EPILOGO

EPILOGO
Raniero barcollò; con una mano si premeva la ferita al fianco, mentre le dita si tingevano di rosso. Tese l’altro braccio verso Letizia, ma il terreno gli mancò sotto i piedi.  Senza una parola, si lasciò scivolare a terra e l’ultima cosa che gli riempì lo sguardo, prima di perdere coscienza, furono due grandi ali scure alle spalle di Letizia: la Morte era arrivata puntuale, ma non aveva l’aspetto orrendo di Comare Secca. Era l’Angelo della Morte quello sovrastava la figura della sua Letizia ed era lì per  lui.

I fanti del Duca, intanto, accorsi per sostenerlo, erano chini su di lui e Spaccamontagne, in un impeto di collera irrefrenabile, aveva fatto giustizia dell'assassino, conficcandogli nel petto il suo pugnale fino all'impugnatura.

            

 

Trasportato negli appartamenti padronali, Raniero lottava tra la vita e la morte; Letizia, al suo capezzale, vegliò per tutto il giorno e fino a notte inoltrata. La mezzanotte giunse e passò e la ragazza continuò a tenergli la mano stretta fra le sue. La clessidra chioccolava lenta e lei finalmente si assopì e poggiò il capo sulla sponda del letto.
Raniero si mosse. Aprì gli occhi, ma lo sguardo spento continuò a navigare nel mare dell'inconscio che lo aveva avvolto; quand’ecco venirgli incontro l'ombra silenziosa e scura alle cui apparizioni s'era ormai abituato e come ogni volta, mille sensazioni infuriarono nella sua coscienza, come in un mare in tempesta.
Stranamente non ne aveva più paura: stava ai piedi del letto, ma il suo aspetto non era spaventoso e tetro come sempre, scheletrico e dalle orbite vuote. No! La Morte, quell’essere indefinibile che lo fissava sfingeo era  rassicurante e quasi seducente: doveva essere così, si sorprese a pensare, per convincere i chiamati  a seguirla.
Doveva essere così!
"Adesso sì! – bisbigliò, quasi sorridendo - Adesso hai diritto a riscuotere il tuo avere!"

L’Angelo Nero della Morte avanzò lentamente verso di lui; sorpassò la figura di Letizia abbandonata nel sonno e si fermò al suo capezzale.
Raniero chiuse gli occhi, ma anche così, poteva "vederlo" e "sentirlo".
"Sono morto?" domandò.
"Vieni con me. Seguimi." udì la sua voce profonda e suadente; abissale e dolce, come provenire da dentro di sé; come se egli facesse parte di lei e tutti e due fossero una sola cosa.
Si alzò per seguirla, ma prima si voltò per dare un ultimo sguardo a Letizia, sempre immersa nel sonno e fu allora che lo vide:  vide "se stesso" steso sul letto.
"Ma... se io sono qui... di chi è quel corpo steso sul letto?" domandò.
"E' il tuo corpo. – gli spiegò l’Angelo della Morte - Vieni...Vieni." lo invitò, tendendo una mano, non scheletrica e gelida, ma calda e forte.
Il ragazzo la seguì, proprio come aveva fatto in una notte di morte e di violenza di quattro anni addietro. Con Lui  attraversò mura, torrioni e bastioni e "cavalcò" uno splendido destriero bianco e dalla criniera al vento, ma dalle froge fumanti e dagli zoccoli fiammeggianti.
La fantastica cavalcata proseguì oltre gli spalti del castello, oltre il fossato e il borgo; passò sopra la brughiera e le cime più alte della foresta.
Qualcuno d'un tratto, ne arrestò lo slancio: una voce sommessa, una invocazione, un pianto e una piccola mano tesa:
"Non lasciarmi, Raniero, amore mio...non lasciami..."
Raniero si voltò e guardò verso il castello che si erano lasciati alle spalle.
"Non posso. Non posso seguirti... Lasciami andare...Lasciami tornare indietro..." pregò e fermò la cavalcata.
L’Angelo della Morte strinse forte la sua mano nella su, ma anche la mano di Letizia stringeva forte.
“Raniero…. anima mia…” invocava.
"Letizia... amore mio…" chiamò Raniero e vide venirgli incontro un vortice di  luce accecante che lo attirò e lo sospinse dentro con la sua Letizia. Le loro anime erano una cosa sola e navigavano in quell'atmosfera fluida, gaudiosa, armonica. Navigarono a lungo, spingendosi sempre più verso il fondo di quel vortice.
L’Angelo della Morte restò da solo e la sua figura andò lentamente dissolvendosi, fino a diventre una miriade di faville scure.

"Letizia!" mormorò ancora il giovane.
"Sono qui. - lo chiamò la voce dolcissima di Letizia - Finalmente, amore mio. Credevo di perderti."
Raniero aprì gli occhi.
"Se ne é andata! - disse - Se ne é andata per sempre."
"Chi se ne é andata?"
"Nessuno. Nessuno, mia diletta. Ora ci sei tu e la vita è tornata a sorridere."