VIVERE A ROMA AI TEMPI DELLA MONARCHIA

VIVERE A ROMA AI TEMPI DELLA MONARCHIA

VIVERE A ROMA AI TEMPI DELLA MONARCHIA

 A  dar retta a certo cinema e certa pittura, soprattutto a quella classica e neo-classica,  gli abitanti della Roma di quell'epoca vivevano in un'idilliaca normalità.
Non é proprio così.
Fino ai  tempi di Anco Marzio, la maggior parte di loro  viveva in abitazioni che erano poco più che capanne  sparse ed abbarbicate lungo i colli ed in totale promicuità di persone ed animali.  Si occupavano tutti  esclusivamente di agricoltura e pastorizia. Senza distinzioni.  Anche nobili e senatori aravano campi, aggiogavano buoi, miettevano grano, coglievano uva e olive.
Vita parca e misurata;  nessuna indulgenza al superfluo. Solo praticità ed essenzialità.
Come veste era sufficiente  un telo tessuto in casa dalle donne, spesso neppure cambiabile; come cibo bastavano pane, olive e un po' di formaggio, accompagnato da vino annacquato.
La cura del corpo, poi, era davvero un dettaglio di poco conto: barba e capelli  incolti e  scarsa igiene,
Quanto a cultura,  l'orizzonte era davvero desolante.
Schiavi, quelli, sì,  ne possedevano già, frutto di razzie e guerre: le città ed i villaggi conquistati venivano quasi sempre distrutti, i territori annessi e le popolazioni deportate.

Le cose cominciarono a cambiare proprio con Anco Marzio, benché questi non avesse neppure  un edificio in cui tener consiglio o non disponesse di una scorta e si cambiasse d'abito solo per compiere un sacrificio o assistere ad un rituale sacro.  Più giusto dire alla sua morte, dunque, con l'affacciarsi alla ribalta di un nuovo personaggio: un certo Lucio Tarquinio.
Questi, però, non  era del posto. Veniva da Tarquinia, dove il padre, un greco, s'era notevolmente arricchito con i suoi traffici.
Elegante, ambizioso, spendaccione, ricco, colto e spregiudicato non tardò a farsi strada in mezzo a quel gregge di zoticoni  ed incolti, ma con la vocazione alla guerra ed alla razzia... soprattutto quest'ultima!
Lo fecero Re con il nome di Tarquinio Prisco e fu il primo a farsi costruire una Reggia, a ricevere i sudditi assiso in trono e fu il primo che si servì di  vere strategie militari  per occupare città e territori da annettere a Roma.
Fialmente, sempre con lui, ammirato e forse anche invidiato, i romani cominciarono a concedersi qualche indulgenza verso i piaceri e le comodità della vita. Le case, in pietra e muratura,  erano diventate  più solide, adesso e la promiscuità di uomini e animali meno evidente;  i rifiuti, infini, che da sempre erano stati parte integrante del territorio, ebbero altra destinazione.
La vita dei cittadini romani era decisamente migliorata.
L'impulso all'edilizia ed alla urbanistica,  il tracciato di strade e quartieri, ma soprattutto la prima costruzione di una fogna, la "cloaca massima", aveva finalmente  dato  all'Urbe l'aspetto di una vera città ed ai suoi cittadini un benessere più duraturo.
C'era un solo problema: i cittadini erano divisi in due categorie e cioé, Patrizi e Plebei e le cose non potevano andare  bene a tutti.