Spiegare che cos'é l'Archeologia Sperimentale non é cosa semplice, spiegarlo ad un ragazzo della preistoria é praticamente difficile; presentarla, poi, come una probabile soluzione a problemi di sopravvivenza post-nucleare é quasi impossibile. Pure, il professor Bori, dell'Associazione Archeologica Sperimentale, tentò di farsi capire in ogni maniera. Parlò di catastrofi nucleri, di inquinamento dell'ambiente, di ritorno alle origini e di vita genuina e semplice.
Il ragazzo ascoltava attento, ma quando il professore ebbe concluso dicendo:
"... e tu, ragazzo mio, ci aiuterai", Taur rispose con un "NO!" secco e deciso.
L'altro sgranò gli occhi; i radi ciuffi di capelli pettinati tutti da un lato con finta noncuranza, ma con il vano intento di nascondere una calvizie avanzata ed inarrestabile si mossero allo scuotere del capo e i due folti cespugli che separavano due occhi svagati e cordiali, ma profondamente stupiti, parvero sul punto di stormire: Taur gli era parso così interessato, così attento mentre parlava e non capiva, adesso, il suo rifiuto.
"Ma ragazzo... non ti rendi conto di quanto tu sia importante per la buona riuscita di questo esperimento. Tu sei il fulcro di tutto questo... tu sei..."
"Io sono Taur... Taur non fulcro." replicò il ragazzo, lo sguardo impenetrabile ed indipendente.
"Non hai capioto, figliolo.- il professore era amabile e paziente, così come si fa con un bimbo testardo che si vuole condurre alla ragione con metodi dolci - Tu sei il centro di tutto."
"Dico che Taur é Taur... figlio di Atal, capo di Popolo delle Colline! Io ho detto e non voglio dire altre parole inutili!"
L'arrivo provvido e tempestivo di Simone venne a sollevare il professore da una questione senza via di uscita e il ragazzo da una situazione incresciosa.
"Non l'ha sentito?" il professore dirottò lo sguardo in direzione del giovane.
"L'ho sentito e lo capisco." rispose Simone.
"Ma prché?"
"Peché?... Non lo capisce da solo, professore? Un ragazzo neolitico proiettato nella nostra era e mi chiede perché?"
"Ma è un ragazzo dall'intelligenza prodigiosa - l'altro continuò a difendere il proprio punto di vista - Sono convinto che mi abbia perfettmente capito. Seguiva le mie parole con palese interesse e attenzione."
"Certamente! - sorrise Simone avanzando nella stanza - Ha seguito ogni parola con attenzione. Come sempre!.... Diamogli tempo. E' sotto pressione... diamogli tempo..."
"Ma, Simone... -insisteva l'altro - Capisce l'importanza di raccogliere le esperienze e lr conoscenze che solo un ragazzo come lui..."
Ma Simone fu irremovinile.
"Per il momento non se ne fa nulla, professore. - disse in tono che non ammetteva repliche - Il ragszzo ha subito troppe emozione e non voglio turbare oltre il suo equilibrio emotivo."
Il professore non insistette e Taur respirò di sollievo quando lo vide lasciar la fattoria, ma una nuova inquietudine, lo prese d'un tratto, un nuovo nervosismo ed un'insofferenza che andava aumentando e che non sfuggì a Simone.
Stress. Logorio? Il ritmo frenetico - si chiese il giovane - di una vita di cui neppure poteva supporre l'esistenza ed in cui era stato proiettato e da cui si sentiva minacciato?
Non lo lasciò solo neppure per un attimo, ma, pur intuendo le sue ataviche paure, pur avvertendone tutti gli inquieti indizi, non poteva immaginare da cosa fosse spaventato: il Grande Tuono!
Taur aspettava l'arrivo del temporale come si aspetta il giudizio divino. Il sapore dell'umidità era già nelle narici e la voce irosa di Dio era prossima... la voce di uno di quegli Dei che che avevano scolpito il mondo, gli raccontava suo padre, ma che qualche volta lo devastavano e sconvolgevano.
Riordava bene l'ultima volta che il Grande Tuono aveva scatenato la sua collera sulla tribù delle colline: prima aveva urlato e segnato il cielo con strisce di fuoco poi l'acqua erascesa fitta ed ininterrotta per giorni e giorni ed aveva invaso campi, riempito solchi appena arati ed trasformato il piazzale in fango e il fango aveva trascinato via ogni cosa: capanne, animali e provviste; le donne avevano pianto e gli uomini, offerto sacrifici.
Su e giù per la stanza. Taur camminava nervosamente e il rumore dei passi giungeva nitido a Simone nella stanza attigua.
Simone era sveglio e di tanto in tanto porgeva orecchio ai rumori; un libro in mano... ma come concentrarsi nella lettura pensando a quello straordinario ragazzo che stava lottando con se stesso per vincere eventi così grandi per lui? Posò il libro sul comodino e si alzò per accendersi una sigaretta. Tese l'orecchio, ma non udì più rumori provenire dalla stanza del ragazzo.
Si accostò alla finestra; in lontananza chiarori abbaglianti guizzavano nell'aria repentini ed a intervalli sempre più brevi, nunzi di un temporale in avvicinamento. Seguì un tuono vicinissimo; la sua lunga eco prolungata. Ebbe appena il tempo di chiudere la finestra, lasciarvi fuori l'aria fresca ed elettrizzata che uno scroscio d'acqua violento venne a battere contro i vetri.
Nel silenzio invaso solo dal fragore della pioggia s'udì un rumore di vetri infranti e una finestra che sbatteva: la finestra della camera di Taur.
Simone si precipitò nella stanza accanto, aprì la porta e guardò dentro: Taur era in ginocchio davanti alla finestra spalancata, prostrato al cospetto della natura infuriata, schiacciato dalle sue paure.
"Taur, ragazzo... - Simone gli si precipitò accanto, si inginocchiò al suo fianco, protese le mani verso le spalle di lui prone, lo sollevl e si angosciò nel leggere nello sguardo di lui - E' solo un temporale! E' solo un temporale!" cercò di rassicurarlo.
Il ragazzo sollevò lo sguardo; emersero, dalle pupille azzurre tutte quelle cariche emotive che i secoli e i millenni hanno riposto nell'inconscio umano: paure, inquietudini, angosce, sbigottimenti.
Un gran rurbamento assalì Simone al cospetto di quei moti atavici e primordiali.
Forse, si disse, proprio lo scatenarsi della natura, forse proprio la contemplazione della volta celeste, così infinita, così irraggiungibile, avevano segnto l'inizio del formarsi della "coscienza umana" di fronte al soprannaturale ed al divino.
Forse, si disse, l'uomo primitivo, sempre ricettivo alla quotidianità del soprannaturale, con un'intensità difficilmente comprensibile per l'uomo moderno, così aveva scoperto di essere immortale.
"E' il Dominatore... - la voce del ragazzo lo distolse dalle sue riflessioni - Il Dominatore é in collera."
"E' solo un temporale. -sorrise il giovane circondandogli le spalle - Vieni. Ti spiegherò..."
"Simone non paura?"
"Simone non paura e neanche Taur deve aver paura... Ascolta. - lo condusse fino al letto, sulla cui sponda sedettero entrambi - Sai che cos'é un tuono?" domandò.
"Collera Grande Dominatore." rispose il ragazzo.
"Sai che cosa sono le nuvole? - al cenno affermativo di Taur, che faceva grandi sforzi per mantenersi calmo, il temporale, intanto si stava allontanando, - Quando due nuvole si scontrano - cominciò a spiegare - fanno una gran fracasso, mandano luce e trasformano l'energia... No! Non puoi ancora capire - s'interruppe, ma riprese subito - Ti dirò un'altra volta che cos'é una scarica elettrica che si sprigiona da una nuvola, ora ti dirò solamente che un tuono non può far del male a Taur né a Simone, perché, se si avvicina troppo, sai che cosa faremo?... Lo cattureremo."
"Catturrare tuono?" il ragazzo gli sgranò in faccia due occhi stupiti.
"Lo faremo prigioniero e lo metteremo dentro un lungo tubo."
"... dentro un lungo tubo..." di rimando la voce del ragazzo, rassicurato dall'ipotesi di catturare il tuono ma ancora più dal fatto che stesse allontanandosi.
"E pensare che i fulmini sono forze della natura così potenti ed utili per l'uomo! - si disse il giovane - Uno da solo potrebbe fornire tanta di quella energia... liberare azoto nell'aria... i fulmini agiscono da fertilizzanti quando la pioggia sparge sil terreno quell'azoto fissato nell'aria. Mah!... Come posso spiegare..."
"Lungo tubo." chiedeva intanto il ragazzo.
" Si chiama parafulmine ed é capace di far prigioniero il grande tuono. Vieni... cercherò di spiegarti che cos'é un parafumine. Vieni. Te lo mostrerò."
Non fu facile spiegare la funzione del parafulmine e Taur non sembrò molto convinto, ma intanto il temporale era passato e si era portato via anche la sua paura e l'indomani Simone lo sorprese vicino al parafulmine mentre stava parlando al Grande Tuono.