Boudicca: dal celtico “Bouda” che significa Vittoria.
Di questa straordinaria figura di donna, elevata in Inghilterra a simbolo dell’ardimento femminile, fu Tacito a parlare per primo nei suoi “Annali”.
Riportando i costumi delle popolazioni barbariche che i romani avevano assoggettato, il grande storico, che non nascondeva una certa ammirazione per la morigeratezza di quei costumi, ebbe ad esprimersi così:
“… sanno scegliersi i capi migliori e obbediscono al loro Comandante… hanno fiducia nel Comandante più che nella massa dell’esercito.”
Questo, forse, spiega l’ascendente di questa straordinaria donna, eletta Comandante, sulla propria gente.
Boudicca era la Regina degli Iceni, una popolazione della Britannia e il suo nome non avrebbe ispirato poeti e scrittori, pittori e cineasti, se quanto segue non fosse avvenuto.
Prosutago, re degli Iceni, uomo avveduto e lungimirante, viveva in pace con Roma.
Unico difetto agli occhi dei conquistatori romani, la sua ingente ricchezza.
Presago di quanto poteva accadere (e sarebbe accaduto) e nella speranza di allontanare mire e sciagure dal Regno e dalla sua famiglia, il Re compì un atto che ne decretò, invece, la rovina: nominò erede delle sue ricchezze le due giovanissime figlie e la persona di Cesare.
Alla sua morte il Regno fu annesso all’Impero e ridotto a Provincia di Roma; i beni furono confiscati e gli schiavi portati via.
Centurioni e soldati piombarono sulla casa del Sovrano come famelici avvoltoi, depredandola e devastandola come se fosse una preda di guerra.
Boudicca, donna energica e coraggiosa, dal carattere fiero e battagliero, si oppose a tanta devastazione, prese le armi e si scagliò contro gli aggressori.
La reazione dei legionari fu violentissima. Sopraffatta e disarmata, la Regina degli Iceni fu sottoposta ad inaudita umiliazione davanti alla sua gente: denudata, fu selvaggiamente frustata, mentre le due giovanissime figlie venivano stuprate.
Non solo Boudicca e le sue figlie subirono oltraggio, ma molte delle famiglie dei notabili iceni, i quali si unirono tutti intorno alla Regina e prepararono una rivolta in cui trascinarono altre popolazioni.
Tra queste, vi era la tribù dei Trinovanti, scacciati dalle loro terre, a Camulodunum, per far posto ai legionari veterani ivi sistemati dall’imperatore.
Qui, l’imperatore Claudio aveva fatto perfino innalzare un Tempio per il proprio culto.
La rivolta ebbe inizio proprio a seguito di un evento accaduto nel Tempio: la statua della Vittoria era caduta all’indietro.
Il fatto fu considerato un evento prodigioso sia dalle popolazioni indigene che dai romani, soprattutto le donne. Non dai soldati, né dal Procuratore il quale, alle richieste d’aiuto, si limitò ad inviare pochi soldati e male armati.
Alla guida dei rivoltosi, Boudicca sferrò un primo attacco al presidio, arrecando morte e distruzione; in un secondo attacco, il Tempio, in cui si erano rifugiati gli ultimi superstiti, cadde dopo due soli giorni di resistenza.
Ebbe inizio la leggenda di Boudicca, regina-guerriera.
Alta, statuaria, i lunghissimi capelli rossi e sciolti sulle spalle, gli occhi fiammeggianti di furore, Boudicca incuteva davvero terrore. Indossava sempre una tunica ed un mantello trattenuto da una borchia ed una spessa catena d’oro al collo; in mano reggeva l’inseparabile ed infallibile lancia.
Seguirono epiche battaglie che la videro sempre vincitrice: a Londinium (l’odierna Londra), a Verulanio e ad altre località, dove apportò sempre massacri e devastazioni ed in cui perirono, si disse, almeno settantamila persone, poiché l’ordine era di non fare prigionieri.
Il Legato, Paolino Svetonio, riuscì finalmente ad organizzare l’offensiva.
I due schieramenti si trovarono di fronte in una zona impervia della Britannia: i Romani, compatti e forti di fanteria e cavalleria e i Britanni, un po’ sparpagliati e con le famiglie che si erano portati dietro. Sui carri, dal bordo del campo, le donne assistevano alla battaglia; tra loro c’erano anche le due giovanissime figlie della Regina.
La battaglia fu violenta, ma l’esito scontato: a contrastare la rivolta, era stata inviata la XIV Legione Romana, la più forte e agguerrita. L’affiancavano i migliori combattenti dell’Impero, i quali non si astennero dal massacrare neppure le donne.
I morti furono più di ottantamila.
Sopraffatta così pesantemente, la regina Boudicca si suicidò con il veleno.