“Va bene, mamma.”
“Guarda che dico sul serio. – la donna si chinò a sfiorarle la guancia – Mezza notte e non oltre.”
“Ma certo, mamma! Certo!”
“Che cosa stai osservando?”
“La Costellazione del Cigno. Comincia a vedersi già abbastanza bene, ma si vedrà meglio fra qualche settimana.”
“Ha qualcosa di particolare questa Costellazione?”
“A me interessa osservare la Cygnus 3, che è una pulsar…”
“Pulsar? – domandò la donna – Che significa?”
“E’ una stella pulsante che orbita intorno ad una stella di massa più grande. Si tratta di un sistema binario… due stelle raggruppate..”
“Capisco…”
“Quelle stelle… le pulsar, dico, emettono misteriose particelle ad altissima energia.”
“Che vuol dire?”
“Sono protoni.” spiegò la ragazza, felice di quell’interesse.
“Veramente, tesoro, non ricordo più cosa sia un protone.”
“I protoni sono nuclei positivi dell’idrogeno.” spiegò Emma.
“Brava!… Bravo il mio piccolo genio!”
“Non ci vuole così tanto ingegno, eh.eh… - sorrise la ragazza – Vuoi saperne di più su queste particelle?”
“Ma certo, tesoro.”
“Quando queste particelle, emesse lungo un fascio che ruota secondo la rotazione della stella binaria… insomma, voglio dire che c’è un’altra stella… Quando queste particelle, dicevo, si scontrano con quelle della compagna, danno origine ad un nuovo tipo di particelle che si dirigono nello spazio e verso la Terra.”
“Ho capito.”
“Se pensi – continuò la ragazzina, assai soddisfatta – che questa Cygnus 3 ruota intorno alla compagna ogni quattro , otto ore, puoi capire tutta l’energia che arriva sulla Terra.”
“Davvero interessante! Ora vado a dormire, ma anche tu non oltre la mezzanotte. Mi raccomando!”
“Va bene, mamma… Mi fermerò solo qualche minuto ancora per mettere a posto gli appunti che ho preso sulla stella binaria.”
Poco dopo, Emma lasciava il balcone e rientrava in camera; una camera bella e spaziosa, con un arredo giocato sul verde e il bianco: molto romantica. Lettino con cuscino alla francese, nell’angolo vicino al balcone una bella toeletta in stile, laccata come armadio, libreria e scrivania, qualche pianta: una camera d’altri tempi.
Così si sarebbe detto, senza quell’angolo occupato dal computer e dai suoi arredi e la parete opposta con tutti gli oggetti per lo studio e l’osservazione delle stelle.
Emma andò presto a letto perché voleva vedere la Costellazione tra il finire della notte e l’inizio del giorno e l’alba la trovò già sveglia e in piedi.
Uscendo dal bagno e passando davanti al computer, la ragazza si fermò stupita.
“Credevo d’averlo spento, ieri sera. – pensò sottovoce – Anzi, sono sicura di averlo fatto. Com’è che ora è attaccato? Non può essersi acceso da solo.”
Tese una mano verso la levetta d’accensione, ma fermò il braccio a mezz’aria.
“Per tutte le Galassie dell’Universo! – proruppe – Ma… ma che cosa sta accadendo al mio computer?”
Ritirò il braccio.
Il video era come impazzito: numeri, segni, lettere si susseguivano con rapidità tale da dare vertigini e poi, quello strano ronzio nelle orecchie, quel cerchio alla fronte, quell’improvviso calore nella zona addominale.
“Cosa sta accadendo anche a me?” bisbigliò indietreggiando.
Sul video, intanto, le immagini continuavano a susseguirsi a ritmo sempre più serrato, poi una voce: metallica ed indistinta e suoni crescenti e senza significato.Anche la consolle pareva impazzita.
“Per la barba della vecchia Cometa! Il mio amico Omikron sta impazzendo!”
“Let… quark…mes… fas…”
La voce, stridula e metallica proveniente dal computer, riempiva la stanza di vibrazioni.
“Ma cosa cavolo stai dicendo, Omikron?” esclamò la ragazza.
“Raf… ram… - continuava la macchina – ram… rams… Ramseth…”
“Ramseth?… ma che accidenti stai dicendo, Omikron? Ti ha dato di volta il cervello… il cercello… Già!”
“Ramseth… Ramseth… - adesso la voce era chiara e le vibrazioni nell’aria erano meno aspre – Ramseth… Io sono Ramseth… O Ammon… parlami…”
“Emma! Emma, non Ammon… - proruppe la ragzza - Ma che scherzo è questo?”
Emma fissava lo schermo stupita e preoccupata.
“Ammon… dispensatore di vita e di luce… io ti sento…”
“Ma chi parla?… Chi è che…”
La frase si spezzò sulle labbra della ragazza: sul video le linee si erano ricomposte, le figure contorte avevano preso ben definita forma ed ecco d’improvviso apparire un volto. Era un volto di ragzzo. Bellissimo e dolce, dall’ovale perfetto. Le labbra erano carnose e grandi e gli occhi nerissimi e allungati verso le tempia da una linea di kajal; anche le sopracciglia erano infoltite dall’uso di una matita per trucco.
L’espressione era gentile; un po’ incredula, ma gioiosa: quasi fosse in uno stato di beatitudine.
Gli copriva la testa un copricapo che ricordava quello degli antichi egizi e da cui spuntavano ciocche di capelli nerissimi.
“Che mi venga un accidenti!… Che scherzi mi stai combinando, Omikron? – proruppe la ragazza – Tu non sei…”
“Ammon divino e luminoso, parla con Ramseth.”
Ancora una volta la voce la interruppe.
“Ramseth? Ti chiami Ramseth?… - domandò Emma con espressione dubbiosa - Da dove stai trasmettendo? Chi sei?… Io non mi chiamo Ammon… il mio nome è Emma… Emma!… Hai capito? Tu, chi sei?” ripeté.
“Emma… cosa significa Emma?… Non è il mio Dio che mi parla?”
“E’ uno scherzo? – la ragazza era sempre più stupita e sconcertata. Qualcuno stava manipolando il suo computer, si domandava – Come hai detto che ti chiami?” domandò.
“Ramseth… Ramseth è il mio nome.”
“Ramseth… - ripeté la ragazza – Non conosco nessuno conq uesto nome. E’ un nome egizio… lo so perché conosco la storia dell’Antico Egitto… qualcosa, almeno… Non vorrai dirmi che mi stai parlando da…”
Per l’ennesima volta la voce la interruppe:
“Hut-ka-Ptha... Egitto… è il nome della mia terra… Tebe è la città dove vivo.”
“Accipicchia!… Sei un Faraone dell’Antico Egitto?” domandò la ragazzina, che cominciava a prender gusto a quello che, pensava, doveva essere lo scherzo di qualcuno.
“No! Io sono Ramseth!… Thut-ank-Ammon è il Faraone d’Egitto. – fu la sorprendente risposta – Figlio del figlio della regina Tyi. Ella lo ha generato da Ammon…”
“Certo. – fu Emma ad interrompere lui – So tutto del faraone Thut-ank-Ammon e della regina Tyi; so della regina Nefertiti e del faraone Akhenaton e so…”
“Se sai tutte queste cose e non sei Ammon, chi sei?… - il bel volto, sullo schermo, pareva sinceramente sconcertato e questo finì per sconcertare, anche la ragazza, che guardò l’espressione insolita del proprio volto riflesso nello specchio della toeletta, di fronte a lei – Odo la tua voce, ma non vedo la tua figura… - Dove si nasconde la figura cui appartiene la voce che mi sta parlando?”
“Che cosa vuoi dire?… Che tu non mi vedi? Che strano! – Emma cominciò davvero a preoccuparsi - Io, invece, ti vedo bene… vedo bene il tuo volto… i tuoi occhi…”
“Sei parte del mondo dei vivi o di quello dei morti?” la sorprese ancora la strana visione.
“Sono una persona viva.” rispose.
“Per quale magia, allora, ti sento e non ti vedo? Io mi sono prostrato come tutte le mattine davanti all’altare che Nsitamen, mia madre, ha alzato per onorare gli Dei. Ho inviato il mio omaggio al Sole che sorge dietro le montagne e credevo che Ammon avesse udito lo mie parole. Se non sei una Dio, ma sei invece, una cretura mortale, come puoi parlare con me senza farti vedere? Che arcano è mai questo?”
“A me lo chiedi?…Posso spiegarti così… almeno, credo… Io vivo nel futuro… forse… ma… non mi chiedere per quale arcano… come dici tu, sia riuscita a mettermi in contatto con te, perché non lo so!.. Ma, dimmi. – riprese la ragazza dopo una pausa piena di attonito silenzio – Davvero non si tratta di uno scherzo, vero? Mi stai parlando davvero dal passato?”
“Oh! –proruppe il ragazzo - Tu vuoi mettere alla prova il povero Ramseth e forse davvero non sei Ammon… Tu sei Aton, il Dio di Akhenaton, Creatore di se stesso e di tutte le cose. Sei il grande Disco che sta per alzarsi nel cielo. Le ancelle divine hanno già spazzato le ultime ombre e Tu stai per apparire a Ramseth nel Tuo grande splendore.”
“Accipicchiolina! – proruppe tra sé la ragazza – Se non sto sognando…. Forse ho capito! Se ricordo bene, il faraone Akhenaton praticava il culto del Dio-Sole – poi, a voce alta – Tu, Ramseth, stai aspettando il sorgere dell’Aton, il Grande Disco, per adorarlo?” domandò, con sempre maggior sgomento. mentre cominciava a prendere finalmente coscienza dell’incredibile “arcano”, come l’aveva chiamato il ragazzo, che stava avvenendo. Cercò un linguaggio un po’ più appropriato al caso.
“Io che aspetto il Padre Divino irradi la sua luce. – lo sentì riprendere - Io lo ringrazierò con un scrificio per avermi concesso il privilegio di avermi fatto sentire la Sua Santa voce attraverso la pietra di luce del mio altare…”
“Aspetta.. aspetta! – lo interruppe Emma a questo punto – Di quale pietra di luce” stai parlando?”
Ma l’altro, come proseguendo sul filo di un proprio pensiero:
“Ti chiamerò: Colei che parla attraverso la pietra.” disse.
“Ma di quale pietra stai parlando?” domandò nuovamente la ragazza: se quello strano ragazzo.. o cosa fosse… voleva sorprenderla, c’era riuscito davvero, pensava.
“La pietra caduta dal cielo. – fu la risposta – La pietra di luce che l’Infinito Aton mi inviato per indicarmi il luogo dove erigergli un Tempio, ora che tutti i suoi Templi sono stati abbattuti. Io gli erigerò un Tempio, quando sarò astronomo e Gran Sacerdote… perché questa è la via che percorrerò: lo studio del cielo e delle stelle che regolano il cammino degli uomini e la vita sulla terra.”
“Questa è proprio bella! – esclamò la ragazza – Ma lo sai che anch’io amo le stelle e le guardo tutte le notti? Di questo, però, parleremo dopo… Adesso parlami della pietra di luce.”
“E’ arrivata nel giardino della casa di mia madre, la dolce Nsitamen, segnando il cielo di fuoco.” spiegò quello.
“Un meteorite!” pensò la ragazza; il ragazzo proseguì:
“E’ un segno del grande Aton. Anche se è stato mandato in esilio dai preti di Ammon, – spiegò – Egli invia dal cielo fiammelle e pietre luminose e tu sei il suo Inviato Celeste.”
“Io mi chiamo Emma… Emma. Hai capito? Ehi, Ramseth… ma… mi senti? Io non ti sento più… Ramseth… Ramseth…”
“Poco ti sento.” disse anche lui; la sua voce diminuì lentamente di tono… sempre più bassa, fino a non sentirsi quasi più; anche l’immagine stava lentamente, ma inesorabilente scomparendo dallo schermo, fino a scomporsi in una miriade di coriandoli.
“Ramseth! – chiamò la ragazza – Ramseth, rispondi… Rispondi.. Rispondi, Ramseth… Passo e chiudo!”
Sullo schermo non c’era più alcuna immagine: scomparsa. Cancellata.
Emma era più perplessa che mai.
“Ho sognato? – si disse – Ho sognato ad occhi aperti oppure ho davvero parlato con un ragazzo dell’Antico Egitto?… Ramseth!…Ho vuto un’allucinazione? A tenere gli occhi incollati sul cielo, forse… Oh! che sonno!”
Emma si sentiva profondamente stanca, come se avesse sostenuto un’immane fatica; appoggiò un braccio sulla consolle e si lasciò trasportare da una dolce sonnolenza.
“Dove sarà, adesso, Ramseth?”
Si addormentò con questa domanda sulle labbra e così la trovò sua madre un’ora più tardi.
Ma dov’era Ramseth?