Rashid e i compagni lasciarono la locanda insieme al ferito.
"Mi dispiace per quella zuppa di pesce. - si lamentò il lord - E non avrei disdegnato un boccale di vino di palma."
"Posso offrirvene io. - interloquì l'uomo dalla mano infilzata - La mia donna, Asada, ne prepara sempre una piccola quantità per l'ospite che capita nella mia casa."
"E' ancora lontana la tua casa?... Hhhh - il lord si raschiò la gola - Ho dimenticato il tuo nome, amico." disse.
"Ziyad! - rispose quello - Il mio nome è Ziyad e la mia casa è laggiù." indicò l'orizzonte a sud est del porto.
"Se abbiamo da fare tutta questa strada - interloquì Rashid - potrai dirci com'é che sei finito inchiodato a quel tavolo."
"Passiamo prima dal serraglio a prendere i cavalli ed a lasciare un messaggio per Ibrahim." gli fece eco Harith.
"Andremo prima a prendere i cavalli." assentì Rashid.
Seguendo Ziyad i tre amici si immisero su una di quelle stradine secondarie che sboccvano sull'arteria principale come una numerosa rete di affluenti; raggiunta la periferia del paese, puntarono verso il serraglio.
In verità, più che di un serraglio vero e proprio si trattava di una grande forgia dove un maniscalco ferrava muli e cavalli; in prevalenza c'erano asini e muli, ma non mancavano pecore e qualche caprone.
Trovarono i cavalli già ferrati, foraggiati e riposati e il lord trasse da sotto il mantello alcune monete che porse al fabbro.
"Ne avrai altre cinque - il maniscalco si sprofondò in un inchino che lo mandò quasi a toccare con la fronte la punta delle calzature - se darai questo messaggio ad un ragazzo indiano di nome Akim. - disse porgendogli un pezzo di carta con sopra scritte alcune parole e aggiunse - Non è escluso che Akim sia ancora più generoso di me."
"Grazie, straniero. Allah sia con te e guidi i passi del tuo amico Akim fin qui."
"Ci penseranno i suoi Dei a guidare i passi del mio amico, ma tu... non ti sforzare a capire quel messaggio... non é scritto nella tua lingua."
"Non sono le parole del messaggio ad interessarmi, straniero, ma il denaro che mi hai dato e quello che mi darà il tuo amico! Allah vi accompagni!"
"Precauzione inutile! - interloquì Rashid già al galoppo in groppa a Dahys, alle cui spalle aveva preso posto Ziyad, ignaro di cavalcare il cavallo più famoso del deserto - Quel sunna è un giordano e non è in grado di leggere."
I sunna, i fabbri, nella gerarchia sociale di un villaggio, occupavano l'ultimo posto, ma erano quelli che, attraverso varie generazioni, avevano costruito i grandi caravan serragli sparsi lungo le piste e senza i quali sarebbe stato difficile attraversare il deserto.
La casa di Ziyad poteva considerarsi una casa da ricchi: a due piani e un porticato che era un capolavoro di trine e merletti creati nella pietra.
I quattro cavalieri vi giunsero dopo una lunga cavalcata e si fermarono sotto una balconata su cui, per un attimo, si affacciò una figura femminile. Sotto il colonnato, invece, c'era un ragazzo, turbante bianco in testa, piedi nudi, scuri e impolverati che spuntavano sotto la lunga tunica dal dubbio color albicocca.
Stava bevendo da una ciotola di terracotta che gli aveva appena dato un venditore d'acqua.
Sulla cinquantina, tunica e copricapo di colore verde, l'uomo riempì una seconda ciotola che porse al ragazzo: doveva avere proprio una gran sete.
Alla vista dei cavalieri, il ragazzo staccò la bocca dalla ciotola e si fece avanti, lascindo scorrere lo sguardo su cavalli e cavalieri, ma soffermandosi soprattutto sullo splendido cavallo di Rashid, infine, restituì la ciotola all'acquaiolo.
"Dell'acqua anche per me." pregò sir Richard.
L'acquaiolo, che reggeva la ghirba di terracotta ricoperta da un intreccio di paglia provvista di un lungo becco, si chinò ancora e ancora riempì la ciotola, dopo averla sciacquata con dell'altra acqua, compresa nel prezzo, poi la porse al lord.
"Lui è Ashraf, mio fratello. - disse Ziyad - Mi stava aspettando qui. - poi, rivolto al fratello - Sono miei ospiti e devo loro la vita." spiegò.
"Siate benedetti da Allah, se la vita di mio fratello è stata nelle vostre mani e voi gliela avete resa." disse il ragazzo, mentre sir Richard restituiva la ciotola all'uomo dell'acqua.
"Monta su, ragazzo"
Il lord gli indicò la groppa del suo cavallo e il giovane Ashraf non se lo fece ripetere. Con un balzo fu alle sue spalle e un attimo dopo il gruppo si allontanava al galoppo.
"Che cos'é accaduto alla tua mano?" esordì Ashraf dopo qualche attimo di silenzio, accennando al sangue che aveva ormai inzuppato il fazzoletto con cui il lord gli aveva fasciato la mano.
"Mi hanno rubato la perla. - disse con accento sconsolato Ziyad - Erano pirati e..."
"Stai perdendo molto sangue. - interruppe il lord - Bisogna accelerare il passo..."
"Sono più forte di quanto sembri, sahib. Sono pescatore di perle." aggiunse con un sorriso d'orgoglio.
Pescatore di perle!
Quella del pescatore di perle e di coralli era un'attività tra le più dure e il lord, rotto ad ogni fatica, lo sapeva bene. Quel che non sapeva, era che molto presto lo avrebbe scoperto da sè.
"Non è facile trovare l'ostrica con la perla. - continuò il pescatore -Occorre immergersi dieci, venti volte ed anche trenta e se Allah vuole mostrarti la sua benevolenza, ecco che dopo decine di gusci vuoti, trovi finalmente quella che nasconde il suo tesoro e... - il pescatore ebbe un sospiro sconsolato e riprese - ... e la perla che Ashraf aveva trovato, era davvero molto preziosa e l'aveva affidato a me perché la vendessi bene... Mio fratello, con quella, voleva comprarsi una barca tutta sua... Invece..."
"Amico! - interloquì il lord spalancando il pugno - Ecco qui la tua perla."
"Oh! - fu il commento strabiliato di tutti, che si girarono verso di lui -
Ma come hai fatto?"
"Ho visto la perla nelle mani di uno di quei due manigoldi... - spiegò il lord con la solita noncuranza - Portargliela via è stato un gioco da ragazzi."
"Ah.ah.ah... - scoppiò a ridere Rashid - Solo il sir, poteva tanto."
"Io ho mostrato la perla all'oste. - spiegò in tono quasi di scusa il pescatore - Altre volte Abud mi ha permesso di fare buoni affari nella sua locands, ma non avevo messo in conto la presenza di quei due pirati."
"Pirati? - fece il lord - Com'é che riescono ad approdare su queste coste?"
"Su queste coste i pirati sono padroni e noi dobbiamo subire le loro angherie. " interloquì il giovane Ashraf con il tono impetuoso della gioventù.
"L'uomo che si è battuto con lui - Ziyad indicò Rashid - si chiama Yazid ed è molto temuto da queste parti. E' forte e prepotente e nessuno è in grado di tenergli testa... Non ha paura neppure del diavolo... solo Nadir era più audace di lui."
"Nadir?" esclamò Rashid a quel nome, corrugando la fronte; il tono della voce era profondamente stupito e alterato .
"Nadir, il pirata! - spiegò il ragazzo - Yazid era il suo secondo. Da quando il suo veliero fu catturato, nella baia di Doha, di lui non si è saputo più nulla. Nadir era il solo uomo capace di tenere testa a quel prepotente di Jazid."
"Lui, però, - interloquì Ziyad accennando al grande predone - lo ha tenuto in suo potere fino a quando ha voluto poi se ne é liberato con un sol colpo. - il pescatore ebbe un largo sorriso che mise in mostra una chiostra di denti disuguali - L'avessi visto, fratello mio, mentre lottava con quel pirata."
"Amico Ziyad - intervenne a quel punto il lord, lasciando che la sua voce assumesse un insolito tono di mistero - Sai qual è il nome dell'uomo che ti ha permesso di cavalcare il suo cavallo? - una pausa, riempita dagli sguardi incuriositi che i due fratelli fecero convergere sulla persona di Rashid - E' Rashid, rais della tribù dei Kinda."
"Colui che chiamano il Leone del deserto? - proruppe Ashraf con una sconfinata ammirazione nello sguardo e nella voce - La fama delle sue imprese è arrivata fin qui. Ovunque, qui, si parla di Harith, lo sceicco dei Kinda e del suo rais e... anche del loro amico lord... Siete... siete proprio voi? E'... è con il lord inglese... sir Richard che sto parlando, dunque?"
"In persona!" rispose senza scomporsi il lord.
"Per tutti i peli della Sacra Barba di Allah! - proruppe sempre più entusiata il ragazzo - E chi l'avrebbe mai detto, uscendo di casa questa mattina, che avrei avuto l'onore di cavalcare il cavallo di quel lord inglese? - tacque, cercando di raccogliere l'emozione e l'eccitazione di cui era con evidenza in preda, poi riprese - Qui si parla anche della principessa Jasmine, che il rais dei Kinda ha portato via al sultano di Doha!"
"La principessa Jasmine è stata rapita. - propruppe con voce cupa e senza preamboli Rashid - E' stata condotta qui. Forse ad Al Mughayra. Per questo siamo qui."
Seguì un profondo silenzio, rotto, d'improvviso, dalla voce di sir Richard che diceva:
"Un momento... Se quel pirata... quel Nadir, é scomparso... come si spiega la presenza qui del suo secondo?"
"Yazid è qui in cerca di uomini da reclutare. - spiegò Ziyad - E' per questa ragione che tengo mio fratello lontano dal porto."