BORGANZA
C’era una volta Borganza. No, non è una fiaba, anche se quello che sto per raccontare ha un che difiabesco.
di comunità composita, eterogenea ma compatta e
identificabile, non c’è più.
Borganza è un luogo, nemmeno rilevabile sulle cartine geografiche, che ha l’indubbio pregio (per meovviamente) di aver dato il la a quello che sono stato e a quello che sono ancora.
Qui tutto ebbe inizio, o meglio, da qui hanno inizio i miei ricordi.
Quelli precedenti sono avvolti in una nebbia che li rende indefiniti e irreali e quindi mi sembrano
appartenere a qualcun altro. Probabilmente è proprio
così, appartengono a qualcuno che poi me li ha trasmessi con racconti e forse con il DNA
Ci troviamo nell’estremo sud del Piemonte, ai confini della provincia di Imperia.Anni ’60 “ i favolosi anni ‘60” come potrebbe recitare il trailer di un film con la voce nasale e stentorea
dello speacker; il boom economico, la rivoluzione studentesca (verso la fine), il Rock ‘n Roll (stava
finendo anche lui), Gianni Morandi, Mina e Celentano (sono passati con il Cantagiro).
Ma per Borganza questi erano concetti lontani (il ’68 arrivò nel ’74); lì il tempo era scandito dai turni della
Cartiera e dall’arrivo dei “baracconi” al Corpus Domini e lì, nella periferia di Ormea, si trovava uno
spaccato rappresentativo della provincia d’Italia.
Le case, disposte in fila a costeggiare da una parte la Statale 28 e dall’altra la strada di Borganza, avevanouna curiosa caratteristica: quelle lungo la Statale erano (lo sono ancora) case popolari, quelle che
venivano chiamate Case Fanfani mentre quelle lungo
la strada di Borganza sono case singole.
Si profila quindi una differenza di ceto sociale tra gli abitanti “lungo Statale” e “quelli di sotto”.
non lo è mai stato, però è curioso che questo avvenga.
In Borganza viveva una piccola comunità unita, con una schiera di bambini di tutte le età che coloravano
la contrada con la loro, a volte chiassosa, presenza.
La vita era semplice, ci si aiutava e ci si conosceva tutti per nome o per soprannome.caratteristica fisica o al mestiere svolto, a volte anche dagli avi.
Ci si dava del TU. Non c’erano le porte blindate, anzi si lasciava la chiave nella toppa in modo che gli amici,
quando volevano, potevano entrare in casa sentendosi benvenuti.
Nessuno aveva paura di nessuno