AKIM... il Piccolo Mago

AKIM...  il Piccolo Mago

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Alle dolci note della musica si frappose un secco rumore di cocci, subito seguito dal sibilo di una frusta e da un gemito di dolore.  Immediatamente dopo, Ben si frappose fra la frusta del Sultano ancora a mezz’aria e un paggetto che si teneva la guancia colpita con entrambe le mani; ai suoi piedi, sparpagliati per terra, c’erano i cocci di una tazza.

“Principe Ben…” proferì Sayed aggiustandosi con gesto nervoso il mindil che gli nascondeva la calvizie avanzata.

“Perdonate, ma questo ragazzo non ha colpa. E’ stato urtato.” spiegò il principe.

“Non dubito che quello che diciate sia il vero, principe Ben. – un intenso rossore, indizio di profonda collera repressa era comparso sulla faccia di Sayed – Se voglio punire uno schiavo, per Allah!…”

“Ma di che cosa vi immischiate, principe Ben?” interloquì il maggiore.

“Avete solo tardato la punizione, Ben. – tagliò corto il sultano; l’ira gli faceva sibilare le parole tra i denti – E tu, piccolo manigoldo, sparisci subito.”

Il piccolo, però, non si mosse. Chino per terra,  fissava i cocci biascicando qualcosa di incomprensibile.

“Sparisci. – intimò la voce imperiosa e irritata del sultano – Sparisci, piccolo…”  ripeté, agitando la frusta, ma il maggiore attirò l’attenzione di tutti su quei frammenti:

“Guardate! – esclamò - Guardate…”

Qualcosa di prodigioso stava avvenendo sotto gli occhi di tutti: i cocci che si muovevano per terra.

"Ehi! Ma che cosa sta succedendo?" chiese qualcuno avvicinandosi.

"Questo sbadatello incapace sembra essere un mago..." fece eco qualcun altro alle sue spalle.

"Per la Barba del Profeta!... ma guardate che cosa sta..."

“Tacete! – tuonò infine il sultano sovrastando ogni  voce – Lasciate che il ragazzo si concentri.”

Nel silenzio che seguì si udiva solo il respiro affannoso del piccolo e il tintinnio dei cocci che si accostavano e si urtavano, si univano e si allontanavano, si scomponevano per poi riavvicinarsi; il volto del ragazzo era pallido e madido di sudore. I cocci finalmente si ricomposero, ma la forma era ancora  scomposta, come in un gioco ad incastro in cui non si riusciva a trovare il giusto ordine.

Il rumore di una porta che sbatteva fece sussultare il piccolo; lo sguardo magnetico abbandonò i frammenti, che tornarono a sparpagliarsi per terra.

“Silenzio!… Ho detto di tacere!" tornò ad intimare il sultano; il ventre flaccido si muoveva stizzoso al ritmo delle parole e la tunica fluttuava sgraziata sulla disarmonica pinguedine.

Nessuno badò al nuovo arrivato, un soldato coperto di ferite e sporco di sangue e sabbia.

Tintinnando, i cocci tornarono a cercarsi e trovarono finalmente il giusto incastro: la tazza fu ricomposta e il piccolo la raccolse e la porse al sultano, poi sedette per terra. Pareva sfinito.

“Per Allah! Questo piccolo manigoldo è veramente un mago!” sorrise Sayed Alì; evaporata ogni traccia di collera, che in lui doveva costituire l'emozione predominante, non nascondeva adesso soddisfazione e compiacimento

Il ragazzo si alzò. Tossiva, a causa della bevanda fortemente aromatizzata che gli avevano dato da bere. Tutti gli si fecero intorno; tutti volevano sapere.

 

brano tratto da  IL RAIS -  Misteri d'Oriente di Maria Pace

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