Cap. XI (seconda parte)

Cap. XI  (seconda parte)


Ramseth non poteva immaginare i guai in cui versava Emma, ma neppure Emma immaginava quelli in cui  stava per cacciarsi il suo amico.
Il ragazzo era a Palazzo, nel giardino su cui si affacciava l'appartamento privato della Regina.
Insieme a lui c'erano il medico di corte, il Faraone e il gran ministro Eie; Ramseth aveva appena somministrato la sua medicina alla Regina e l'attesa era cominciata.
Trascorsero alcune ore, infine una porta s'aprì sul terrazzo e s'affacciò un'ancella.
"Gloria ad Ammon! - esclamò con gran foga - La febbre ha abbandonato il corpo divino della nostra signora." e rientrò con la stessa fulmineità con cui era apparsa.
"EureKa!" gridò Ramseth.
Si voltarono tutti a guardarlo, ma erano ormai  abituati alle sue strane  espressioni da non  farci più caso e gli fecero tutti festa.
La Regina, senza più febbre, riposò tranquilla per tutta la notte ed il mattino dopo si sacrificò per lei in tutti i templi della città per ringraziare gli Dei di quella guarigione.

Era davvero un giorno felice, quello, poiché anche le notizie che giunsero dalla Siria e dalla Palestina, dove l'esercito, comandato dal generale Haremabh, che stava conducendo una campagna di riconquista, erano molto rassicuranti.
Il Faraone volle brindare all'uno ed all'altro dei felici eventi, poi si ritirò; il suo bel volto adolescente recava tracce dell'ansia che per giorni lo aveva tenuto sveglio e della stanchezza che da tempo minava il suo fisico atletico.
Anche Ramseth lasciò la Casa d'Oro, preceduto da un carro stracolmo di doni: la riconoscenza del suo Faraone.
Il ragazzo, però, non tornò subito a casa: era troppo tardi per cercare il contatto con l'amica del futuro.
Camminava immerso nei suoi pensieri quando una lettiga lo affiancò e dalla tendina scostata si affacciò il volto di Eie.
"Mio giovane amico. - era la prima volta che il potente uomo gli rivolgeva la parola e in tono così affabile - Te ne vai per le strade di Tebe come un povero ragazzo ed invece il tuo è il nome più celebrato della città."
"Il potente Eie mi rende troppo onore. - Ramseth si fermò, anche la lettiga s'era fermata -
 Ammon ha solo  voluto mostrarmi la sua benevolenza."
"Vieni. - lo invitò l'altro con voce melliflua   -  Tienimi compagnia mentre mi reco al Tempio per la cerimonia di ringraziamento."
"Troppo onore per un povero ragazzo come me!"  tentò di sottrarsi il ragazzo, ma l'altro, con un sorriso che suggeriva cautela sulla faccia unta d'olio profumato:
"Sù! Vieni!" lo incoraggiò, tenendo la tendina aperta; il ragazzo cedette; salì e sedette di fronte a lui. Eie ordinò ai portantini di riprendere il tragitto.

Si guardarono, Eie e Ramseth e per qualche attimo tacquero entrambi; la portantina, intanto, prendeva una stradina latterale, diretta al Tempio.
Da lontano si vedevano le poderose costruzioni che avrebbero sfidato il tempo e suscitato stupore e turbamento per la loro grandiosità.
La lettiga raggiunse il Sacro Recinto in cui sorgevano i templi di Ammon, Ptha e Khonsu e si fermò davanti ad un ampio cortile quadrato.
Eie e Ramseth scesero dalla lettiga e attraversarono il cortile. Entrarno in una grande sala circondata di splendide colonne poi passarono accanto al Santuario dove era custodita la Sacra Barca di Ammon. Proseguirono oltre e si fermarono solo quando ebbero attraversato un piazzale che divideva il Tempio in due parti nettamente separate ed entrarono nel Naos, dove era custodita la Statua del Signore di Tebe.
Qui tutto era meno spettacolare. Tutto era raccolto e quieto. Vi aleggiava aria di sacralità e mistero e su tutto gravava un profondo silenzio.
Era la prima volta che il ragazzo metteva piede in quella parte del Tempio riservata ai sacerdoti e agli adepti e ne era profondamente turbato
.
Un uomo venne loro incontro; nella penombra non era facile vederlo bene. Era alto e magro, indossava una tunica e una barba posticcia e in testa aveva una specie di tiara.
"Salute a te, Mirinhor!"  lo salutò Eie.
Il ragazzo lo guardò con curiosità: quell'uomo era il più potente d'Egitto. Più potente di Eie e perfino del Faraone. Era il Gran Sacerdote doi Ammon, colui che aveva costretto il Faraone ad abiurare il dio Aton ed a ristabilire il culto del Dio Ammon in Egitto.
"Salute anche a te, Eie. - rispose quello - Ammon regga anche il tuo spirito."
"Sono qui per preparare la festa di ringraziamento per la guarigione della Regina."
"Parleremo e prepareremo ogni cosa. - risposel'altro, poi domandò -Ma dimmi, prediletto di Ammon, chi è il ragazzo  con te?"
"Colui che Ammon ha voluto rendere strumento della guarigione della Regina. - roispose Eie - Il suo nome é Ramseth, figlio del generale Sesotri."
Uno sguardo d'intesa corse tra i due potenti uomini; Ramseth non riuscì a trattenersi:
"Potente mininhor, hai forse conosciuto mio padre?"-
"Era caro al mio cuore. - rispose il potente uomo, ma il tono della sua voce troppo dolce e mielata, mise in apprensione il ragazzo che fece l'atto di replicare; quello, però, interruppe in sul nascere la sua replica - Forse suo figlio vorrà dirci in che modo il potente Ammon lo ha reso strumento della sua divina volontà." aggiunse.
La cautela gli suggerì la risposta:
"Il Grande Ammon entra nella mia mente e mi comanda, ma poi mi porta via il ricordo dalla mente." rispose astutamente.
"Capisco! - disse l'altro e sempre con lo stesso tono aggiunse - I miei compiti adesso mi chiamano... Che la luce di Ammon sia sempre con te." e senza aggiungere altro si allontanò; un secondo più tardi anche Eie lasciava la saletta.
Il ragazzo lasciò il Tempio.