Ramseth lasciò quel posto e tornò sui suoi passi, fino alla porta attraverso cui era passato prima. Trovò ad attenderlo la lettiga con i due portatori neri: due giganteschi nubiani.
“Al Grande Tempio.” disse.
Il Grande tempio era il Tempio di Ammon, sulla riva orientale del Nilo.
Tebe, come tutte le città egizie, era divisa in due: la Città dei vivi sul versante orientale del fiume e quella dei morti, sull’altra riva.
Sia la Città-dei-Vivi che la Città-dei-Morti erano ricche di splendidi, colossali monumenti. Più a nord, c’era il Santuario di Karnak, con i Templi per onorare Ammon, Osiride, Iside e Ptha; più discosto c’era il Sacro Recinto del Dio-guerriero Montu, dalle sembianze di Falco Divino. A sud c’era il Santuario della dea Mut, Sposa di Ammon.
Il Santuario di Luxor, con il Grande Tempio e il Santuario di Karnak, erano collegati dalla Strada Sacra, una via ricoperta da lastre di pietra provenienti dalle cave dei monti circostanti, le stesse in cui erano scolpite le colossali statue: quasi ottocento arieti seduti che stringevano tra le zampe posteriori un statua del Faraone Amenopeth il Terzo. Attorno a questi complessi colossali, si radunavano templi minori ed abitazioni.
Sull riva occidentale, invece, proprio di fronte ai due grandi Santuari, si stendeva la Città-dei-Morti con i numerosi Templi funerari.
La lettiga attraversò alcune strade, fiancheggiò viali alberati, case e giardini, poi la tendina si scostò e il ragazzo ordinò ai portatori:
“Fermatevi! – escese dalla lettiga e disse – Portate a casa di mia madre il prete Pahor.”
I due portatori si inchinarono fino a toccare con le mani le ginocchia, la schiena madida di sudore, poi risollevarono la lettiga, fecero un giro a semicerchio e tornarono indietro.
Ramseth si incamminò a piedi; proseguendo, però, si allontanò dal centro e prese la direzione del fiume.
Il Nilo scorreva lento e maestoso, regale, tra i canneti, giuncaie e alti fusti di palme.
Ramseth si fermò a guardare le barche.
Cercava un danabian, imbarcazione dalle veli di pelli.
“Osorkon si è spinto fino alla grande isola.” pensò a voce alta.
Uno stormo di uccelli acquatici si levò in volo ed alcune anatre starnazzarono; dietro di loro era comparso un coccodrillo.
Ramseth rimase a guardarlo mentre afferrava per un’ala una di quelle grasse malcapitate. Allontanò lo sguardo dalla scena; laggiù, sull’altra riva, il sole bruciava sulla Città-dei-Morti.
Cespugli odorosi di muschio lo invitarono; sedette e chiuse gli occhi; da lontano gli giungevano striduli versi di uccelli, rumori di remi e le voci dei pescatori.