lO SGABELLO del DOLORE

lO SGABELLO  del  DOLORE
 


..................... ....
“Ma tu lo sai, amico mio. Tu sai bene che sulla croce non si muore dopo sole tre ore e che l’emorragia alle mani si arresta presto… Questo devi saperlo anche tu.. come ti chiami?… Tullio. Tullio…  A quante crocifissioni hai assistito? Quanti condannati hai visto morire per fame prima ancora di cedere ai patimenti su quello sgabello sotto i piedi?”
 
Lo “sgabello del dolore”.  Così era chiamato il sostegno che veniva posto sotto i piedi del condannato quando i piedi non gli venivano inchiodati al legno come si faceva con le mani. Gli si metteva anche un sostegno fra le gambe, affinché il corpo vi trovasse appoggio. Lo scopo era di impedire che le lacerazioni delle mani lasciassero cadere il corpo al suolo e perché la morte non fosse lenta: quella della croce era la pena più ignominiosa riservata a schiavi ribelli, prigionieri di guerra e malfattori e doveva servire da monito.
“Personalmente ho visto molte crocifissioni, in Giudea. – riprese Marco Valerio – Non ricordate il caso di Manasse di Cesarea?… Era ancora vivo quando fu deposto dal legno e gli fu concesso di vivere… dopo energiche cure, naturalmente… In fede mia, non è l’unico caso di cui ho inteso parlare. Questo nazareno, non potrebbe essere stato “aiutato” dai suoi seguaci a resuscitare?”
“Non dai suoi seguaci, Marco. – replicò convinto Fabio  - Dio lo resuscitò da morte, secondo le Scritture. I miracoli e il potere di guarire, conferito ai suoi discepoli...”

“Fatti insipienti magnificati dall’impostura! - lo interruppe per la seconda volta Marco, parendogli, però, che gli ingranaggi di quella conversazione cominciassero a cigolare come i cardini allentati di una ruota - Possibile che non te ne renda conto? Molti dei seguaci lo abbandonarono, appena capirono che quel nazareno non era il condottiero che aspettavano, benché alcuni tentino ancora di portare avanti il gioco. - rumori di stoviglie, intanto, provenienti dall’interno della casa indicavano che l’ora della cena era vicina. - Lascia da parte queste follie, amico mio e resta a cena.”
Il vecchio, però, si schiarì la gola e fece sentire nuovamente la sua voce: 
“No, signore. Per tre giorni la terra tremò e nella Torre Antonia accaddero cose strane: rumori di frusta, chiodi e martelli...”
“Cose da donnicciole! - fece sprezzante Marco - Non degne di un soldato!... ma, se credere basta a renderti felice, vecchio, tieniti pure la tua illusione!”
“Lo stesso Pilato e sua moglie...” tentò di replicare l’altro, ma un rumore di passi affrettati lungo il portico e una voce concitata vennero a interrompere il drammatico racconto:
“Tribuno! Tribuno” - la comparsa di Celso, lo schiavo di Lucilio, che senza neppure farsi annunciare faceva irruzione nell’armeria, mise tutti in allarme - I Pretoriani hanno arrestato il mio padrone.” gridava, ansimando come un mantice per la corsa e l’affanno.
(continua)
 
brano tratto da  "LA DECIMA LEGIONE - Panem et Circenses"
presso le migliori librerie o direttamente alla EDITRICE MONTECOVELLO
oppure da richiedere on line preso:

- IBS.it
- webster.it
- Libreriauniversitaria.it
- Deastore.com
- net-ebook
. Omniabuk.com
- Wuz.it

o direttamente all'autrice:  mariapace2010@gmail.com