CAPITOLO V terza parte

CAPITOLO  V   terza parte

Un rombo, il suono di un clakson, una frenata.
Taur rimase cone paralizzato in mezzo alla strada, incapace di muovere e scansare la vettura sbucata improvvisa da dietro la curva ad alta velocià. Fu preso in pieno e si accasciò al suolo senza  neppure un gemito. La macchina rallentò; lanciò una rapida occhiata al ragazzo, un'altra alla  carrozzella, poi accelerò e la vettura scattò in avanti per allontanarsi e scomparire.
Tutto si era svolto nelgiro di pochi  attimi sotto lo sguardo atterrito di Gabriella che gridò con quanto fiato aveva in gola:
"Taur... Taur! - il ragazzo era immobile e non dava segni di vita - Aiuto! Aiuto!... Dio, che posso fare?... Siamo troppo lontani da casa.... Taur... Taur..."
Spingendo le ruote,  ostacolate dall'erba e dal terriccio,  riuscì con fatica ad accostarsi al ciglio della strada; pochi metri la separavano dal ragazzo, ma coprirli non era possibile.
"Taur... - chiamò ancora - Taur..."  gridò,  ma Taur non rispondeva e restava immobile;  il rivoletto di sangue che scendeva dalla tempia sinistra l'atterrì. Si guardò intorno. Non c'era nessuno, ma c'era il rischio che un'altra vettura potesse sbucare da quella maledetta curva.
Si chinò sul gradino della carrozzella dove poggiavano i piedi e aiutandosi con le mani li posò per terra. Prima uno e poi l'altro. Questo le costò una lancinante fitta alla schiena. Sollevò il busto e con le mani fece presa suoi braccioli con tutta la forza che aveva nel povero corpo e  con un enorme  sforzo sui muscoli delle  braccia tentò di sollevarsi.
Il corpo si rifiutò di ubbidire.
Tentò una seconda volta e riuscì a sollevarsi di qualche centimetro, anche se il corpo pareva fatto di piombo; le braccia tese come corde di un arco non cedettero;  riuscirono a resistere e  guadagnare altri centimetri. Ancora altri  sforzi ed altri cenrtimetri... e poi, finalmente,  fu in piedi.  Lentamente lasciò la presa della mano destra; la sinistra era sempre saldamente attaccata al bracciolo.
Si ritrovò in piedi con le gambe traballanti e doloranti e per qualche istante rimase in quella posa; il cuore palpitava furiosamente e le tempie pulsavano.
Non pensava a sé, né all'insopportabile dolore alle gambe ed alla schiena e non pensava neppure alla cosa straordinaria che le stava capitando. Pensava solo a Taur steso per terra.
Fece un piccolo passo e barcollò. Un secondo passo e barcollò ancora. Poi un terzo e un quarto, sempre  barcollando. Finalmente lo raggiunse e si lasciò cadere in ginocchio.
Si chinò su di lui e lo chiamò con i nomi più affettuosi,  mentre con il fazzoletto gli detergeva il  sangue; non aveva esperienze di ferite, ma quelle non le sembrò che fossero gravi.
"Taur. Taur.." chiamò.
Il ragazzo aprì finalmente gli occhi e sorrise subito, poi la guardò con espressione sorpresa.
"Gabriella lasciato sedia ferro... Gabriella cammina..."
"Dobbiamo allontanarci da qui. - rispose lei sorridendo tra le lacrime - Se passa un'altra macchina ci stende tutti e due e fa di noi unn tappeto ah.ah.ah.."
Rideva e piangeva, la ragazza, anche se il minimo movimento le costava dolore e fatica; anche Taur faceva fatica a rialzarsi.
"Non fare sforzi. - lo  esortò Gabriella con il terrore negli occhi - Come  potrei  aiutarti se dovessi svenire di nuovo? Dobbiamo trascinarci fino al bordo della strada e aspettare che passi qualcuno."
Così fecero. Taur era pallidissimo e lo sforzo fu immane per entrambi ma, alfine,  trascinandosi con le braccia e le mani,  raggiunsero il grosso albero di gelso e vi si appoggiarono, pallidi,   sudati e coperti di escoriazioni.
Gabriella era atterrita dal pallore che copriva il volto di Taur; benché le gambe le dolessero in modo insopportabile, era solo a lui che pensava.   Stese le gambe e lo invitò ad appoggiare la testa in grembo, poi intonò:
           "Siam tre piccoli porcellin, siamo tre fratellin.
           Mai nessun ci dividerà, trallallallallà.."
Il ragazzo teneva gli occhi chiusi.
"Come ti senti, Taur?" domandò scompigliandogli le bella, folta capigliatura bionda; Il ragazzo riaprì gli occhi e sollevò lo sgruafo su di lei.
"Mandria tori passati su testa Taur...  - rispose con un sofferto sorriso -  ma Gabriella canta trallalalà..."
Gabriella riprese la filastrocca, poi:
"Ho avuto molta paura,Taur... " disse  senza riuscire a trattenere le lacrime.
"Mandria tori passati e non tornare più... - scheezò il ragazzo, poi in tono serio - Gabbbriella cosa sentire?"
 "Non loso!...- rispose  lei  -   Mi pare, adesso, di non poter muovere nemmeno le braccia..."
"Simone dice a Taur che paura paralizza uomo... Taur dice a Ella che paura paralizza  Ella."
"Ella? - sorrise la ragazzina come rinfrancata - Mi piace Ella. D'ora in avanti mi farò chiamare da tutti Ella... Ella! Sì!"
Taur sollevò nuovamente lo sguardo. Si sorrisero e scoppiarono a ridere; il cielo era terso e azzurro e un'auretta frizzante rendeva la calura del pomeriggio meno opprimente.
La ragazza appoggiò il capo al tronco dell'albero.
"Raccontami qualcosa di te, Taur." disse.
"Tu vuoi altro racconto di Taur?... - cominciò il ragazzo, poi proseguì - Non si deve lasciare terra dei padri, diceva Okar. Meglio meglio morire di fame su propria terra che trovare morte per cercare altra terra, diceva."
"Chi é Okar?"
"Okar è Saggio di Polopo delle Colline, che é Popolo di Taur, ma sua saggezza non portato cinghiali né cervi da cacciare .- esclamò con accento grave il ragazzo venuto dall'eternità - Taur felice vivere  terre Colline, -  riprese dopo essersi schiarita la gola -  ma pochi cinghiali e pochi cervi e Taur partito per seguire cervi e renne..."
"Con chi sei partito?" domandò Gabriella subito interessata a quella grande avventura che veniva da un passato così remoto.
"Taur partito con Thor, grande cacciatorissimo... Thor caccia con siccard - sorrise e si corresse - caccia con lancia. Thor colpire daino con  darc  e    sip ... forse nuovo nome é arco e frecca... Sì! Arco e freccia." e rideva mentre con accento antico pronunciava parole nuove.
"Ho capito!" anche Gabriella rideva.
"Thor grande cacciatorissimo... Thor non si avvicina, Thor colpisce daino e cinghiale da lontano... odore Thor non arrivare a cinghiale e Thor grande cacciatorissimo..."
"Anche tu hai cacciato con arco e frecce?"
"Anche Taur e Rasor e Azar e pure Sirad... Taur lasciato terra di collina e molte lune  e molta terra preso orme di piede e molta acqua correre e molti amici perdere e molti amici trovare... trovare anche Pelo Rosso."
"Pelo Rosso?.. davvero? Liliana mi ha tanto parlato del tuo cane."
"Molte lune passare prima di arrivare da Popolo del Gelo... Lì, tanti cervi e renne da cacciare... Taur resta fino a  luna nuova, poi capo Popolo del Gelo regala a Thor due barche..."
Una pausa, che il ragazzo riempì con un silenzio carico di emozioni represse, poi  continuò, mentre Gabriella ascoltava con non minor emozione.
"Taur e amici suoi altre  lune per passare Grande Acqua..."
"Il mare." esclamò la ragazza.
"Il mare! - ripeté il ragazzo - Molto non  buona terra... freddo  e gelo e vestiti non bastare e Thor dire tornare a terra di Colline. - ancora una pausa, per raccogliere l'emozione di quei ricordi che dovevano sembrare sogni, ma che dovevano anche turbarlo profondamente - Grandi montagne bianche e poi.... Taur aperto occhi e visto Lillliana... Taur visto grande amica Lilliana."
Un empito di emozione prese la ragazza; aveva acoltato quel racconto con il cuore in gola:
"Oh, Taur...  -  proruppe  -  Tu... tu sei straordinario! Tu sei la creatura più straordinaria al mondo."
Taur sorrise.
"Taur straordinario molto contentissimo. Cuore Taur fare pum.. pum.. pumm"
Gabriella non ebbe il tempo per replicare.
"Guarda, Taur. Guarda laggiù. -  esclamò, tendendo in avanti un braccio  -  Ci hanno visti."

Dopo quanto accaduto, nessuno dubitò che Gabriella avrebbe camminato un giorno; quanto a Taur, le sue ferite erano solo superfiali.