Capitolo VII - parte seconda

Capitolo  VII  - parte seconda

"Quale novità mi porti oggi?"
Il faraone Thutamkammon lo accolse con queste parole e lo invitò a sedere accanto a sé.
Il ragazzo notò che la stanza era stata resa più confortevole del giorno precedente. C'erano tappeti e cuscini spar ds dsi ovunque ed egli prese posto su un divano sepolto sotto una catasta  di cuscini; c'erano anche vassoi stracolmi di coppe,  caraffe e ceste di frutta fresca appoggiati su splendidi tavolini laccati in oro.
"Ho portato a Colui che regge il Mondo, l'Amato di Ammon, il Figlio..."
"Lascia stare. - lo interruppe con un sorriso il Faraone -Riserva ai cortigiani questa stupida litania di lodi. Tu sei il fratello del mio cuore. Parla liberamente.... Che gioco mi hai portato oggi?"
Ramseth mostrò dei papiri con dei numeri e delle  caselle tratteggiate.
"Ti ho portato un gioco nuovo. Io chiamo "Battaglia navale" e te lo spiegherò, mio  signore."
Il ragazzo spiegò il gioco in tutti i dettagli e alla fine:
"Lo mostrerò ai miei generali e li batterò. " Thut si mostrò davvero assai entusiasta.
"Sono sicuro che il mio Faraone a questo gioco affonderà tutte le navi dei suoi generali."
anche Ramseth appariva contento.
"E proprio divertente! - sempre più entusiasta, Thutankammon  alla fine ripose il   gioco in una cesta e sollevò lo sguardo in faccia al ragazzo  - Lo porterò con me nella tomba. -  lo informò convinto  - Ma dimmi, Ramseth, hai anche un racconto per il tuo Faraone?"
"Ho un racconto, mio signore, ma prima di raccontare voglio ringraziare il mio Faraone  pe la generosità dei doni che ha  inviato alla casa di Ramseth... mia madre ne è stata davvero contenta, - mentì - tanto da volerli dividere con altri."
"Allora manderò altri doni per compensare la generosità di tua madre... Nsitamen, si chiama? -  domandò il Faraone - Conoscevo una donna con questo nome, quando ero bambino. Era ancella della mia Regina ed andò sposa al generale Sesotri, morto in battaglia."
"Allora stiamo parlando della stessa persona, mio Faraone."
"Oh! - esclamò Thut - Tu sei il figlio di Nsitamenn? - il suo volto si illuminò - E sei il   figlio    di Sesotri, il generale di... - il Faraone s'interruppe e una nube gli attraversò  lo sguardo -  Sei il figlio del generale di Colui che non si può nominare, ma... ma che era mio   padre e che io amavo teneramente... Ma adesso lasciamo andare la malinconia e racconta..."
Colui che non si poteva nominare era Amenopeth IV,   Akhenaton... il Faraone-Eretico, la cui memoria i preti di Ammon avevano maledetto e il cui nome era proibito  pronunciare.
Con un gesto stanco Thutankammon indicò al ragazzo  il vassoio ricolmo di ciambelle ancora sfrigolanti di miele che un'ancella aveva deposto ai suoi piedi.
Ramseth tese una mano in avanti, ne afferrò una con l'indice e il pollice e la portò alla bocca poi  cominciò il suo racconto.
"Parlerò della Stella-Assassina." esordì; anche il Faraone si servì e si portò un dolce alle labbra.
"Una volta, la terra era popolata da animali enormi, lunghi fino a venti metri... - il racconto ebbe inizio -  Il loro nome era Dinosauro. - Thut ascoltava con l'entusiasmo del bambino curioso -A quel tempo Ammon non aveva ancora creato gli uomini e quegli animali erano i padroni della Terra e lo furono per milioni di anni e nulla costituiva per loro un pericolo... eppure..."
Il Faraone aveva smesso di mangiare e anche il cesellatore aveva interrotto il suo  lavoro per ascoltare; di tanto in tanto tornava alla piastra d'oro che aveva tra le mani, ma poi ritornava al racconto.
"Il pericolo, però, - riprese Ramseth che aveva ormai catturato completamente l'attenzione dei due - ... il pericolo veniva dal cielo e da Nemsis, la bellissima stella, sorella del Grande Astro."
"Il Sole? - stupì Thut - Il Sole non ha stelle che viaggiano con lui... Il Sole è il Sole!"
"Forse è così! - il ragazzo non voleva contraddire il suo Faraone e  diplomaticmente aggiunse - Forse, però, c'è una Stella che lo segue a sua insaputa."
"Ma che cosa vuol dire ciò?" replicò il Faraone.
"Ascolta, mio Faraone. - Ramseth ebbe un lungo respiro e riprese - La Stella di cui parlo  è molto piccola, tanto da riuscire difficile poterla osservare, però è molto attiva e attraversa tutto il Cielo... - una pausa e prima che il Faraone replicasse, riprese - Impiega tanti,   tanti  e ancora tanti anni in questo peregrinare attraverso il Manto di Nut... e nel suo interminabile viaggio,  incontra una nuvola immensa dove sono radunate tutte le comete, ma... - ancora una pausa, per schiarirsi la gola, poi - ... ma quando arriva questa Stella,  è come il falco che entra in una colombaia: essa scatena il finimondo. Le comete fuggono di qua e di là con tale disordine, che molte di esse finiscono per  riempire il cielo   di     fiaccole e alcune di lorocorrono verso il Sole o la Terra."
"Ti riferisci alla pioggia delle stelle?" domandò il Faraone.
"No, mio signore. Mi riferisco alle comete che piovono sulla Terra come frecce tirate da un arciere... La Stella Assassina è il loro aeciere e quando arrivano sulla Terra, causano morte e distruzione..."
"Ma.. allora..." replicò Thut, ma il ragazzo si affrettò a spiegare.
"Per volere di Ammon, questo succede solo di rado, ma quando accade, è davvero disastroso ed è proprio ciò che è accaduto a quei grandi animali. Le comete, spinte da quella cattiva stella, caddero sulla Terra e distrussero tutti gli animali che la popolavano e che ora non ci sono più e la Terra impiegò molto, molto tempo per ripopolarsi con altri animali."
"Le tue storie sono sempre affascinanti, Ramseth e la tua fantasia è fertile come la terra d'Egitto."
Il ragazzo sorrise e pensò ad Emma che gli aveva donato quel racconto.
"Ma cosa accadrebbe se una di quelle comete cadesse su Tebe?" domandò il Faraone.
"Certamente la tua mano la fermerebbe, mio signore." sorrise il ragazzo; anche Thut sorrise.
"E se io, dormendo, non la vedessi?"
"La nostra bella città verrebbe distrutta."
"Oh! - Thutankammon appariva molto divertito. Era un nuovo gioco per lui, quella teoria che uno scienziato, tremila e trecento anni dopo avrebbe formulato - E allora, come si potrebbe salvare la città dei Faraoni?"
"Io credo che non sarebbe possibile." rispose il ragazzo.
"Potremmo costruire un grande scudo." replicò Thut.
"Lo scudo impedirebbe al Sole di  far passare i raggi oppure lo fonderebbe. A meno che.. "
"A meno che?" fece Thut.
"A meno di usare un metallo che non si lasci fondere."
"Ed esiste un tale metallo?" continuava il gioco.
"Io non lo so, mio Faraone... però posso dirti che la prossima stella che scoprirò porterà il tuo nome."
"Oh! - sul volto del Faraone apparve un'espressione compiaciuta, poi - Oh, ma adesso desidero riposare. Sono stanco... anche tu, Totmes, vai. Continueremo con il nuovo giorno."
Il cesellatore depose gli scalpelli e si accinse a lasciare la stanza; anche il ragazzo stava per  allontanarsi, ma proprio in quel momento un servo entrò strisciando e si avvicinò al Faraone.
"Luce dell'Universo, Signore delle Due Terre, Figlio degli Dei, Blancia dei destini umani..."
"Dì pure quello che hai da dire."
Thutamkammon interruppe  quella litania di lodi che pure era d'obbligo per tutti quelli che dovevano rivolgersi a lui.
"La Regina, Figlia degli Dei, ha la febbre e delira, mio Faraone e il medico mi manda ad avvertirti."
"Devo andare. - il Faraone si mostrò subito preoccupato - Ti do licenza di lasciare la Casa d'Oro, Ramseth,  ma ti dico di tornare prima di sera."