Capitolo III - seconda parte

Capitolo  III  - seconda parte

Meno di mezz’ora più tardi, Dario era nella camera di Emma che, senza perdersi in chiacchiere, gli mostro il  c.d. Ascoltarono insieme la registrazione.
“Stupefacente! – sbalordì Dario – Veramente stupefacente. Raccontami tutto. Con ordine e senza trascurare nulla.”
“Quando mi sono alzata questa mattina, all’alba, per seguire al nuovo telescopo una costellazione, mi sono accorta che Omikron… - Emma ebbe un sorriso, che le stemperò un po’ la tensione - … il mio computer – spiegò; anche Dario sorrise – mi sono accorta che era acceso, ma ero sicura di averlo spento, ieri sera, prima di andare a letto….”
Il racconto ebbe inizio e alla fine:
“…allora ho riascoltato il c.d. e mi sono resa conto di non aver affatto sognato e che non si trattava neppure di uno scherzo.” concluse.
“Dici che quel ragazzo poteva avere la tua stessa età?”
“Ne sono certa.”
“Fantastico! – non riuscì a trattenersi il giovane – Sembra di ascoltare un racconto di fantascienza: una ragazza moderna che riesce a stabilire un contatto telepatico con un ragazzo della Diciottesima Dinastia dei Faraoni.”
“Come sa che si tratta proprio della Diciottesima Dinastia?” domandò la ragazzina.
“Thut-ank-Ammon!… Non hai detto che quel ragazzo… Come si chiama?… Per la Miseria! Ne parlo come se si trattasse della telefonata di un tuo compagno di scuola. Come hai detto che si chiama?”
“Ramseth. Si chiama Ramseth.”
“Ah, sì! Dicevo che quel ragazzo… quel Ramseth, parlava di due Faraoni: Ekhnaton e Tutankammon e tutti e due questi Faraoni appartenevano alla diciottesima dinastia.”
“Già! L’ho letto anch’io nell’enciclopedia. Ma… lei parlava di telepatia.”
“Un’ipotesi!” replicò il giovane.
“Vuol dire che, per qualche inspiegabile ragione, la mia mente è riuscita a stabilire un contatto telepatico con un ragazzo  vissuto tanti anni fa?”
“Tremilatrecentosettanta anni… anno più… anno meno!”
“Un’altra cosa: Ramseth mi parlava nella nostra lingua. Come lo spiega?”
“Questa, forse, è l’unica cosa spiegabile… Dico forse!..” aggiunse con un sorriso Dario; quel sorriso aperto e gioviale che gli guadagnava le simpatie di tutti.
“che cosa vuol dire?” replicò la ragazza.
“Se il computer ha fatto da tramite fra voi due, si è espresso nell’unico modo possibile: nel linguaggio in cui è stato programmato.”
“Non capisco! – confessò Emma – Un dispositivo di traduzione simultaneo?“ chiese.
“Oh, no! – sorrise Dario – Non credo proprio che l’antica lingua egizia sia compresa nel data base di un computer.”
“Allora?”
“Ammettiamo che un fenomeno, pur difficilmente spiegabile come la telepatia tra due persone separate da uno spazio-tempo così lungo possa essersi verificato, quale proprietà… quale meccanismo ha potuto tradurre in suoni e quindi in parole, questo contatto?  Un meccanismo o una proprietà deve esserci… Bisogna scoprire quale sia. Ecco tutto!”
“Non potrebbe essere stato quel cristallino con cui papà ha potenziato la memoria di Omikron?… Non può avergli dato questa possibilità?”
“Un po’ difficile crederlo.”
“Ramseth parlava di una Pietra-di-luce. Lo hai sentito anche tu… Oh, scusi! L’ha sentito anche lei.” si corresse la ragazza scuotendo il capo.
“Dammi pure del tu, piccolotta. – sorrise Dario – L’ho sentito chiaramente. Si tratta di un meteorite. Non c’è dubbio.”
“Non potrebbe essere lo stesso cristallo che papà ha trovato tra le rovine della Valle dei Re, in Egitto?”
“Oh, no! – tornò a sorridere Dario – Questa sì, che sarebbe fantascienza!”
“A me sembra tutto un capitolo di fantascienza.” replicò la ragazzina.
“Una spiegazione deve esserci. Una spiegazione c’è sempre a tutte le cose!”
“Una spiegazione logica?” cavillò la ragazza, come catturata da un divertente gioco.
“Logica… logica sarebbe se la comprendessimo! Ci sono cose di cui nemmeno suppioniamo l’esistenza, fino a quando la scienza… o altro… non ce le fanno scoprire. Possiamo fare una cosa, intanto: ritentare il contatto nella stessa ora e nelle stesse condizioni.”
“Credi che si ripeterà?”
Dario scosse ilcapo.
“Non lo so! Però, credo che dovresti riprovarci e… - si schiarì la voce – e credo che dovresti avvertire il professore.”
“Gli ho già telefonato. Sarà qui domani, ma non gli ho spiegato nulla per telefono. Gli ho soltanto detto che ci sono novità che riguardano Omikron.”
“Bene! Adesso devo andare. Ti chiamerò. Ciao.”
“Ramseth! – rimasta da sola, la ragazza cominciò a pensare a bassa voce – Sono sicura che neppure Ramseth sarà tanto tranquillo!”
Ed aveva ragione!