bene, ragazzo. – interloquì Kessler – Puoi consegnargli il papiro. E’ tutto a posto.”
Lo scambio fu presto fatto e Smith si allontanò col papiro.
“Dobbiamo fermare quell’uomo.”
Isabella fece l’atto di lasciare il nascondiglio.
“Aspetta. – la trattenne Alì – Se vogliamo risalire a chi muove i fili di questo baraccone, dobbiamo controllare anche i movimenti degli altri due.”
“Cosa facciamo?”
“Voi due non perdete di vista questi due compari mentre io inseguo mister Smith.”
Alì si allontanò dietro Smith e Isabella assistette non vista alla spartizione del denaro fra i due compari.
“Che cosa farai con tutto questo denaro? – udì la voce di Kessler – E’ una bella sommetta in questo Paese e… soprattutto per un ragazzo come te. Ti comprerai una dozzina di cammelli? Ah.ah.ah. – rise – So che guidi i turisti nelle loro escursioni.“
“Con questa sommetta posso lasciare turisti e cammelli dove sono e fare io il turista. Sì! E’ quello che voglio fare. Andrò in Europa… in Italia e farò il turista… - pose un ginocchio a terra per allacciarsi le scarpe – E non porterò più scarpe di scadente qualità come queste… comprerò una dozzina di scarpe firmate… di marca italiana. Come le tue…”
Ma il povero, piccolo truffatore, la volpe astuta, non riuscì neppure a portare a termine la frase poiché il compare lo colpì sulla testa china con il calcio di una pistola comparsagli d’improvviso nella mano destra.
Ashraf ruzzolò per terra insieme ai sogni di gloria e di rivalsa.
Dal loro nascondiglio Isabella ed Osor videro Kessler portargli via la sua parte di bottino ed allontanarsi poi nella direzione in cui era andato Smith.
Dopo essersi assicurati che il povero ragazzo non fosse morto, i due si posero a loro volta all’inseguimento di Kessler.
“Essere spregevole! – esclamò la ragazza poi, come stimolata da un pensiero molesto – Alì!… Questo miserabile scoprirà che Alì sta inseguendo Smith. Le sue intenzioni sono chiare: dopo aver eliminato un compare, vuole liberarsi dell’altro, recuperare il papiro e rivenderlo… forse ad Alessandro… ma certo! Sono sicura che i suoi disegni siano proprio questi: vendere il papiro ad Alessandro, liberandosi degli scomodi compari… Andiamo, Osor. Dobbiamo raggiungere Alì prima che questo delinquente lo sorprenda alle spalle.”
Il confine tra preda e cacciatore è così labile e sottile che talvolta tende ad invertire i ruoli: Alì, che fino a quel momento era stato il predatore di Smith, neppure si accorse d’esser diventato la preda di Kessler, a sua volta diventato preda di Osor, che, però, non fece in tempo ad evitare l’aggressione di questi.
“Brutto ladrone! – Isabella lasciò le ombre screziate dal chiarore lunare e sorprese l’uomo alle spalle – Che cosa gli hai fatto?”
L’uomo si voltò.
“E tu da dove spunti, ragazzina? – poi, guardandola meglio in faccia – Ma io ti conosco. Sei la sorella del professor Alessandro. Che cosa ci fai in giro di notte da sola?”
“Non sono sola, brutta canaglia. – Isabella si chinò su Alì che intanto stava riaprendo gli occhi – Brutto truffatore. Ho visto tutto quello che hai fatto e lo dirò a mio fratello. Ti farò arrestare e vedrai quanto scomode sono le prigioni di questo Paese.”
“Eh.eh. – ghignò quello – Che cosa credete di fare, tu e il tuo amichetto? Vi credete così furbi da fermare Kurt Von Kessler?… - rise ancora, mentre tirava fuori della tasca il revolver con cui aveva colpito Ashraf alla testa – Adesso lasciatevi impacchettare, altrimenti vi faccio la bua… ah.ah.ah.” continuò a ridere,
Alì, che si era rialzato ed era ancora stordito, raccolse da terra una grossa spranga e con quella mosse contro l’uomo che lasciò partire un colpo.
Quello che seguì, però, lasciò tutti senza fiato, soprattutto Kessler: la mano di Osor, energica e poderosa, comparsa sulla spalla del ragazzo, fermò la pallottola.
“Co… cosa? - balbettò Kessler mentre la prodigiosa creatura si faceva avanti – C..chi è co…costui?”
“Il tuo incubo, amico!” fece Isabella.
“Co…come ha fa…fatto a ferma…re il proietti…le” continuava a balbettare l’uomo.
“Giochi di prestigio! – lo irrise Alì, massaggiandosi la testa, nel punto dove era stato colpito – E’ il Genio della Lampada: il mago più potente di tutti i tempi e se lo fai arrabbiare, è capace di trasformarti in uno scorpione… Vorresti essere trasformato in uno scorpione?… Oh, che male al collo!”
“Dobbiamo recuperare il papiro.” fece osservare la ragazza.
“Tranquilla. Acciufferemo Smith prima che prenda il volo… Oh, che gran botta! Questo bastardo ci è andato giù pesante, Tienilo lontano da me o, per la Barba del Profeta,lo affido alle cure del nostro Genio!”
“Poverino! – scherzò Isabella Non vedi com’è stralunato?”
“Uhhh! Che cosa ne facciamo?… E’ solo spazzatura!”
“La buttiamo a fiume!” scherzò ancora la ragazza.
“Ah.ah.ah... forse è meglio consegnarlo alla Polizia.”
Così fecero; consegnarono Kessler alla Polizia e si posero sulle tracce di Smith che nel frattempo si era portato fuori del centro abitato.