Capitolo III - quinta parte

Capitolo  III  -  quinta parte
Il mattino del giorno dopo, proprio quando il sole stava per alzarsi, Ramseth era davanti all’altare di famiglia, nel giardino della sua casa, ad aspettare che Aton si manifestasse.

L’attesa fu breve. Una voce “uscì” dalla Pietra-di-Luce poggiata sull’altare:
“Qui, Emma… passo!”
“Io sono Ramseth… pa… passo!” fece anch’egli con un sorriso.
“Ciao, Ramseth.”
“Ciao?… che cosa vuol dire: ciao?”
“E’ un modo di salutarsi fra amici. Noi siamo amici, vero?” la voce della Pietra era chiara e distinta.
“Tu sei Aton e io…” tentò di replicare il ragazzo, ma Emma lo interruppe:
“Non sono Aton: Te l’ho già spiegato: io sono una ragazza e… e
sono molto felice di risentirti. Sai… avevo paura di aver sognato… e invece, ti sento… forte e chiaro…”
“Forte e chiaro! – ripeté il ragazzo – Però non capisco. Se non è la voce di Aton quella che mi parla attraverso la Pietra-di-Luce ma quella di una ragazza, io… io davvero non capisco…”
“Neppure io riesco a dare una spiegazione a quello che ci sta accadendo, amico mio. Posso solo dirti che, consultanto i libri di Storia e conoscendo il nome del tuo Faraone…”
“Thut-an-Ammon è il nome del mio Faraone. - fu Ramseth, questa volta, ad interrumpere la ragazza  ed a prendere la parola – Il principe Thut è stato incoronato Re quasi otto anni fa.”
“Se è così, tu vivi nel 1351 prima di Crista e perciò ci separano più di tremila e trecento anni.” spiegò la ragazza.
Anche Emma si era alzata di buon’ora con la speranza che il “miracolo” si ripetesse. La ragazzafissava l’immagine apparsa sullo schermo del suo computer 
 

Fissava  eccitata e smarrita il volto comparso sullo schermo; sentiva l’empito di quella eccitazione salirle dentro così forte ed imperioso, da farle dolere il cuore nel petto come una ferita; per un attimo quasi non riuscì a parlare, ma la voce del ragazzo la scosse. 
“Questo è l’anno della festa Zed del Faraone…” la sorprese e lei lo interruppe:
“Oh, sì! Conosco il significato di questa festività… - disse - Noi la chiamiamo Giubileo ..  Lo ha da poco celebrato una Regina… non del mio Paese. – aggiunse con un sorriso -  No!… Ma dimmi, scusami… che cosa stavi dicendo?”   
“Dicevo…  – riprese Ramseth, la cui fisionomia era non meno smarrita ed eccitata di quella della ragazza -  Dicevo che ci saranno molti giorni di festa, però… - aggiunse in tono dubbioso – Voglio dirti che… benché anche io abbia condotto gli studi del calcolo, non ho capito come  tu sia arrivata a stabilire che la distanza di tempo fra noi sia proprio quella che hai detto…” aggiunse ed era evidente, dall’espressione del suo bel volto, lo sforzo di raccogliere i frammenti delle tante emozioni che dovevano averlo assalito.
“A scuola studiamo la Storia dell’uomo da quando viveva nelle caverne e sempre a scuola… - spiegò Emma con un sorriso - Ma anche su altri testi o attraverso il nostro p.c…” continuò.
“p.c….” fu lui ad  interromperla, questa volta.
“Il p.c. beh! – Emma sospirò, mentre tra sé misurava l’immisurabile tempo che la separava da lui. Guardava Ramseth e si sorprese a pensare quanto avvenente fosse quel volto… più ancora della prima volta, le parve. – Eh! – sospirò e riprese – Questo del mio personal computer è un argomento che dovremo affrontare, ma non questa volta… Adesso mi preme parlare della storia del tuo popolo. Lo sai, Ramseth, che il tuo è stato il più grande fra i Popoli della Terra? Andando a consultare i libri ho scoperto che il tuo Faraone… quel Thut-ank-Ammon, è morto nell’anno mille trecento cinquantuno avanti Cristo.”
“Che significa avanti Cristo?… E’ la vostra misura del tempo?”
“Eh.eh.eh… Pressappoco! – spiegò Emma – Un’altra volta ti parlerò di Cristo. Noi prendiamo la sua data di nascita per indicare il tempo passato prima e dopo di lui… come voi fate con la durata del regno di un Sovrano, solo che ad ogni Sovrano riprendete il conto…”
“E… - sbalordì il ragazzo – tutto questo sta scritto sui libri e su… su… quel perso….  personal computer?”
Emma ebbe un sorriso: afferrava in fretta, l’amico Ramseth!
“Tutto il sapere degli uomini è scritto sui libri, - spiegò - siano questi di carta oppure  virtuali… ah! non chiedere… Ti spiegherò, ma non adesso.”
“Ma… ma… su questi libri sta proprio scritto che questo è l’anno in cui morirà il mio Faraone?”
La voce del ragazzo, attraverso lo schermo, arrivò alla ragazza assai contrita; Emma si strinse nelle spalle:
“Mi dispiace! – disse, con lo stesso tono di voce, poi, nel tentativo di stemperare l’emozione che le stringeva la gola e le faceva brillare le pupille tuffate negli occhi nerissimi di lui, di un nero carbone africano, profondi e da sognatore, aggiunse – Tu vai a scuola, Ramseth?”
“Il mio maestro è stato il vecchio prete Pahor. – rispose l’altro con un cenno affermativo del capo  – Sono stato ammesso alla Casa della Vita, presso il Tempio di Ammon e appena avrò compiuto sedici anni inizierò gli studi sugli Astri e la loro influenza sulla Terra e sugli uomini,”
“Astronomia! – esclamò la ragazza – So che gli antichi egizi erano bravi in questa scienza ed in molte altre.”
“Forse… forse – tornò a stupirla il ragazzo – ho capito i tuoi calcoli, anche se continuo a non capire quale Magia abbia permesso tutto questo… ma so che non si tratta dell’intervento di Aton.”
“Neppure io riesco a spiegarmi tutto questo, però… però –  replicò la ragazza – una teoria ce l’avrei, ma non è facile spiegare… Per tutte le Galassie! Ascolta… Noi, gente di questo tempo, abbiamo costruito molte macchine… Voglio dire… attrezzi per utilizzare l’energia motrice della forza della natura… Non so se mi capisci…”
“Come la diga che trattiene le acque o la falce che taglia il grano o…”
“Anche quelle sono macchine, ma io parlavo di… - Emma s’interruppe, alla ricerca di parole  che  rendessero  semplice, calzante e comprensibile il suo pensiero. Sapeva bene che non era cosa da poco. Lo ripeteva sempre il suo professore di Lettere. Lo diceva sempre, quanto difficile sia la capacità di usare parole e frasi, ordinarle e legarle fra loro per rendere il discorso semplice e comprensibile. Fece un lungo respiro e continuò – Io parlavo di carri che trasportano persone senza essere trainati da asini o cavalli, parlavo di macchine che si alzano in volo, che segnano il tempo e che trasportano lontano la voce… Io parlavo di aerei che solcano i cieli, parlavo del telefono che trasporta la voce a migliaia di cubiti di distanza, di orologi che segnano lo scorrere del tempo…”
“La clessidra! – rettificò il ragazzo con un sorriso, poi continuò – Meraviglie!”
Anche Emma sorrise, poi continuò
“Io parlo di navi…”
“Quelle le abbiamo anche noi. – cavillò immediatamente il ragazzo – Ieri ho solcato le acque del fiume sulla chiatta del mio amico Osorkon.”
“Chi è questo Osorkon? – si incuriosì la ragazza - Vuoi parlarmi di lui?”
“E’ un valente capo-squadra di Sua Maestà e ti parlerò di lui, ma prima, spiegami attraverso quale macchina stiamo parlando noi due, perché… perché è attraverso una macchina che la tua voce arriva alla mia Pietra-di-Luce… Non è così?”
Eh, sì! Dovette ammettere tra sé la ragazza: quel ragazzo era proprio sveglio!
“Credo proprio di sì! rispose - La macchina attraverso cui noi due  stiamo comunicando si chiama computer. E’… è come un libro ed è stato consultando questo… questo libro che, per magia… come dici tu…noi due ci siamo messi in contatto. Forse è avvenuto telepaticamente… Voglio dire, che due menti si mettono in contatto senza bisogno di parole e…”
“Percezioni! – Emma ammutolì dalla sorpresa – Il Saggio Pahor parla di una Teologia simile… Percezione la chiamano i preti del Tempio di Ammon. – Ramseth ebbe un sorriso; un sorriso che mutò di colpo l’espressione del suo volto -  Ho capito!… Ho finalmente capito: grazie a questa Forza-Arcana… questa Percezione, noi due, Ramseth ed Emma, pur separati da un tempo eterno,  ci stiamo parlando e se tu vorrai, sorella del mio cuore, potrai esaudire i miei desideri.”
“Davvero? –  domandò Emma, subito interessata  – E quali sono?”
“Il Sapere! –  proruppe Ramseth senza esitazioni - Tu mi farai conoscere segreti ed arcani che nemmeno i potenti preti di Ammon conoscono. Lo farai?”
“Certo che lo farò! Chiedi che cosa vuoi sapere ed io risponderò e se non sarò in grado di farlo, andrò a consultare i libri.”
Una pausa, riempita dal respiro sempre più eccitato del ragazzo.
“Il mio Faraone dovrà morire… Così mi hai detto, sorella del mio cuore.”
Emma rispose con un cenno sconsolato del capo; l’altro proseguì:
“Io voglio fare qualcosa per allietarlo. Vorresti insegnarmi un gioco che possa sbalordire tutti?”
“So che i maghi egizi erano bravi e…”
”Io voglio di più!” la interruppe il ragazzo.
“Di più!… Vediamo! Sì!… Ti darò il tuono. Noi lo chiamiamo botti di capodanno e ci divertiamo l’ultima notte dell’anno. Ti spiegherò cosa devi fare e quali materiali devi usare. Ascolta…”
Emma spiegò ed alla fine:
“… ed ora passo! La tua voce è molto debole. Ti sento appena.”
“Anche la tua voce è debole, Emma… sorella del mio cuore… Qui Ramseth… Passo… Passo e chiudo!”